Zero Dark Thirty


31/1/2013. Regista: Kathryn Bigelow. Sceneggiatura: Mark Boal. Interpreti: Mark Strong, Jessica Chastain, Joel Edgerton, Scott Adkins, Chris Pratt. 157 min. USA. 2012. Adulti (V) Uscita nei cinema il 7 febbraio.


Kathryn Bigelow, che ha vinto un Oscar per l'intenso ed emozionante The Hurt Locker, ancora una volta ha scelto un film di guerra. Zero Dark Thirty  (Zero Dark, in gergo militare, vuole dire mezzanotte, Bin Laden è morto a mezzanotte e mezzo) si rifà alla caccia a Osama Bin Laden. Il tema è interessante, soprattutto se si considera che il governo degli Stati Uniti ha fornito un sacco di documentazione a Bigelow. Così tanta, che i repubblicani hanno accusato Obama di fornire informazioni classificate. Poi si è visto che non era così, ma in ogni caso, la quantità di dati sull’operazione contenuta nel film è notevole. La storia è raccontata -in modo piuttosto asettico, nonostante una notevole violenza- dalla figura di una dirigente della CIA molto efficiente e determinata a catturare Bin Laden a tutti costi.

Partendo da un materiale molto prezioso, Bigelow ha realizzato un documentario eccezionale, un pezzo che probabilmente servirà per illustrare un capitolo della storia del XXI secolo. Tuttavia lascia piuttosto freddo lo spettatore che si attende un po’ più di eccitazione drammatica. Forse questa mancanza di dimensione emotiva deriva dal fatto che tutti sappiamo come finisce il film, o perché Bigelow è più interessata a mantenere la narrazione degli eventi che a controllarne il ritmo. O semplicemente perché quello che le importa è fare una ricostruzione storica e i personaggi ne sono soltanto la cornice.

Il film è interessante e magnificamente girato. Di fatto, sembra che Bigelow, sapendo quanto gestisce bene la cinepresa, non abbia voluto lasciare nulla sul tavolo di montaggio. Il film dura più di 150 minuti e bisogna aspettare due ore per entrare nella casa di Bin Laden. Ana Sánchez de la Nieta. ACEPRENSA.

Pubblico: Adulti. Contenuti: V (ACEPRENSA)

Django Unchained


31/1/2013. Regista: Quentin Tarantino. Sceneggiatura: Quentin Tarantino. Interpreti: Christoph Waltz, Jamie Foxx, Leonardo DiCaprio, Samuel L. Jackson. 165 min. USA. 2012. Giovani. (V)

 Da quando Quentin Tarantino è entrato nella mischia con Reservoir Dogs e Pulp Fiction venti anni fa, si è consolidato come un vero autore, cosa che certamente era ben lungi dall'essere nei suoi piani ai primi anni novanta. Il suo referente personale, per quanto riguarda la cultura popolare della quale era stato imbevuto fin dall'infanzia, erano i fumetti, film tv e i film di Kung Fu che proiettavano nel cinema locale in orario scolastico. Ma la cosa più interessante è che quando lui ha cercato di emulare nel suo cinema i generi della sua adolescenza, non ha girato semplici omaggi, ma ha fatto qualcosa di diverso, originale, attribuibile a un nuovo timbro autoriale: il marchio Tarantino. Nel caso in questione, il regista del Tennessee voleva offrire il suo personale omaggio agli spaghetti western, e ha ottenuto un film che supera di molto la maggior parte di quel sottogenere.

Nel 1966 Sergio Corbucci realizo Django, un spaghetti western interpretato da Franco Nero, al quale dava la replica  José Bódalo. Il Ku Klux Klan aveva un ruolo importante nel film. Tarantino fa un omaggio diretto a questo film, iniziando dallo stesso titolo, il design dei titoli di credito, la presenza di Franco Nero e l’irruzione del Ku Klux Klan, tra molti altri elementi estetici.

Il racconto inizia nel Texas nel 1858, ed è incentrato su un cacciatore di taglie, il dottor King Schultz (Christoph Waltz), che libera uno schiavo nero, Django (Jamie Foxx) perché lo aiuti ad arrestare dei fuorilegge. In cambio promette la sua collaborazione per trovare la moglie, anche lei schiava, che lavora nella tenuta del magnate Calvin Candie (Leonardo DiCaprio).

