Harry Potter e il prigionero di Azbakan

26/06/2004. Regista. Alfonso Cuarón. Sceneggiatura: Steven Kloves. Interpreti: Daniel Radcliffe, Rupert Grint, Emma Watson, Gary Oldman, Alan Rickman. 142 min. USA. 2004. Giovani.

Terzo film sulle avventure del giovane mago, adattamento di quello che sembrerebbe il miglior romanzo della serie.

Sirius Black è fuggito dalla prigione di Azbakan e i temibili dissennatori mangia-anime circondano Hogwarts per impedirne l’ingresso.

Il messicano di 42 anni Alfonso Cuarón (Y tu mamá también –Anche tua madre, Paradiso perduto), che sostituisce qui Chris Columbus, è il regista di un film che ricalca sceneggiature caratterizate da prevalenza di esterni e di toni più scuri. Se lo spettacolo sembra capace di spaventare i più piccoli, la storia tende a risultare lunga e complessa per il pubblico di adulti.

Cuarón ha affidato il montaggio a Wiesberg (Le parole che non ti ho detto, Men in black 2, Betty Love), ma non sembra che sia riuscito a migliorare il ritmo dei film diretti da Columbus, caso mai il contrario. Cambia anche il direttore di fotografia, che qui è il neozelandese Seresin, assiduo collaboratore di Alan Parker (da Bugsy Malone [1976] fino a The Life of David Gale [2003] passando da Fuga di mezzanotte, Saranno famosi, Spara alla luna, Le ceneri di Angelica). È lui forse, il responsabile di quell’atmsofera più tenebrosa del film che, in vero, appare non molto azzeccata.

Non sono invece cambiati i responsabili della colonna sonora e del disegno di produzione, John Williams ed Stuart Craig, grandi nomi dell’industria cinematografica. Per Craig, in particolare, l’atmosfera british sembra non aver segreti. Ma appare logico, se si pensa al fatto che a lui si devono le sceneggiature di Viaggio in Inghilterra, L’uomo elefante, Ghandi, Menphis Bell, Greystoke, Il paziente inglese, Il giardino segreto, Nottingh Hill, tra altre.

Una divertente e confusionaria Emma Thompson entra a far parte del corpo d’insegnanti di Hogwarts, mentre diverse sequenze comiche e una trama abbastanza imprevedibile sembrano fatte apposta per i fedeli lettori della Rowling, che si ritroveranno certo a loro agio, in scene come quelle dell’hockey aereo, del salice pugilatore, delle scale a geometria variabile, negli andirivieni intorno alla scuola, o davanti al malvagio Draco Malfoy con la sua inossidabile faccia da schifo. Cuarón si sofferma maggiormente sul terzetto di preadolescenti (Harry, Hermione, Ron) preoccupandosi poco dal resto, cosa che può non risultare a tutti gradita. Gli eccellenti effetti scenici sono esaltati nella sequenza dell’ippogrifo e nella divertente scena iniziale, a casa degli antipatici zii di Harry. Rifulge ancora il talento della Rowling nel descrivere scene fantastiche, che, com’è logico, appaiono dotate di maggiore impatto e coinvolgomento emotivo nei libri, molto più poliedrici nello stimolare l’immaginazione. Alberto Fijo. ACEPRENSA.

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