Lo Hobbit: la Desolazione di Smaug

24/12/2013. Regista: Peter Jackson. Sceneggiatura: Peter Jackson, Guillermo del Toro, Fran Walsh e Philippa Boyens, basato sul romanzo di JRR Tolkien. Interpreti: Martin Freeman, Ian McKellen, Richard Armitage, Cate Blanchett, Lee Pace, Evangeline Lilly, Benedict Cumberbatch, Mikael Persbrandt. 160 min. USA, Nova Zelanda 2013. Giovani. (V)
Continuno le avventure nella Terra di Mezzo del hobbit Bilbo Baggins, del mago Gandalf il Grigio, e dei tredici nani guidati da Thorin Scudodiquercia, nell’epico viaggio per ricuperare il Regno Nano di Erebor.

Dopo il successo mondiale di Lo Hobbit: Un Viaggio Inaspettato, il neozelandese Peter Jackson (Creature del cielo, King Kong, Il Signore degli Anelli) continua in Lo Hobbit: La desolazione di Smaug l’adattamento cinematografico personale del romanzo di JRR Tolkien. Una storia giovanile che il filologo inglese scrisse per i suoi figli nel 1932, e che Jackson ha arricchito con elementi de Il Silmarillion, Racconti incompiuti e le Appendici de Il Signore degli Anelli, al fine di darle maggiore volo mitologico. Tecnicamente, brilla specialmente la sensazionale animazione digitale del drago Smaug e i suggestivi effetti prospettici stereoscopici, generati dalla nuova tecnica di motion control. In questo senso, è da antologia  l’emozionante fuga in barili della Foresta Nera.

Da parte loro, gli attori reali e i doppiatori delle creature animate esibiscono nuovamente un alto livello interpretativo, che permette loro di sfruttare le varie sfumature drammatiche e comiche dei tanti personaggi. E mantengono anche una altissima qualità la colonna sonora, la fotografia, il production design e i costumi. Inoltre, questa volta la sceneggiatura ha un ottimo ritmo dall'inizio fino al brusco finale aperto, anche se l'ultima parte si allunga eccessivamente. È meglio dosata la sottotrama romantica inventata -non compare nel romanzo di Tolkien- tra l’elfa Tauriel e il nano Kili.

Senz’altro è uno spettacolo audiovisivo travolgente, ma con un’anima e precise riflessioni sul eroismo della gente comune e del lavoro di squadra. Speriamo che questo livello di qualità continuerà e aumenterà al culmine della trilogia, Lo Hobbit: Partenza e ritorno, che uscirà tra un anno. Jerónimo José Martín. ACEPRENSA.


Pubblico: Giovani. Contenuti: V (ACEPRENSA)

Hunger Games: la Ragazza di Fuoco

 24/12/2013. Regista: Francis Lawrence. Sceneggiatura: Michael Arndt e Simon Beaufoy, basata sul romanzo di Suzanne Collins. Interpreti: Jennifer Lawrence, Josh Hutcherson, Elizabeth Banks, Woody Harrelson, Toby Jones, Philip Seymour Hoffman.146 min. USA, 2013. Giovani. (VS)
Dopo il successo mondiale della trilogia letteraria di Suzanne Collins e della versione cinematografica del suo primo romanzo, The Hunger Games, c'era una grande attesa per la premiere della seconda parte, La ragazza di fuoco. Questa volta ha diretto Francis Lawrence  (Io sono leggenda, Water for Elephants), che ora sta girando l'ultima parte, Mockingjay, che sarà rilasciata in due film, alla fine del 2014 e il 2015.

Dopo aver vinto i 74 Hunger Games, l’agguerrita Katniss e l’affettuoso Peeta iniziano il Tour della Victoria nei vari distretti di Panem. Durante il loro viaggio si rendono conto che la rivoluzione incomincia a prendere forma, incoraggiata dall’atteggiamento di ribelle sfida dalla coppia durante il macabro torneo. Ma il dittatoriale Presidente Snow reprime duramente i primi germogli e annuncia che nei 75 Hunger Games soltanto competeranno i vincitori di altre edizioni, qualunque sia la loro età. Così Katniss e Peeta forse dovranno combattere tra di loro fino alla morte.

Accuratamente ricreato, ancora una volta risulta attrattivo il cocktail retro-futuristico della trilogia, pieno di suggestivi riferimenti storici, letterari, cinematografici e di attualità. E questa volta raggiunge una maggiore intensità emotiva grazie a che Lawrence abbandona l’iperrealismo frenetico di Ross e offre una messa in scena più elaborata, a momenti spettacolare, ma con una violenza più ellittica, una riduzione dei cenni alla saga di Twilight e una permanente cura per l'evoluzione dei caratteri. Così, Lawrence e Hutcherson raggiungono diverse sequenze toccanti nell’esaltazione dell’amicizia, la dignità umana, il sacrificio e la ribellione. Jerónimo José Martín. ACEPRENSA.


Pubblico: Giovani. Contenuti: V, S (ACEPRENSA)

Frozen. Il Regno di Ghiaccio

24/12/2013. Regista: Chris Buck, Jennifer Lee. Sceneggiatura: Jennifer Lee. Animazione. 108 min. USA. 2013. Tutti.
Nella versione Disney di questo racconto di Andersen ci sono due principesse, Anna ed Elsa, che si adorano, ma non possono stare insieme perché Elsa ha il potere, che nessuno conosce, di creare il ghiaccio e la neve intorno, il ché la rende una minaccia per i suoi parenti. Lei ha sempre nascosto il suo dono ed è diventata distante. Il giorno della sua incoronazione, i sentimenti di Elsa vanno in tilt, crea un inverno perpetuo in tutto il regno, e fugge verso le montagne. Anna parte a cercarla per porre fine al freddo e per ricuperare sua sorella. Sarà necessario l' aiuto di un ruvido boscaiolo e di un pupazzo di neve.

Frozen. Il regno di ghiaccio adatta La regina delle nevi, seguendo il modello dei classici creati da Walt Disney con Biancaneve che ha avuto il vertice in La bella addormentata nel bosco. Questa formula è andata incontro al decadimento ed è stato abbandonata, per riemergere brevemente con La Sirenetta e La Bella e la Bestia, per poi tornare - si spera per restare – nel mondo digitale e di 3D con Rapunzel. L’intreccio della Torre, e ora con Frozen.

In realtà, il progetto di Frozen era precedente, ma ha trascorso dieci anni "congelato". Poi, Rapunzel. L’intreccio della Torre  è diventato una magnifica realtà che poteva servire come linea guida. Il risultato supera le aspettative e questo film supera il precedente. La tecnologia di animazione digitale raggiunge livelli straordinari (movimenti di una fluidità e naturalezza sorprendente, fino l’ultimo gesto e articolazione), ma c'è anche una sceneggiatura, un ritmo narrativo e un design davvero notevoli.

La storia è raccontata con ritmo musical di Broadway. La colonna sonora appartiene a Robert Lopez e Kristen Anderson Lopez, autori di musicali newyorkesi. Non è il loro migliore lavoro, ma ha qualità e segni d’identità. Il film contiene numerose canzoni che portano la trama sulle ali, e un paio di numeri notevoli. Per quanto riguarda i personaggi, seguendo la migliore tradizione Disney, gli autori hanno creato un paio di secondari di lusso: la renna Sven -molto simile al cavallo di Rapunzel- e Olaf, un simpaticissimo pupazzo di neve, affascinante e spiritoso.

La storia ha musica, dramma, suspense, azione, amore, avventura e umorismo. I paesaggi innevati sono straordinari e, pur non essendo un film perfetto, è uno dei migliori di animazione in anni recenti. Il tandem direttivo è composto da Chris Buck (Tarzan) e Jennifer Lee (sceneggiatura di Ralph spaccatutto). Fernando Gil-Delgado. ACEPRENSA.