La storia in sé è forte, in quanto mostra due uomini capaci dei maggiori sacrifici uno per amore e l’altro per l'amicizia. Ma la serietà drammatica di questo approccio è intessuta con i fili della commedia intelligente e la passione di Tarantino per uccidere i suoi personaggi nel modo più pirotecnico e cromatico possibile. Il risultato è un cocktail che costringe gli spettatori a ridere, emozionarsi, soffrire... La sensazione è di vedere un film divertente nel senso più ampio del termine, fedele alla sua origine popolare e poco intellettuale, ma intelligente e pieno di buon cinema. Un film assolutamente tarantiniano. JUAN ORELLANA.
ACEPRENSA.

Pubblico: Giovani. Contenuti: V (ACEPRENSA)

Lincoln


31/1/2013. Regista: Steven Spielberg. Sceneggiatura: Tony Kushner. Interpreti: Daniel Day-Lewis, Joseph Gordon-Levitt, Tommy Lee Jones, Jared Harris, David Strathairn, Sally Field.150 min. USA. 2012. Giovani.
  
Gennaio 1865. Da quattro anni gli Stati Uniti si dissanguano in una terribile guerra civile. Il Sud vuole negoziare una pace onorevole, ma il presidente Abraham Lincoln ha intenzione di votare prima al Congresso il tredicesimo emendamento alla Costituzione, che abolirebbe la schiavitù.

Formidabile lezione di storia di Steven Spielberg, che gestisce uno ferreo script di Tony Kushner, basato sul libro di Doris Kearns Team of Rivals: The Political Genius of Abraham Lincoln. Sorprende la forza di un film molto discorsivo, con numerosi personaggi e abbondante informazioni storiche, senza quasi sfoggi che permettano di espandere la tela e sarebbero considerati ragionevoli, attraverso i campi di battaglia o i discorsi memorabili di taglio epico.

Spielberg fa sì che l'esercizio della politica sembri qualche cosa di grande; non elimina la necessità di negoziare, comprare volontà, esercitare la persuasione …: la politica è l'arte del possibile. E insieme con le decisioni di importanza storica, dove è in gioco l'uguaglianza tra gli uomini che radica nella sua unica natura data dal Creatore, si trova il personale, l'amata moglie con problemi mentali o il figlio che vuole combattere e non solo essere ... il figlio di suo padre.

Mai Spielberg è stato così bravo nel dirigere gli attori: nessuno sembra recitare, così naturali sono le interpretazioni, a partire da Daniel Day-Lewis, trasfigurato in Abramo Lincoln, con modestia e umiltà abbaglianti.

Sorprende la composizione delle inquadrature, la direzione artistica, naturalista. Si direbbe che è stato girato usando solo la luce disponibile, e che niente è stato illuminato artificialmente, nel Congresso, nella Casa Bianca, o negli esterni sporchi, dove si vede la durezza della guerra. JOSÉ MARÍA ARESTÉ. ACEPRENSA.

Pubblico: Giovani (ACEPRENSA)

Les Miserables


31/1/2013. Regista: Tom Hooper. Sceneggiatura: William Nicholson, basato sul musical di Alain Boublil e Claude-Michel Schönberg, a sua volta tratto dal romanzo di Victor Hugo. Interpreti: Hugh Jackman, Russell Crowe, Anne Hathaway, Amanda Seyfried, Helena Bonham Carter.137 min. GB. 2012. Giovani-adulti. (VX)
Vicino a compiere i 30 anni in scena, Les miserables, il musical di Alain Boublil e Claude-Michel Schönberg prodotto da Cameron Mackintosh, ha infranto ogni record immaginabile, dal numero di spettatori -oltre 60 milioni- a quello di continua rappresentazione. Mancava solo portarlo al cinema, e questo è ciò che ha fatto Tom Hooper, regista di Il discorso del re.

Partendo da una fedeltà assoluta al musical, Hooper ha aggiunto due elementi importanti: in primo luogo, la sceneggiatura fatta da un peso massimo della costruzione drammatica, William Nicholson (Shadowlands e Il Gladiatore), e, dall'altro, un magnifico cast. Il copione rispetta la profondità drammatica del testo di Victor Hugo, -presente nel musical- e ha introdotto piccolissimi cambiamenti nell'ordine di alcune canzoni, con i quali aiuta a comprendere meglio la storia e dà drammaticità.

