Tata Matilda e il grande botto

19/6/2010. Regista: Susanna White. Sceneggiatura: Emma Thompson. Interpreti: Emma Thompson, Maggie Gyllenhaal, Maggie Smith, Ralph Fiennes, Rhys Ifans, Ewan McGregor. 117 min. GB. 2010. Tutti.

C'è la guerra e, per proteggere l'infanzia, ecco l'ordine per cui tutti i bambini devono lasciare Londra. È un buon punto di partenza. Così iniziano diversi racconti di narratori inglesi: dalle Cronache di Narnia a 5 bambini&it.



Cirillo e Celia Gray, educati e coccolati aristocratici londinesi, vengono inviati alla fattoria dalla zia Elizabeth Green. La povera signora Green ha il marito al fronte; possiede un negozio in paese, dove impiega una dipendente, la vecchia e rimbambita signora Docherthy; ha un mutuo con scadenza ravvicinata; ha un cognato mezzo gangster, che vuole obbligarla a vendere la fattoria, ed è anche madre di tre bambini, che non vanno affatto d’accordo con i cugini londinesi; ma non ammette, testardamente, di essere nei guai. Quando tutto è sull'orlo del collasso, Nanny McPhee bussa alla porta.

Nanny McPhee è un personaggio ispirato a Mary Poppins, creato negli anni Sessanta dalla scrittrice britannica Christianna Brand. Emma Thompson, che ha curato l’adattamento dei racconti di Brand al grande schermo, aveva già impersonato la “tata” magica nel primo film (http://rassegnacinema.blogspot.com/search?q=tata+matilda), ma ora ha voluto assumersi anche il ruolo di produttore della nuova realizzazione cinematografica.

Questo secondo episodio, contrariamente a casi analoghi, resta di buon livello: non ha bisogno di presentazione, poiché si presume che ormai tutti conoscano Tata Matilda. Il copione va dritto al tema dominante e sviluppa una storia dal ritmo incalzante, piena di gag, nella migliore tradizione della commedia britannica, giocando su di un esagerato realismo, ben adeguato ai film d'epoca. E tutto al servizio dei valori che la storia presenta: la trama parla di educazione alla virtù -non invano la protagonista è una bambinaia-, offre lezioni esplicite di coraggio, generosità, cameratismo... Ed altre -più indirette- sul dramma del divorzio, i vantaggi di una grande famiglia, la necessità di esigere per educare, il contrasto tra città e campagna.

Se Susanna White dirige la regia in maniera efficace, la cosa più significativa del film è il gruppo di attori coinvolti in un progetto così semplice: accanto ad una meravigliosa Maggie Gyllenhaal, ecco Emma Thompson, Rhys Ifans e la veterana Maggie Smith. Fiennes e McGregor non esitano a prestarsi a una singola comparsa, poco più di un cameo, in questo divertente e intelligente film per famiglie. Fernando Gil-Delgado. ACEPRENSA.

Pubblico: Tutti. Contenuti: --- (ACEPRENSA)

Prince of Persia-le sabbie del deserto

19/6/2010. Regista: Mike Newell. Sceneggiatura: Doug Miro e Carlo Bernard. Interpreti: Jake Gyllenhaal, Gemma Arterton, Alfred Molina, Ben Kingsley. 116 min. Tutti-giovani.

C'era poco da attendersi da un film, tratto da un videogioco, diretto da Mike Newell. Ma il veterano produttore Jerry Bruckheimer (Armageddon, The Quest, Pirati dei Caraibi) esibisce la cosa che sa far meglio, e non è poco: un cinema divertente e di successo. Così, non resta altro che sedersi a trascorrere un paio di ore di divertimento, senza alcun problema.



Il film non ha pretese. La storia inizia come una fiaba, quasi con il “c'era una volta...” il che conferisce allo spettacolo una logica narrativa di tipo leggendario.

Come accaduto a Pirati dei Caraibi (parecchie le analogie), il film è un classico prodotto Disney, specialmente nell'elaborazione: quasi da manuale. Un paio di personaggi simpatici e divertenti che si odiano cordialmente; un cattivo terribile e un altro un po' stupido e furfante (Alfred Molina), che interpreta una sequenza esilarante a danno di alcuni struzzi, con effetti visivi a iosa. La musica di Gregson-Williams, con un ritmo che non si ferma mai, imita bene il clima dei grandi film ambientati nel deserto. Il cast affronta il film senza complessi, con semplicità ed efficienza.

Questo film ha gli ingredienti della ricetta tradizionale del genere d'avventura: storia d'amore, battaglie, combattimenti, inseguimenti, cartongesso, morale della favola. E non manca il lieto fine. Ana Sánchez de la Nieta. ACEPRENSA.

Pubblico: Tutti-giovani. Contenuti: --- (ACEPRENSA)

Sex and the city 2

19/6/2010. Regista: Michael Patrick King. Sceneggiatura: Michael Patrick King. Interpreti: Sarah Jessica Parker, Kim Cattrall, Kristin Davis, Cynthia Nixon, Chris Noth, Penélope Cruz, Liza Minnelli, John Corbett,David Eigenberg, Evan Handler,Jason Lewis, Alice Eve. 146 min. USA. 2010. Adulti. (X, D).