Pubblico: Tutti. Contenuti: --- (ACEPRENSA)

Blue Jasmine

24/12/2013. Regista: Woody Allen. Sceneggiatura: Woody Allen. Interpreti: Cate Blanchett, Alec Baldwin, Peter Sarsgaard, Michael Emerson, Louis CK, Alden Ehrenreich, Sally Hawkins, Charlie Tahan, Max Casella. 98 min. USA. 2103. Adulti. (SD)
Jasmine aveva tutto : un marito ricco, case, barche, feste e lussi. Adesso questo è finito e ora vive dei ricordi mentre condivide con la sorella un piccolo appartamento a San Francisco. Woody Allen è venuto da dove è venuto: da girare lo scarsissimo To Rome With Love, un film che non è stato difeso neanche dei più strenui difensori del famoso regista di New York (e ne ha molti). Dopo un tale fiasco, i critici hanno generalmente accolto con gentilezza ed entusiasmo questo film più acido che dolce (non potrebbe essere altrimenti nel caso di Allen) e più drammatico che comico. All'orizzonte di Blue Jasmine c’è Match Point, per il suo tono scuro e riferimenti letterari (nel secondo, Dostoevskij, e qui, Tennessee Williams e Un tram chiamato desiderio), anche se in questo caso il risultato rimane molti passi indietro.

Nel campionato personale che giocano i film di Woody Allen (dato che gira un film all'anno, è facile fare un ranking con i suoi film), Blue Jasmine sarebbe proprio al centro della classifica. Non è il peggiore di Allen, neanche per scherzo, ma non il migliore. Il film presenta un'attrice grandissima - Cate Blanchett-, che è semplicemente sensazionale.  Blanchett si carica da sola il film e dà allo spettatore una di quelle interpretazioni multi-registri che di solito sono premiate con un Oscar. La replica la dà un'altra grande attrice, Sally Hawkins, perfetta nel carattere della sorella “brutto anatroccolo” piuttosto complessa. Inoltre, il film fa una critica feroce e precisa di una società disposta a sacrificare la cosa più sacra per i soldi. Volevo cercare qualche frase altisonante per sfumare questa contundente dichiarazione, ma è meglio non cercare palliativi, perché sono loro a muovere l'azione in Blue Jasmine.

Il quadro che Allen dipinge è nero, anche questo senza riserve. Il suo cinismo -in altre occasioni festivo- è qui profondamente acido. Nessun personaggio è salvato, non vi è alcuna possibilità di redenzione. Le relazioni affettive, sessuali e familiari sono solo un mezzo di scalata sociale. Un mezzo, in fondo, per comprare borse di Louis Vuitton. In realtà, con sfumature diverse, Woody Allen racconta sempre la stessa vecchia storia amara con lo stesso messaggio senza speranza. Dato che lo fa una volta all'anno, non mi da il tempo di dimenticare, ma non mi dà neanche originalità che sorprenda. Rimango –come il film- a metà classifica. E nonostante le attrici bellissime, non mi fa né caldo né freddo. Ana Sánchez de la Nieta. ACEPRENSA.


Pubblico: Adulti. Contenuti: S, D (ACEPRENSA)

Free Birds: Tacchini in fuga

24/12/2013. Regista: Jimmy Hayward. Sceneggiatura: J. Hayward. Scott Mosier. Montaggio: John Venzon. Musica: Dominic Lewis. Voci originali: Woody Harrelson, Owen Wilson, Amy Poehler, David Keith, Dan Fogler, Colm Meaney. 91 min. USA, 2013. Animazione. Tutti.
Nel mondo degli animali parlanti, l’animazione ha un pozzo in cui il secchio è sceso migliaia di volte e gli sceneggiatori si stanno ancora dando da fare per trovare storie che piacciano. Si sa che le storie dei insetti e animaletti vari sono una soluzione pratica che piace ai piccoli, ma con la straripante offerta di fughe di fattorie, nemo, pinguini, panda, giardini zoologici glaciazioni e altri animali selvatici c’è un ingorgo lunghissimo.

Il direttore del discreto Horton affronta una storia che in realtà non sa a chi vuole divertire o interessare. I più piccoli si pèrderanno con una storia contorta piena di battute da furbetti. Gli adulti trascorreranno 91 minuti guardando l' orologio e i bambini non riusciranno a innamorarsi di nessun personaggio.

Il budget di 55 milioni di dollari si vede, e l'animazione è buona. Il tema, molto americano (l’indulto del presidente americano ai tacchini in vista del Giorno del Ringraziamento) inizialmente sembra interessante, ma la paranoia che ne segue non provoca la scintilla e diventa un guazzabuglio con viaggi nel tempo e più giri di una giostra. Ciò nonostante non è andato in crash. Ha fatto 53 milioni negli USA. Alberto Fijo. FILASIETE.


Pubblico: Tutti. Contenuti: --- (ACEPRENSA)

Thor: the Dark World

24/12/2013. Regista: Alan Taylor. Sceneggiatura: Christopher Yost, Christopher Markus e Stephen McFeely. Interpreti: Chris Hemsworth, Natalie Portman, Tom Hiddleston, Idris Elba, Anthony Hopkins, Stellan Skarsgård. 112 min. USA. 2013. Giovani. (V)
Il nuovo capitolo delle avventure di Thor inizia come Il Signore degli Anelli: molto tempo fa, gli elfi scuri fecero una grande guerra per dominare l'universo e sprofondarlo nel buio; per questo hanno avuto l'aiuto di un elemento chiamato etere. Furono sconfitti e l'etere, fu nascosto, in modo che nessuno potesse trovarlo. Millenni sono passati e l'etere vuole risorgere e dare agli elfi la possibilità di riprendere l'universo. Thor si interporrà nella loro strada. Il film, di fattura impeccabile, ha un sacco di azione, umorismo e, soprattutto, un grande cast che dà profondità ai personaggi. Nel film sono molto più interessanti i problemi di Thor con Jane, la sua fidanzata umana, e suo fratello Loki, che i colpi di martello con i quali colpisce i nemici. Fernando Gil-Delgado. ACEPRENSA

Don Jon

Regia e Sceneggiatura: Joseph Gordon-Levitt. Interpreti: Joseph Gordon-Levitt, Scarlett Johansson, Julianne Moore, Tony Danza. 90 min. USA. 2013. Adulti. (XD)

Jon è fondamentalmente un uomo di cattivo gusto - un coatto italoamericano di seconda generazione-, oltre che sesso-dipendente e cattolico superficiale. Un giorno incontra una ragazza spettacolare tanto kitsch come lui, ma la  dipendenza di Jon dalla pornografia si frappone tra di loro. Frivola commedia romantica che cerca di essere un ritratto generazionale con moralismo. Come commedia, le manca grazia. E l’ipotetico romanticismo si percepisce solo dopo tonnellate della stessa oscenità che suppostamente si critica. Ana Sanchez de la Nieta. ACEPRENSA


Pubblico: Adulti. Contenuti: X, D (ACEPRENSA)

Gravity

26/10/2013. Regista: Alfonso Cuarón. Sceneggiatura: Alfonso Cuarón, Jonás Cuarón. Interpreti: Sandra Bullock, George Clooney. 90 min. USA. 2013. Giovani.
Del gran numero di film che ogni anno arrivano sul grande schermo sono molto pochi quelli che resistono alla prova del tempo ed entrano nella storia del cinema. Quando esce uno di questi, bisogna alzarsi dalla sedia e battere le mani perché è nato un classico. Questo è ciò che ha fatto il pubblico che vedendo Gravity (sia a Venezia che a San Sebastian), si sono alzati in piedi ed hanno applaudito, perché Alfonso Cuarón ha realizzato un film che sarà studiato dai nostri nipoti. James Cameron, regista di Avatar, che non sarà mai un classico, ma che aveva qualche elemento per esserlo, è stato schietto quando lo vide: “sono rimasto stupito, completamente sconfitto . È il miglior film mai realizzato sullo spazio, e il film che ero in attesa di vedere da molti, molti anni”.

