Dopo mezzanotte

19/06/2004. Regia: Davide Ferrario. Sceneggiatura: Davide Ferrario. Interpreti: Giorgio Pasotti (Martino), Francesca Inaudi (Amanda), Fabio Troiano (Angelo). 90 min. Italia. 2004. Adulti.


Dentro la Mole Antonelliana di Torino, da non molti anni, è stato collocato un bel Museo del Cinema. Martino ne è il guardiano notturno e passa le notti guardando film muti d'inizio secolo. Esce solo per andare al fastfood lì vicino e per ammirare in segreto Amanda, che lavora in quel locale. Una sera Amanda versa dell'olio bollente addosso a quell'antipatico del gestore del ristorante; è ormai mezzanotte e non le resta che nascondersi all'interno del museo.....

Negli ultimi tempi Torino è decisamente diventato il luogo preferito per ambientare film sperimentali, freschi e giovanili, fuori dalle anguste leggi di un cinema commerciale (il regista Davide Ferrario si è autofinanziato). In questa stessa stagione è già uscito, simile per la tematica giovanile, A/R Andata+Ritorno di Marco Ponti: lì gli amori sbocciavano passeggiando lungo il Museo Egizio; qui nelle lunghe notti passate all'interno del Museo del Cinema. Davide Ferrario, dopo un debutto non molto felice con Guardami seguito dal più noto Tutti giù per terra, cambia completamente registro con un film disincantato, sulla solitudine ma anche sulla potenza aggregatrice dei sogni. E' il Museo a regalare la magia necessaria al film: fotografato dall'esterno, il profilo della Mole ci appare inquietante, illuminato sinistramente dalle luci al neon di una Torino fotografata quasi sempre di notte. All'interno, dopo mezzanotte, l'unico abitante è Martino, il guardiano notturno, che ne conosce i più segreti anfratti e che riesce a far rivivere i tanti fantasmi di celluloide che popolano questo castello. E' sopratutto il cinema dell'era pioneristica che lo affascina: dai primi caleidoscopi, alle scatole cinesi, ai film muti di Buster Keaton per arrivare a Il Fuoco, film di Giovanni Pastrone del 1915. Martino ha creato per sé un mondo a parte e vive come se la vita fosse un film e non viceversa. Va in giro con una vecchia cinepresa a manovella, riprende luoghi solitari di Torino, il fastfood dove lavora Amanda, per costruire quel film che dovrebbe essere la sua vita.

Amanda, stretta fra un lavoro mortificante e il suo fidanzato Angelo, capo banda abbastanza innocuo di un terzetto di ragazzi che ruba auto su commissione, finisce anche lei per entrare in questo mondo fuori dal mondo. Prima fisicamente nel Museo, per cercare di non farsi trovare dal gestore del ristorante, poi nello stesso gioco di illusioni di Martino, in quel castello incantato dove le angosce del mondo restano fuori e la stessa Torino, vista dalla cima della Mole, mostra il suo lato più bello.

I due giovani non possono essere più diversi: abituato a vivere da solo lui, si trova a dover condividere il suo mondo segreto; lei che avrebbe tanto bisogno di aggrapparsi a qualcosa di concreto, si ritrova in un universo surreale.

Segue inevitabilmente l'incontro amoroso che diventa quasi subito un triangolo perché lei in fondo sta bene con Martino ma anche con Angelo. Per fortuna la vicenda sentimentale non fa virare il film nel patetico o nel dramma popolare ma mantiene la sua leggerezza fino ad un fortunoso e "selettivo" lieto fine.

Storia minima? Si. Film culto per soli cinefili? Probabile.

Ma raccontato bene e con bravi attori. Peccato che la levità si sia trasferita anche nella leggerezza con cui vengono affrontati i problemi di cuore. Franco Olearo. Per gentile concesione di FAMILYCINEMATV.

Valori/Disvalori: - 2. Una ragazza risolve i suoi problemi sentimentali in un modo un po' troppo ecumenico.

Si suggerisce la visione a partire: Adulti. Per un paio di scene di nudo

Giudizio Tecnico: *** . Film in delicato equilibrio fra realtà e fantasia che evita di scivolare nell' intellettualismo cinefilo grazie a una buona dose di autoironia (FAMILYCINEMATV)

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