Il secondo contributo del film è una buona squadra di attori che, oltre a cantare abbastanza bene, recitano. Quindi, ciò che sul palco è bello, ma ieratico, qui ha più vita, e ciò che si perde a livello vocale (gli attori non sono cantanti professionisti) si guadagna in registro interpretativo. Lo sforzo che Hooper ha chiesto agli attori -che cantano dal vivo mentre piangono, combattono o scalano una montagna- ne è valsa la pena. Questa versione è meno rifinita rispetto al musical: ci sono temi che gli attori cantano meglio di altri e passaggi più o meno riusciti. Per esempio, mentre nella prima parte spicca un Hugh Jackman più solvente di Russell Crowe, nella seconda Jackman decade un po’ e Crowe recupera. Ma questo aggiunge realismo e veracità al dramma. In questo capitolo, comunque, guadagna la palma Anne Hathaway: la sua interpretazione è semplicemente straziante.

Il film non è perfetto e ha i suoi nei. Tom Hooper, come ha dimostrato in Danmed United e Il discorso del re, è il direttore di attori e un maestro nei primi piani. Qui ricama le scene intime, dove trova il tempo esatto; ne esce bene nelle battaglie, dove scommette per filmare con la cinepresa a mano e con piani chiusi. Ma si perde nei piani aperti e nelle grandi prospettive. In queste scene, Hooper fa molto patenti le sue limitazioni, il cartongesso e la mancanza di budget.

Questi difetti possono allontanare qualcuno dal film, che sembrerà loro interminabile, mentre un altro gruppo di spettatori, agganciati al ritmo di questa bellissima e profondamente drammatica storia, così ben recitata, non si accorgeranno delle imperfezioni tecniche e assaporeranno ciascuno dei 137 minuti di durata. Ana Sánchez de la Nieta. ACEPRENSA.

Pubblico: Giovani-adulti. Contenuti: V, X (ACEPRENSA)

Ralph Spaccatutto


31/1/2013. Regista: Rich Moore. Sceneggiatura: Rich Moore, Phil Johnston, Jim Reardon, Jennifer Lee. Voci nella versione originale: John C. Reilly, Sarah Silverman, Jack McBrayer, Jane Lynch.101 min. USA. 2012.Tutti.
Ralph Spaccatutto, come Toy Story fece con i giocattoli anni fa, racconta cosa succede ai personaggi dei videogiochi quando gli uomini si ritirano. Ralph Spaccatutto ha trent'anni di successi nel salone giochi Arcade, e Ralph da 30 anni fa il cattivo e viene sconfitto. Non è colpa sua, lo programmarono così, ma questa situazione comporta un rifiuto sociale che gli dà fastidio. Non è stato neppure invitato alla festa di anniversario del gioco. Ralph decide che qualcosa deve cambiare ed esce del suo gioco per vincere una medaglia "come gli eroi", senza sapere che mette in pericolo l'intero salone giochi.

La sceneggiatura originale poteva essere una scusa per rendere omaggio a diversi videogiochi, ma Rich Moore, senza dubbio sotto l'impulso di Lasseter, ottiene molto di più: uno script intelligente con un cattivo – i cattivi di Disney hanno spesso caratteri memorabili- determinato a ottenere una medaglia che scoprirà il suo fondo buono grazie a una piccola in difficoltà e una moltitudine di complesse sottotrame che hanno a che fare con la grande sala giochi e, in particolare, con due grandi giochi, Hero’s Duty –per bambini- e Sugar Rush -per bambine-.

Le trame e i personaggi si intrecciano più volte e raggiungono risultati sorprendenti. I realizzatori fanno sfoggio di abilità giocando con i bit, pixel, texture e capacità di movimento dei vari personaggi, decine di cameo di protagonisti di giochi, antichi, antichissimi, e moderni, tutte sfruttate con umorismo. Un opera deliziosa, in cui le voci originali fanno parte della storia. Si vede altrettanto bene in 2D che in 3D. Fernando Gil-Delgado. ACEPRENSA.

Pubblico: Tutti. (ACEPRENSA)