Alfonso Cuarón , che aveva già dimostrato la sua buona mano con la fantascienza nel film I figli degli uomini, ha scritto, aiutato dal figlio Giona, una commovente storia di redenzione e di miglioramento, quella di una madre messa fuori combattimento dalla sofferenza. Ha plasmato nel copione una bellissima amicizia tra un uomo e una donna, ha tradotto in dialoghi il desiderio di immortalità e trascendenza dell'uomo... e la vulnerabilità, il valore della vita, e la certezza che -sospeso nello spazio- questo stesso essere umano tende a dirigersi vero un Essere Superiore, anche se in linea di principio non crede in lui, e non sa nemmeno come (“dovrei pregare... ma non so, nessuno mi ha mai insegnato“) .


Il film di Cuarón sarà ricordato non per la magnifica sequenza di avvio (15 portentosi minuti di piano-sequenza), né per l'uso spettacolare del 3D, per una volta non solo giustificato, ma -a film visto- radicalmente necessario. Non sarà ricordato per l'uso magistrale del suono, né per la bella fotografia del maestro Lubezki o l'interpretazione di un George Clooney che tornare a sfoggiare carisma... utilizzando solo la voce. Passerà alla storia per tutto questo spreco tecnico -c'è , ed è meraviglioso-, al servizio di ciò che conta: la storia , la sceneggiatura, il personaggio ... Al servizio del vero cinema, quello che si scrive in maiuscolo. Ana Sánchez de la Nieta. ACEPRENSA

Il quinto potere

26/10/2013. Regista: Bill Condon. Sceneggiatura: Josh Singer, basata nei libri “Inside WikiLeaks: My Time with Julian Assange at the World’s Most Dangerous Website”, di Daniel Domscheit-Berg, y “WikiLeaks: Inside Julian Assange’s War on Secrecy”, di David Leigh e Luke Harding. Interpreti: Benedict Cumberbatch, Daniel Brühl, Carice Van Houten, Laura Linney, Stanley Tucci, Alicia Vikander, David Thewlis, Anthony Mackie, Peter Capaldi, Dan Stevens. 124 min.
USA. 2013. Giovani-Adulti. (SD)
Il 25 luglio 2010 , The Guardian , The New York Times e Der Spiegel hanno pubblicato migliaia di documenti filtrati da WikiLeaks. Così inizia questo film, che mette in luce la personalità controversa del fondatore del famoso sito, Julian Assange, adattando il libro di quello che era stato il suo principale sostenitore, il tedesco Daniel Domscheit-Berg e che poi diventò il suo più feroce nemico. Ciò nonostante, il ritratto di Assange che viene fuori è abbastanza equilibrato, dentro del equilibrio che si può trovare in un profilo così complesso e travagliato come quello del'hacker australiano.

Il quinto potere non è The Social Network . C'è un divario tra questi due film così facili da confrontare. In secondo luogo, perché Bill Condon non è David Fincher, in primo luogo, perché lo script non è firmato da Aaron Sorkin ma da Josh Singer. Il film ha una realizzazione abbastanza piatta e manca un libretto con mordente, più drammatico...

Nonostante questo, Il quinto potere è interessante e opta per alcune decisioni intelligenti, forse non molto indovinate dal punto di vista artistico, ma efficaci per la narrativa. Per esempio, inizia la storia con uno dei capitoli più conosciuti del caso (la pubblicazione delle filtrazioni dalle testate prestigiose), non presta attenzione agli episodi più truculenti della vita di Assange; costruisce  le sottotrame partendo dal rapporto di WikiLeaks con i vari “agenti” che sono stati coinvolti nella vicenda (i giornali, la squadra di Assange, i politici), oppure concentra il dibattito -piuttosto che a favore o contro WikiLeaks- in una evidenza: Internet ha cambiato la comunicazione e democratizzato l'accesso alle fonti di informazione. Una realtà -positiva , negativa?; realtà, alla fin fine- che gli altri quattro poteri devono accettare, e al quale devono rispondere con etica, professionalità, buon lavoro, generosità e trasparenza. Non è facile... e la prova è che, come si evince anche dal film , neanche questo quinto potere può scagliare la prima pietra. Ana Sánchez de la Nieta. ACEPRENSA


Pubblico: Giovani-adulti. Contenuti: V, D (Aceprensa)

Captain Phillips: attacco a mare aperto

26/10/2013. Regista: Paul Greengrass.Sceneggiatura: Billy Ray, basato sul libro Dovere del capitano: i pirati somali, Navy SEALs, e Dangerous Days at Sea, da Richard Phillips e Stephan Talty. Cast: Tom Hanks, Barkhard Abdi, Catherine Keener, Max Martini, Chris Mulkey, Yul Vazquez, David Warshofsky, Corey Johnson. 134 min. Usa. 2013.Giovani. (V) Nelle sale il 31 ottobre.
L'inglese Paul Greengrass ha dimostrato la sua capacità di ricreare filmicamente vere eventi tragici in film come Bloody Sunday e United 93, e il suo talento per i film d'azione in titoli come The Bourne Supremacy, The Bourne Ultimatum e Green Zone. Ora, tutte queste qualità vengono confermate in Captain Phillips, vibrante ricostruzione del dramma reale del marinaio americano Richard Phillips, basato sul libro scritto dal giornalista Phillips e Stephan Talty. Lo script è di Billy Ray, autore di altri due sceneggiature basati su eventi realmente accaduti: Breach-L’infiltrato e L’inventore di favole.

L'azione si svolge nel 2009 e segue le orme del capitano Richard Phillips (Tom Hanks), al comando della Maersk Alabama, un enorme mercantile battente bandiera americana. Naviga diretto a Mombasa per la rotta commerciale del Corno d' Africa, vicino lo Yemen, pieno di contenitori, molti di loro con cibo del Programma alimentare mondiale delle Nazioni Unite. Sposato con due figli, Phillips è un uomo equilibrato e meticoloso che si preoccupa per la sua nave e il suo equipaggio, in particolare per le misure di sicurezza. Tuttavia, non può impedire che la nave sia abbordata dai temerari pirati somali. In realtà, sono i pescatori umili e zoticoni, che agiscono costretti da un signore della guerra del loro paese. Il capitano riesce a dare l'allarme alle autorità internazionali, a nascondere l'equipaggio e a gestire con calma il riscatto richiesto dai pirati. Ma la situazione gli sfugge di mano poco prima che arrivi a liberarlo la flotta degli Stati Uniti distaccata nella zona.

Dal sereno inizio allo straziante epilogo, Paul Greengrass conferma il suo dominio sulla messa in scena, il tempo narrativo e la tensione drammatica, spremendo al massimo una sceneggiatura piena di sfumature. Inoltre, ottiene delle ottime recitazioni da parte di Tom Hanks e dal nuovo arrivato Barkhad Abdi, che è sempre all’altezza del primo. Il tutto senza mai perdere un verace tono iperrealista -quasi da documentario, spesso con la cinepresa a mano-, una sorprendente chiarezza narrativa e grande profondità drammatica e morale nella sua descrizione dei conflitti interiori degli assaliti, gli aggressori e i soccorritori. Siamo grati che il film mantenga un tono neutro per quanto riguarda la travolgente operazione di salvataggio, permettendo allo spettatore di giudicare della sua legittimità morale. Jerónimo José Martín. ACEPRENSA.


Pubblico: Giovani. Contenuti: V (Aceprensa)

Justin e i Cavalieri Valorosi

26/10/2013. Regista: Manuel Sicilia. Sceneggiatura: Manuel Sicilia e Matthew Jacobs. Animazione. 85 min. Spagna. 2013. Tutti.
Il regista e produttore di animazione Manuel Sicilia ha vinto il premio cinematografico Goya nel 2008 con The missing linx e candidato ad un Oscar nel 2010 con il cortometraggio The Lady and the Reaper. Ora, con Justin e i Cavalieri Valorosi, consolida la sua traiettoria e quella degli studi di Granada Kandor Graphics. Uno dei soci è Antonio Banderas, che si lancia come produttore e fa il doppiaggio di uno dei personaggi. Si tratta di una divertente superproduzione  spagnola, girata in inglese e ambientata in un magico e iperlegale regno medievale. Lì, l'adolescente idealista Justin, figlio di un famoso avvocato, scappa di casa per realizzare il suo sogno di diventare uno dei Cavalieri Valorosi, ora proscritti.