È facile e difficile capire come un film -stupido come il precedente (Sex and the city 1)- abbia potuto realizzare oltre 400 milioni di dollari al botteghino. Dopo esser stato silurato da critici di tutto il mondo, in particolare dagli americani, eccoci alla seconda parte, 146 minuti di durata, con le passeggiate di quattro donne tutte in gara di stupidità isterica. Il commento finale della critica, scritto da Ana Sánchez de la Nieta, descrive bene la paradossale riuscita di una tale idiozia cinematografica: “più il film va avanti, più mi vergogno di esser nata donna”. Alberto Fijo. ACEPRENSA.

Pubblico: Adulti. Contenuti: X, D (ACEPRENSA)

La regina dei castelli di carta

19/6/2010. Regista: Daniel Alfredson. Sceneggiatura: Ulf Ryberg. Interpreti: Michael Nyqvist, Noomi Rapace, Michalis Koutsogiannakis, Lena Endre, Anders Ahlbom. 148 min. Svezia, Dinamarca, Germania. 2009. Adulti. (VSD)

Vanta quasi novecento pagine il terzo e ultimo romanzo della serie Millennium. Ed è chiaro che due o trecento pagine sono totalmente sprecate. Qualcosa del genere traspare anche dal film, che poteva benissimo durare 50 o 60 minuti in meno. La protagonista si sta riavendo da orribili ferite e deve far fronte ad un processo. Vi compaiono, vari cospiratori corrotti, che aprono nuovi armadi, pieni di terribili segreti inconfessabili che forniscono svolte del tutto arbitrarie.



Meno sgradevole e sordido dei due precedenti episodi, il film -girato comunque in modo corretto e sempre con una regia più adatta a una serie televisiva di scarso budget- tratta di un dramma giudiziario piuttosto piatto. Quello che vi si racconta è di scarso interesse, ed anche forzato. È estenuante seguire i passi avanti e indietro della stravagante e inespressiva protagonista. Il resto dei personaggi ha così poca rilevanza, da risultare privi di caratterizzazione. Alberto Fijo. ACEPRENSA.

Pubblico: Adulti. Contenuti: V, S, D (ACEPRENSA)

The last station

19/6/2010. Regista: Michael Hoffman. Sceneggiatura: Michael Hoffman. Interpreti: Chistopher Plummer, Helen Mirren, James McAvoy, Paul Giamatti, Kerry Condon. 112 min. Gran Bretagna, Germania, Russia. 2009. Adulti. (X)

Abituato a cambiar genere, l’americano Hoffman (Restoration, Sogno di una notte di mezza estate, Il club degli imperatori) ha adattato il romanzo di Jay Parini sull’ultimo anno di vita di Lev Tolstoj, che nel 1910 era uno scrittore di fama mondiale. Il protagonista si trova nella tenuta di Jasnaja Poljana, dove gioca a essere conte, calzolaio e profeta, predicando un utopismo da nuovo mondo, frutto di varie letture: la Bibbia, Rousseau, Proudhon, Kropotkin e Schopenhauer. Idolatrato da una corte di fan, cui appare il profeta che porterà la salvezza in Russia, Tolstoj vuole pace. Ovvero, vuole tutto rifatto a proprio piacimento: istituire un nuovo sistema educativo, trasformare i contadini in vegetariani, rinunciare al sesso e al matrimonio, ecc. Sua moglie non è disposta a che il marito sperperi il patrimonio della nutrita famiglia (i diritti di autore, in particolare) come pretende di fare il consorte, assistito da Vladimir Chertkov, prono alle sue teorie.



Il film, prodotto in Europa e girato in Germania, offre ottime prestazioni degli attori, una suggestiva messa in scena, un buon design di produzione ed una storia di grande interesse, ma -per Hoffman- la tematica è eccessiva, rispetto alle sue capacità.

Mancano sfumature (moltissime) nel ritratto del rapporto tra Lev e la moglie Sophie, presentata come una ficcanaso isterica, piuttosto che una vittima degli scrupoli e deliri messianici del marito. Lei si è sempre fatta in quattro per lui, mentre Tolstoj spesso la tratta ingiustamente, con atteggiamenti arbitrari di un machismo veramente patetico (che arriva ad esempio, a descrivere le intimità del matrimonio, consentendo di prender atto di tutto ciò che si diceva anche nell'intimità domestica).

C'è anche un ritratto delle eccentricità ed insensatezze filosofiche e politiche di un romanziere colossale, ma spesso vero egocentrico, capace di dire autentiche sciocchezze, con buona intenzione, ma per nulla coerenti con la vita da playboy spendaccione, vissuto per anni; e ovviamente vana, in un paese colpito da tremende ingiustizie come la Russia zarista. Il carattere del giovane segretario Valentin Bulgakov dovrebbe servire da ago della bilancia, ma non è ben definito, così che il film si disperde.

Comunque, chi conosce il lavoro e la vita di Tolstoj (è d'aiuto leggere le memorie di Bulgakov e i ricordi della coppia Tolstoj), vedrà il film con piacere, pur avvertendo che convivere con i geni non è affatto facile (penso al caso di Thomas Mann, trattato in modo decisamente duro, in una mini-serie tedesca). Alberto Fijo. ACEPRENSA.

Pubblico: Adulti. Contenuti: X (ACEPRENSA)