I buoni fan dell’animazione potranno scoprire varie influenze classiche e moderne. Sicilia le presenta come omaggi e le arricchisce con nuovi profili e personaggi originali, attraverso i quali distribuisce esilaranti anacronismi, rispettosi degli alti ideali della cavalleria che esalta la trama. Si può sottolineare una feroce critica degli eccessi di legalismo e dei modelli e contro-modelli femminili, e la sua rispettosa visione della religione, incarnata in tre monaci cavalieri.

Questo ricco materiale drammatico e comico si snoda attraverso una sceneggiatura agile, delle situazioni suggestive e dialoghi frizzanti. E si traduce in immagini attraverso una splendida animazione, vicina a quella delle grandi case cinematografiche e molto attenta nei suoi disegni di personaggi, sfondi, gesti e pianificazione. Con la sua epica colonna sonora sinfonica, il londinese Ilan Eshkeri (Stardust, The Young Victoria), mette il tocco finale a questa eccezionale produzione famigliare, in grado di seguire il successo di Le avventure di Tadeo Jones e di consolidare il cinema d'animazione spagnolo. Jerónimo José Martín. ACEPRENSA.


Pubblico: Tutti. Contenuti: --- (ACEPRENSA)

Cattivissimo me 2

26/10/2013. Regista: Chris Renaud, Pierre Coffin. Sceneggiatura: Ken Daurio e Cinco Paul. Animazione. 98 min. USA. 2013. Tutti.
Dopo il successo di Cattivissimo me, la sua società di produzione Illumination Entertainment, sotto l'egida della Universal Pictures, ha prodotto una seconda parte che in chiara continuità con la prima. Ora il cattivo Gru è un buon padre di famiglia che comincia a chiedersi se le sue figlie adottive non hanno bisogno anche di una madre. Questo è  lo sfondo di un intrigo in cui un cattivo sconosciuto cerca di manipolare geneticamente i minions  per trasformarli in un esercito di mostri letali.

Questo film, realizzato tra Parigi e Los Angeles, è diretto da coloro che hanno firmato la prima parte di Cattivissimo me: il parigino di adozione Chris Renaud, che ha percorso tutte le strade della animazione: Marvel, DC Comics, Fox Animations, Disney Chanel, Sony Animation...- e il francese Pierre Coffin, con una lunga esperienza nel campo dell'animazione in Francia. Pur avendo già pronto il disegno dei personaggi del primo film, si è cercato di non ripetere meccanicamente la formula e apportare cose nuove.

Per questo, il produttore ha contato con i sceneggiatori Cinco Paul e Ken Daurio, che oltre alla prima parte di Cattivissimo me,  hanno firmato gli script di Lorax: il guardiano della foresta, Horton e molte iniziative (musica, canzoni, corti...). Forse perché si sono conosciuti in una parrocchia, o forse no, il fatto è che la sceneggiatura di Cattivissimo me 2 ripropone  nitidamente formule non politically correct: le ragazze hanno bisogno di “una madre” e non un “genitore B”, e vogliono una famiglia completa, con padre e  madre felicemente sposati. E tutto si racconta con la stessa tenerezza dimostrata nel primo film, che qui ritorna con nuove sfumature intorno al tema della maternità. A questo si aggiunge la stravolgente simpatia dei minions, riempiendo il film di divertenti gag, ed è lì dove si trova il punto di fuga comico della pellicola. I numeri musicali dei minions sono semplicemente da antologia. Juan Orellana. ACEPRENSA.


Pubblico: Tutti. Contenuti: --- (ACEPRENSA)

Cani sciolti

26/10/2013. Regista: Baltasar Kormákur. Sceneggiatura: Blake Masters. Interpreti: Denzel Washington, Mark Wahlberg, Paula Patton, Bill Paxton, Edward James Olmos. 109 min. USA. 2013. Adulti. (VX)

Il regista islandese migliora sul suo precedente lavoro di regista (Contraband) e di produttore-attore (Reykjavik Rotterdam). Walhberg e Washington sono una coppia divertente in un film d'azione: agenti sotto copertura, droga, rapine, sparatorie e corruzione, con intreccio di varie forze di polizia. Non è particolarmente originale e ripete uno schema molto sfruttato dal recente cinema commerciale americano:  tono teppista e folle, personaggi fuori di testa e sbrigativi, sparatorie impossibili, cattivi da operetta, superflue e isolate scene grossolane. Funziona meglio nella sua dimensione comica che come thriller di polizia. Alberto Fijo. ACEPRENSA.


Pubblico: Adulti. Contenuti: V, X (Aceprensa)

Bling ring

Regia e Sceneggiatura: Sofia Coppola. Interpreti: Emma Watson, Kirsten Dunst, Leslie Mann. 90 min. USA. 2013. Giovani. (S)
Tra ottobre 2008 e agosto 2009 un gruppo di giovani ossessionati dalla fama rubarono oggetti di lusso nelle case delle celebrità intorno a Los Angeles. Sofia Coppola si è ispirata in questo fatto per girare un film che rivisita alcuni dei temi ricorrenti nel suo cinema: la giovinezza, l'ossessione per la bellezza e l'immagine, l’insoddisfazione vitale e la noia esistenziale di tante persone. Il film spreca una trama interessante e un buon cast di attori emergenti (dove spicca Emma Watson), optando per una narrazione molto ripetitiva e priva dell’ironia che sarebbe stata indispensabile per una storia come questa. Ana Sánchez de la Nieta. ACEPRENSA.


Pubblico: Giovani. Contenuti: S (Aceprensa)

Rush

28/9/2013. Regista: Ron Howard. Sceneggiatura: Peter Morgan. Interpreti: Daniel Brühl, Chris Hemsworth, Olivia Wilde, Natalie Dormer, Alexandre Maria Lara. 123 min. USA. 2013. Giovani-adulti (V, X, D)
Rush racconta la rivalità dentro e fuori circuiti di Formula Uno tra due piloti leggendari, il britannico James Hunt e l’austriaco Niki Lauda. L’intelligente sceneggiatura di Peter Morgan, un esperto di storie vere, di personaggi politici  -Elisabetta II in The Queen, Idi Amin e il suo medico in L'ultimo re di Scozia, e il presidente Nixon in Frost-Nixon - o sportivi  –l’allenatore di calcio Brian Clough in The Damned United-, esplora con successo, seguendone le carriere, l’idea di come i due concorrenti, che all'inizio delle loro carriere si comportano come scolaretti viziati, imparano a rispettarsi.

L'esistenza del magnifico documentario su Senna ha probabilmente avuto molto che vedere con il fatto che Ron Howard si sia lanciato a ricreare, con grande realismo, alcune gare che negli anni settanta avevano un alto tasso di mortalità per incidenti terribili. Le scene adrenaliniche in pista, con superbi primi piani, e il buon sonoro dove s’integra perfettamente la partitura di Hans Zimmer, catturano lo spettatore.

D'altra parte, i due attori principali riescono a catturare i loro caratteri. Chris Hemsworth s’immerge nell'immagine di noto playboy di Hunt -ma sono di troppo alcune immagini dei suoi flirt-, mentre Daniel Brühl è semplicemente sensazionale, compreso il suo accento, come pilota cerebrale e metodico. In entrambi si affacciano in modo plausibile  i sentimenti che nascondevano e che li umanizzano. José María ARESTE. ACEPRENSA.


Pubblico: Giovani-adulti. Contenuti: V, X, D (Aceprensa)

The grandmaster

28/9/2013. Regista: Wong Kar Wai. Sceneggiatura: Wong Kar Wai, Zou Jingzhi, Xu Haofeng. Interpreti: Tony Leung, Zhang Ziyi, Chang Chen, Yuen Woo-Pin. 123 min. Hong Kong, China. 2013. Giovani-adulti.

Venti anni di storia cinese, a partire dall’invasione giapponese del 1936, fanno da sfondo alla vicenda del leggendario maestro di arti marziali Ip Man, un uomo fermamente retto che visse le diverse stagioni della sua vita vedendo mutare attorno a sé lo spirito con cui il suo paese cambiò il rapporto con le proprie tradizioni.

Dal maestro del melò cinese (In the mood for love) Wong Kar Wai, un film che celebra una tradizione composita, quella del kung fu nelle sue diverse declinazioni, e di una delle sue figure leggendarie, quel Ip Man divenuto in Estremo Oriente un elemento stabile della cultura popolare (oggetto di due film e di una serie televisiva), anche per essere stato il mentore dell’altrettanto leggendario Bruce Lee.

Anni di lavoro, tra ricerca delle fonti e addestramento degli attori, per un kolossal delle emozioni in cui la cifra più importante è quella dei rapporti tra i personaggi. La trama è complessa, alterna vicende private e avvenimenti epocali, in un avanti e indietro della linea temporale che potrà depistare lo spettatore, senza però irritarlo (come capita a volte guardando alcuni vuoti esercizi di stile di altri cineasti). Un movimento “avanti e indietro” che è fondamentale sia per il discorso, centrale all’interno della narrazione, dell’importanza del passato, delle tradizioni e della vita che, nonostante tutto, procede andando ad abbracciare il destino. Sia per una tecnica marziale che, tramandata di padre in figlio, sarà altrettanto cruciale per un importante combattimento in cui viene ristabilito l’onore di una famiglia senza venir meno a una solenne promessa difficilissima da mantenere.
Amore, onore, tradizione. Essere, conoscere, agire. Il film gioca su queste triadi consegnandoci figure – sfaccettate in maniera raffinata, diversa da come avverrebbe in un film americano o europeo – che sembrano portare su di sé, e dentro il cuore, il peso di passioni struggenti perché inespresse e la visione di un mondo che sta cambiando in cui anche la Storia, quella con la S maiuscola, ha un ruolo marginale, in appoggio al singolo uomo perso nel suo vortice maestoso.

Un film non per tutti i gusti, forse, che senz’altro richiede uno sforzo allo spettatore per decifrare alcuni passaggi un po’ faticosi del plot e per orientarsi in una struttura temporale non lineare (che richiama, con citazioni esplicite anche della colonna sonora, l’epico C’era una volta in America di Sergio Leone). Per chi non ha dimestichezza con questo genere di film e avrà la curiosità di accostarvisi, però, una bella sorpresa: scoprirà la maestria di un autore capace di far funzionare all’unisono ogni aspetto della macchina cinematografica (soprattutto recitazione, direzione della fotografia e colonna sonora) per avvolgere lo spettatore in una calda atmosfera vellutata. In secondo luogo, scoprirà una zona della cinematografia mondiale in cui sopravvive ancora il senso del “classico”, con un corredo di valori imperituri e trasversali a ogni cultura, celebrati come in un vecchio western (rispetto delle tradizioni, senso dell’onore e della lealtà, possibilità di correggersi ma rifiuto categorico del male, legame tra generazioni), con la chicca di uno Stabat Mater in colonna sonora (non sappiamo in realtà quanto consapevole e meditata), nell’interpretazione del compositore italiano Stefano Lentini. Raffaele Chiarulli. Per gentile concessione di FAMILYCINEMATV.

Valori e Disvalori: Rispetto delle tradizioni, senso dell’onore e della lealtà, legame tra generazioni, possibilità di correggersi ma rifiuto categorico del male.

Pubblico: Adolescenti. Presenza di scene spaventose, uso di oppio, combattimenti violenti.


Giudizio Tecnico: Un film non facile, ma Wong Kar Wai conferma la sua maestria nel far funzionare all’unisono ogni aspetto della macchina cinematografica, soprattutto recitazione, direzione della fotografia e colonna sonora.

I puffi 2

28/9/2013. Regista: Raja Gosnell. Sceneggiatura: Karey Kirkpatrick, David Ronn, Jay Scherick, J. David Stem, David N. Weiss. Interpreti: Neil Patrick Harris, Brendan Gleeson, Jayma Mays, Hank Azaria, Jacob Tremblay. 105 min. USA. 2013. Tutti.

La notte prima del suo compleanno, Puffetta si sente insicura, ha degli incubi che li ricordano che lei non è nata nel villaggio idilliaco del mondo dei Puffi, ma che suo padre è il malvagio mago Gargamella. Grande Puffo, tuttavia, le ricorda che “ciò che conta non è da dove veniamo, ma quello che vogliamo essere”. Puffetta aspetta impaziente i festeggiamenti della giornata, ma per una confusione crederà che il suo compleanno è stato dimenticato. Questa situazione coincide con le cattive intenzioni di Gargamella, che, lì nel mondo reale, ha in programma di aprire un portale interspaziale per rapire Puffetta. Il suo intento è quello di ottenere la formula per fare l’essenza di blu e poter  creare i propri Puffi.

Simpatico film per bambini che recupera con successo i buffi pupazzi blu creati dallo scrittore di fumetti belga Peyo (1928-1992), che ha portato a una serie TV molto famosa, I puffi. La trama di questa nuova avventura si concentra sulla necessità di sentirsi amati, di essere parte di una famiglia che ci ama incondizionatamente. E gli sceneggiatori sostengono tale messaggio con la sottotrama della famiglia di adulti di Patrick Winslow (Neil Patrick Harris), che si vede in una situazione difficile quando appare il padre Victor, interpretato da un geniale Brendan Gleeson. Ma al di là di quella chiara idea della sceneggiatura, il film è un non-stop di dialoghi umoristici, trasformazioni umano-animalesche alla Harry Potter, e di azione, un sacco di azione. I più piccoli se la passeranno alla grande, senza dubbio.

D'altra parte, è sorprendente la miscela tra il cartone e l'immagine reale. La perfezione è assoluta, quindi a volte è difficile dire che cosa è reale e cosa non lo è. Il regista Raja Gosnell, che ha ripetuto dopo la prima parte, I Puffi, colloca la maggior parte della storia a Parigi, e la verità è che trae molto vantaggio dalle strade e i famosi monumenti della capitale francese. DECINE21.


Pubblico: Tutti (DeCine21)

Elysium

28/9/2013. Regista: Neill Blomkamp. Sceneggiatura: Neill Blomkamp. Interpreti: Matt Damon, Jodie Foster, Sharlto Copley, Alice Braga, Diego Luna. 109 min. USA. 2013. Giovani. (V)

District 9 (30 milioni di dollari di budget, 210 milioni d’incassi), dramma futuristico scritto e diretto dal sudafricano Neill Blomkamp, fu una celebrata opera prima, dove c’era forza e capacità di suggestione. Elysium è un film meritevole, ma chiaramente inferiore. Certo, l'approccio è potente: nel 2154, gli abitanti della Terra vivono in uno stato di semi schiavitù nelle grandi città in rovina. Un’élite dispotica li sfrutta per mantenere Elysium, una immensa stazione spaziale abitata da pochi eletti che godono di una vita piena di comfort.

Il problema di Elysium è che il nodo e il risultato non sono all’altezza dell’inizio. Blomkamp si libera come può dalle trappole che lui stesso si è teso in una sceneggiatura scompensata, che riprende temi già presenti nel suo primo lungometraggio: il razzismo, la discriminazione, la falsa democrazia, i pericoli della tecnologia senza un riferimento etico.

I personaggi non riescono, e non è un problema di casting (Damon, Foster e compagnia bella sono molto bravi), ma di scrittura. La prevedibilità della pellicola dopo l'inizio è troppo elevata, vi è uno schematismo irritante, che è al servizio di una trama molto convenzionale del tipo topo-gatto. Manca carisma ed emozione, abbonda un riempimento transitorio anche se il disegno di produzione è buono e gli effetti digitali anche.

Blomkamp ha attirato l’attenzione con 30 milioni in Sud Africa. I 100 milioni di budget e il trasferimento a Hollywood non gli hanno portato fortuna. Alberto FIJO. ACEPRENSA.


Pubblico: Giovani. Contenuti: V (ACEPRENSA)

Come ti spaccio la famiglia

28/9/2013. Regista: Rawson Marshall Thurber. Sceneggiatura: Dan Fybel, Rich Rinaldi. Interpreti: Jennifer Aniston, Jason Sudeikis, Emma Roberts, Molly C. Quinn, Ed Helms, Thomas Lennon. 98 min. USA. 2013. Giovani.

David Burke (Sudeikis) è un pusher di mezza tacca che, per saldare un debito con un signore della droga, accetta di trasportare una grande partita di droga dal Messico. Come copertura ingaggia una spogliarellista (Aniston) , una punk di strada (Emma Roberts) e il suo giovane amico Kenny (Will Poulter), disposti a fingersi come la moglie e i due figli, con la speranza di sembrare una famiglia normale.

Questo tipo di prodotti di scarse ambizioni possono avere un pass se almeno lo sviluppo della storia funziona, e ha un paio di gag ispirate. Ma non è neanche lontanamente il caso di Come ti spaccio la famiglia, girato senza convinzione da Rawson Marshall Thurber, autore di Palle al balzo -Dodgeball, altro prodotto dello stesso tipo che almeno aveva più grazia. Lo script degli specialisti in facili risate Bob Fisher e Steve Gaber (Wedding Crashers) e Sean Anders e John Morris (Un tuffo nel passato) accusa una totale mancanza di ispirazione quando si pianifica una sequenza che funziona umoristicamente. Semplicemente utilizzando il sale grosso in cerca di facili risate con “perle” come il morso della tarantola che uno dei personaggi subisce in un posto inappropriato, o il tempo in cui il prolifico secondario Luis Guzman interpreta un poliziotto corrotto messicano che chiede una prestazione  in cambio di far finta di non vedere.

Si sente che i protagonisti hanno scelto questo progetto per lavorare poco. Sudeikis carica il personaggio come sempre, Aniston risolve  con il suo solito fascino, ma senza una sola sequenza dove si sia dovuto sforzare, e Emma Roberts è più o meno convincente, nonostante la scarsa entità del suo personaggio. Il film gioca a dare la tipica visione cinica della famiglia in modo che lungo il film i personaggi vanno rendendosi conto della necessità di avere qualcuno accanto. Ma tutto sembra falso e come visto troppe volte. Il meglio di  Come ti spaccio la famiglia è uno dei ridicoli outtakes inseriti nei crediti, dove viene ricordato a Jennifer Aniston il suo passato in Friends. DECINE21


Pubblico: Giovani. Contenuti: Azione 1 | Amore 1 | Lacrime 0 | Risate 2 | Sesso 1 | Violenza 0 (Decine21)

The Lone Ranger

29/7/2013. Regista: Gore Verbinski. Sceneggiatura: Ted Elliott, Terry Rossio, Justin Haythe. Interpreti: Johnny Depp, Armie Hammer, Helena Bonham Carter, William Fichtner, Tom Wilkinson, Barry Pepper, Ruth Wilson, James Badge Dale, James Frain, Landall Goolsby, W. Earl Brown, Principe Bryant, Mason Cook Elston. 149 min. USA. 2013.



1869. Il giovane procuratore John Reid arriva ad una città nelTexas, luogo inospitale, sotto la costante minaccia degli indiani -ora in pace instabile con l'uomo bianco-, e in forte espansione grazie alla costruzione della ferrovia del potente Mr. Cole. Sullo stesso treno viaggiano l'assassino arrestato Butch Cavendish e il comanche Tonto, che devono essere giudicati. Ma prima, Cavendish scapperà, mentre Reid e Tonto formeranno per caso un tandem miracolosamente in salvo dopo l'incidente ferroviario. Una volta in paese Reid contatterà il fratello Dan, uomo d'azione che lavora come ranger nonostante che la giovane moglie Rebecca sia contraria.  John partirà con il fratello in cerca dell'assassino fuggito e la sua banda, ma cadranno in un sanguinoso agguato ...

Dopo pochi minuti di film, e senza vedere i titoli di coda, ogni spettatore sarà in grado di intuire che dietro questa super produzione ci sono gli stessi creatori della serie iniziata da Pirati dei Caraibi: La maledizione della perla nera, a partire dal produttore Jerry Bruckheimer, pasando dal direttore Gore Verbinski e continuando con il team di scrittura formato da Ted Elliott e Terry Rossio, ai quali si unisce Justin Haythe (Revolutionary Road). In realtà, The Lone Ranger segue lo  stesso schema della trilogia sparrowiana, ed è come se Verbinski avesse cambiato soltanto le acque del mare con le sabbie del West. Come tipi umani ci sono l'uomo bianco, giustiziere a malincuore, e il selvaggio comanche, uniti solo dal loro obiettivo comune; la diversificazione dei nemici; la damigella in pericolo tra le due parti; e, naturalmente, il bottino (solo qui l'oro viene scambiato con l'argento).

Indipendentemente da ogni precedente lavoro sui personaggi creati per la radio nel 1933 da George W. Trendle e successivamente sviluppati per la televisione da Fran Striker, qui gli scrittori riescono a produrre una sceneggiatura sull'inizio della partnership tra il vendicatore mascherato e il comanche Tonto, una storia efficace, anche se forse un po' contorta se si considera che in definitiva, l'argomento è semplice. A metà del film vi è chiaramente un calo di ritmo, come previsto data la sua lunga durata e le forti dosi di azione dell'inizio del film, e la sequenza finale assolutamente folle, dove assistiamo ad un'opera di effetti speciali, ritmi frenetici, sparatorie e velocità senza alcuna tregua.

Non c'è dubbio che si tratta di un veicolo perfetto per l'intrattenimento, sapientemente progettato per il box office. Comunque,i difetti si notano. Sia il prologo e l'epilogo sono superflui, e si vede troppo il loro senso artificioso: servire come esca per il pubblico giovane. Ma soprattutto, non funzionano bene e cominciano a stancare gli enormi contrasti così tipici nei film della squadra Bruckheimer: in primo luogo, il continuo oscillare tra umorismo infantile, scemo (stile Sparrow), e la serietà con alcune scene violente che attirano l'attenzione; d'altra parte, c'è realismo quando è richiesto e poi fantasie fiabesche poco digeribili; e, infine, gli effetti speciali sono troppo anacronistici in un ambiente così classico come il Far West, come si è comprovato nel prodotto fallito tipo Wild Wild West. In questo senso, è chiaro che Verbinski rende un tempestivo omaggio a John Ford, con quei preziosissimi scatti della Monument Valley o il gruppo religioso che canta sul treno la leggendaria "Shall We Gather At The River", e per poi dimenticare tutto questo "mood" classicista. Sono rimembranze del "Far West", che finiscono presto per far posto a approcci più moderni, indipendentemente dal territorio.

Per quanto riguarda gli attori, contro ogni previsione il migliore è probabilmente William Fichtner (Black Hawk Down), che interpreta un assassino psicotico con un volto poco riconoscibile. Johnny Depp torna a Jack Sparrow, solo che questa volta invece di pirata è indiano, e suscita seri dubbi sul fatto che possa fare qualcosa di diverso. Nel frattempo, Armie Hammer (The Social Network) è corretto, simpatico, anche se gli manca un po' di empatia con la storia, il suo carattere, con il tono ... La ragazza, una bella e poco conosciuta Ruth Wilson (Luther) è sotto utilizzata. E manca anche una colonna sonora a livello, anche se si ricuperano alcuni ritmi classici del west che si adattano molto bene. DECINE21.


Pubblico: Giovani. Contenuti: V (DeCine21)

Now You See Me. I maghi del crimini

29/7/2013. Regista: Louis Leterrier. Sceneggiatura: Edward Ricourt, Boaz Yakin, Ed Solomon. Interpreti: Jesse Eisenberg, Mark Ruffalo, Michael Caine, Morgan Freeman, Isla Fisher, Woody Harrelson. 144 min. Francia, USA. 2013. Giovani. (V, D)


Quattro maghi di strada, ma di grande talento, guidati da una mano misteriosa, formano una squadra formidabile, chiamata The Four Horsemen, la cui missione è ... un mistero. Un anno dopo li vediamo al MGM Grand di Las Vegas,  e mentre rapinano una banca a Parigi davanti il loro pubblico, senza lasciare il palco. Naturalmente la polizia -FBI e Interpol- interviene e assume come consulente Thaddeus Bradley, un mago dedicato a svelare i trucchi dei suoi colleghi in un canale televisivo.

Now You See Me è un thriller divertente e abbastanza innocente che avrebbe potuto essere un grande film se si fossero  curati alcuni dettagli. Se i tre scrittori si fossero preoccupati della storia, oltre lo spettacolo, sarebbe migliorato l'insieme. Ma si concentrano tanto sulla messa in scena, sui grandi spettacoli montati dal quartetto, e più tardi sullo "sventramento", che non c'è posto per le personalità dei maghi, del loro nemico o del misterioso disegno. E il risultato è che l'eccellente cast di attori è francamente sprecato.

Inoltre, Louis Leterrier, forse per alleviare il copione sbiadito, si dedica a spostare la cinepresa, senza che tutto questo  movimento aggiunga nulla. Infine, mentre uno dei maghi conclude che "alcune cose è meglio non spiegarle", il film si propone di spiegare tutto, anche l'inspiegabile, anche la "magia". Fernando Gil-Delgado. ACEPRENSA


Pubblico: Giovani. V, D (ACEPRENSA)

Uomini di parola

29/7/2013. Regista: Fisher Stevens. Sceneggiatura: Noah Haidle. Interpreti: Al Pacino, Christopher Walken, Alan Arkin, Julianna Margulies, Addison Timlin, Mark Margolis, Lucy Punch, Vanessa Ferlito.  95 min. USA. 2012. Adulti (VX+D+)

Val è appena uscito di prigione dopo 28 anni. Lo attende il suo amico Doc, che ha ricevuto lo sgradevole incarico di ucciderlo da un boss che vuole vendicarsi, perché incolpa Val della morte di suo figlio. Ma la notte è lunga, Doc non ha così chiaro cosa deve fare, e per il momento s'impone recuperare i vecchi tempi di baldoria e far partecipare alla "festa" Hirsch, un collega con cui condivide gli acciacchi della vecchiaia.

Riunire tre grandi e veterani attori con premi Oscar come Al Pacino, Christopher Walken e Alan Arkin non necessariamente fa un buon film. Uomini di parola avrebbe potuto essere un film di gangster divertente con surreali punti di commedia nera alla Quentin Tarantino, rivendicando l'amicizia e la vecchiaia. Ma voler fare una cosa non vuol dire essere capaci, e quello che viene fuori è un film fastidioso e ripetitivo in cui le ricorrenti battute sul viagra e il sesso con prostitute alla fine stanca.

È sempre possibile evidenziare qualche successo parziale, certe cose indovinate come la gradevole cameriera che serve Doc ogni giorno, o la scena del confessionale, ma predominano i luoghi comuni, come la vendetta della donna nuda. Alla fine si vede troppo l'inesperienza del regista Fisher Stevens e sceneggiatore Noah Haidle, a qui manca maturità. DECINE21.


Pubblico: Adulti. Contenuti V, X+, D+ (DeCine21)

Bianca come il latte, rossa come il sangue

29/7/2013. Regista: Giacomo Campiotti. Sceneggiatura: Fabio Bonifacci, Alessandro D'Avenia. Interpreti: Filippo Scicchitano, Aurora Ruffino, Luca Argentero, Romolo Guerreri, Gaia Weiss. 102 min. Italia. 2013. Giovani.


Leo (Filippo Scicchitano) ha sedici anni, poca voglia di studiare e tanta di dichiararsi a Beatrice (Gaia Weiss), la ragazza dai capelli rossi che frequenta il suo liceo. Perdutamente innamorato, prova in tutti i modi ad avvicinarla ma ogni volta non sembra mai quella buona. Esitante e maldestro, Leo chiede aiuto all'amico Niko e all'amica Silvia (Aurora Ruffino), invaghita di lui dalle medie e da una gita a Venezia. Inciampato dentro a un cinema e a un passo da lei, il ragazzo riesce finalmente a strapparle la promessa di rivedersi presto a scuola ma in aula Beatrice non tornerà più perché la leucemia le ha avvelenato il sangue e compromesso il futuro. Sconvolto ma risoluto, Leo decide di prendersi cura di lei e di accompagnarla nella malattia, allacciando con Beatrice una tenera amicizia che contemplerà il buio e la luce. Tra una partita di calcetto e un brutto voto da riparare, Leo imparerà la vita, la morte e l'amore.

Film positivo sul mondo dei ragazzi; un po' troppo accentuata la dimensione della sofferenza a scapito di quella amorosa. Recitazioni, montaggio, dialoghi e musiche decisamente sopra la media. Francesco Toscano. CINEMACASALBRUCIATO.


Pubblico: Giovani.

La miglior offerta

29/7/2013. Regista: Giuseppe Tornatore. Sceneggiatura: Giuseppe Tornatore. Interpreti: Geoffrey Rush, Jim Sturgess, Sylvia Hoeks, Donald Sutherland. 124 min. Italia. 2013. Giovani-adulti. (X)

Virgil  Oldman è un borioso esperto d'arte che gestisce una casa d'aste a Roma. Grazie al suo amico Billy, che acquista per lui, ha una collezione segreta di ritratti magistrali di donne, che conserva in una camera privata. La sua egocentrica vita subisce un capitombolo quando entra in contatto con Claire, una donna misteriosa che vuole vendere la collezione d'arte ereditato dai suoi genitori. Chiusa a chiave nella sua villa romana, evita di vederlo, perché soffre di agorafobia.

Ambiziosa produzione scritta e diretta da Giuseppe Tornatore, girata in inglese. Si riconosce il vincitore dell'Oscar con Cinema Paradiso per il romanticismo angosciato, il desiderio di cogliere qualcosa che ci sfugge, e in una grande cornice –bisogna ricordare La leggenda del pianista sull'Oceano-, accentuata dalle opere d'arte e di un automa, più la fusione sonora con la partitura di Ennio Morricone, il suo compositore abituale. Nel cast si distingue Geoffrey Rush. Una gratuita ed esplicita scena di sesso stona in questa opera, così elegante.

Questo è un film di mistero e intrigo che, soprattutto, è una favola: l'uomo che nel suo amore per l'arte crede di aver soddisfatto tutte le sue aspirazioni, tra cui quello di condividere la vita con una donna, come se i suoi quadri avessero sublimato questo bisogno. Ma anche la torre d'avorio inespugnabile dell’egoista ha porte verso altre realtà, come la possibilità di donarsi ad un'altra persona e di essere corrisposto. Tornatore presenta la tensione tra la dolcezza, appena assaporata, e la comodità di una vita fabbricata per anni, con il vantaggio che i dipinti non protestano. Il regista italiano sa intrigare con questa donna il cui aspetto ci viene rubato quasi tutto il tempo, mentre si vede che l’unica cosa che umanizza Virgil è il rapporto con gli altri. José María Aresté. ACEPRENSA


Pubblico: Giovani-adulti. Contenuti: X (ACEPRENSA)

To The Wonder

30/6/2013. Regista: Terrence Malick. Sceneggiatura: Terrence Malick. Interpreti: Ben Affleck, Olga Kurylenko, Rachel McAdams, Javier Bardem.133 min. USA. 2012. Adulti. (X)


Dopo il controverso The Tree of Life, il regista Terrence Malick mantiene una assoluta continuità di fondo e di forma in To the Wonder. Senza raggiungere il livello di quella, questa può essere considerata come la sua continuazione, il suo corollario. La trama si incentra su Neil, un chimico americano che vive una storia d'amore a Parigi con una Marina molto innamorata, divorziata, madre di Tatiana. Marina si decide a trasferirsi negli Stati Uniti con la figlia e a sposare Neil. Ma il suo desiderio di farlo in chiesa è ostacolato dal suo precedente matrimonio. Quando il suo visto scade e torna in Francia, Neil riprende una vecchia relazione con un'altra donna divorziata, Jane, ma non dimentica il suo amore per Marina.

Malick vuole descrivere limpidamente la fragilità dell'amore umano, la sua radicale insufficienza, quando non fa riferimento all’Amore divino. Può suonare antiquato, ma questo è esattamente ciò che propone Malick. Ma non lo fa in chiave moralistica o prescrittiva. Prima di entrare nell’approccio etico, preferisce fermarsi in quello metafisico/teologico: la realtà è positiva, e l'uomo, nonostante sia stato toccato dal male, desidera la pace, la bellezza e l'amore infiniti che possono essere trovate soltanto nella la luce della grazia di Dio. I personaggi, di cui si sente solo la loro anima come voce in off, riconoscono questa precarietà antropologica: "Assetati. Abbiamo sete ".

Il viaggio antropologico è lo stesso di L’albero della vita. Si comincia con la sorpresa della vita, come se fosse una prima risurrezione: "Sono appena nato. Mi hai tirato fuori dalle ombre". Malick scatena tutto il suo mestiere fotografico col grandangolare per regalarci delle immagini struggenti della natura e dell'arte. Questa teologia della creazione di Malick gli attirò accuse di panteismo per suo precedente film, e qui, con l'allusione continua a Cristo, sono smentite. In una seconda fase viene l’oscurità, la debolezza, il peccato. Cambia lo scenario. Le scavatrici, il fango scuro, il mondo della contaminazione di piombo e cadmio, pozzanghere fangose. Tra il cielo luminoso e questa terra putrida c’è Neil, in piedi, cercando di essere uomo.

Ci sono due altri personaggi catalizzatori molto importanti. Il prete (Javier Bardem), che supera la sua aridità nella fede attraverso il cammino della carità, lo scoprire Cristo in ogni volto sfigurato: i poveri, i tossicodipendenti, i carcerati ... È questo personaggio che continuamente proclama che l'amore umano, se è solo sentimento, se non vive dell’amore di Dio, fallisce. Infine vi è una donna vestita di nero che rappresenta la tentazione di Satana nel deserto. Lei tenta Marina: "La vita è solo il sogno. Vattene. Lascia Neil. Sii libera. Fai quello che vuoi ".

L'intero film è riassunto in una preghiera. Le ultime sentenze dei personaggi sono: "Grazie", "Siamo fatti per vederti", "Che le nostre vite solo possano essere riflesso della tua luce". Malick continua a dare le spalle alle regole del gioco commerciale e fa il cinema che vuole fare, senza nulla concedere alla galleria. Questo lo onora. Juan Orellana. ACEPRENSA.


Pubblico: Adulti. Contenuti: X (ACEPRENSA)

World War Z

30/6/2013. Regista: Marc Forster. Sceneggiatura: Matthew Michael Carnahan e J. Michael Straczynski, basato sul romanzo di Max Brooks. Interpreti: Brad Pitt, Mireille Enos, Matthew Fox, Daniella Kertesz, David Morse. USA. 2013. Adulti (V)


World War Z ha suscitato molto scalpore al box office in tutto il mondo ... e si capisce. Questo film di zombie prodotto e interpretato da Brad Pitt ha tutto quello che si può chiedere da un blockbuster estivo rivolto ad un pubblico giovane: adrenalina pura in fase di avvio (se il ritmo del film fosse sempre stato come i primi cinque minuti, più di uno avrebbe avuto un infarto), uno sviluppo man mano più lento –sempre al’interno di un ritmo intenso- e un finale debole, ma che prepara un secondo capitolo. Beh, vista la risposta al botteghino, che ci sarà un'altra puntata sembra sicuro.

Il grande merito del film, oltre giocare con il tema zombie, ideale sullo schermo, sta nello scommettere su una formula classica che è vincente: si alternano azione spettacolare con sviluppo dei personaggi e, se possibile, vi è un eroe. È una regola da manuale, ma molti registi, rapiti dalle possibilità offerte dalla tecnologia di oggi, finiscono per perdersi in mezzo a un'esplosione di effetti speciali.

Marc Forster aggira questo pericolo. Non bisogna dimenticare che è il direttore di Neverland o Vero come la finzione, e che tra i suoi punti di forza è quello di essere un amante della narrazione. Nella World War Z, tra le battaglie, si parla di famiglia, amore per la patria, -sì, il film è un americanata- e generosità, coraggio e sacrificio come virtù eroiche. Se poi queste virtù si incarnano in personaggi fisicamente attraenti, meglio. Come è tradizionale tutto questo, vero? E come è attuale ... così da riempire i cinema, che, per inciso, costano sempre di più. Ana Sánchez de la Nieta. ACEPRENSA.


Pubblico: Adulti. (V) (ACEPRENSA)

L'Uomo di Acciaio

30/6/2013. Regista: Zack Snyder. Sceneggiatura: David S. Goyer. Interpreti: Henry Cavill, Russell Crowe, Amy Adams, Kevin Costner, Michael Shannon. 143 min. USA. 2013. Giovani.



Zack Snyder, regista di 300 e Watchmen, è stato scelto dalla Warner e dal produttore esecutivo Christopher Nolan per dirigere questa nuova versione di Superman. La strategia è molto simile a quello che Nolan e Goyer -il suo sceneggiatore- utilizzarono per Batman Begins, il film che ha segnato la reinvenzione di un eroe che era entrato nel mixer dei film molti anni fa.

Il film, nel suo inizio e in alcuni altri momenti, appare discreto, ma non buono. Ci sono 60 estenuanti minuti di combattimenti e di distruzione, con tonnellate di spazzatura e detriti digitali, molto noiosi. È un film cosi scontato, così elementare, che stordisce. Quando il personaggio non indossa il mantello, il film diviene più interessante. Lo stesso succedeva con Batman, con la differenza che Christian Bale è un portento di attore e Henry Cavill, no. Insomma dà per quello che ha: un fumetto schematico,  viene salvato da un montaggio frammentato e da un impianto tragico dove, sotto l’acciaio e con testi da far arrossire, si affaccia un po’ di umanità, di senso drammatico.

Snyder è ingombrante e ampolloso, i suoi film hanno sempre un tono altezzoso. E questo stanca. Gioca a suo favore la qualità di attori come Crowe, Adams, Costner e Shannon (un cattivo secondo il nuovo manuale di Hollywood per le saghe da fumetti), che sono bravi nei momenti più emozionanti, a dare aria ad una storia che starebbe contenuto comodamente in un tovagliolo di carta.

Il film è il compendio di un modo di fare cinema che, oggi come oggi, è l'unico che sembra in grado di riempire grandi sale di cinema e di sostenere l’impero cinematografico americano. Realizzato con 225 milioni di dollari di budget, l’incasso in Nord America del fine settimana della prima è stato di125 milioni, e non ho dubbi che arriverà a 1.000 milioni. Le major sanno bene che il loro pubblico più fedele, gli adolescenti, non si stanca mai di supereroi. Alberto Fijo. ACEPRENSA.


Pubblico: Giovani (ACEPRENSA)

Star Trek. Into Darkness

30/6/2013. Regista: J. J. Abrams. Sceneggiatura: Alex Kurtzman, Damon Lindelof e Roberto Orci, basato sulla serie televisiva Star Trek. Interpreti: Chris Pine, Zoe Saldana, Karl Urban, John Cho, Zachary Quinto, Anton Yelchin, Simon Pegg. 134 min. USA. 2013. Giovani. (V, S)



Creatore di serie tv come Lost e Alias​​, e regista di film come Mission: Impossible III o Super 8, J.J. Abrams ha diretto nel 2009 Star Trek: il futuro ha inizio, intorno alla gioventù del ribelle capitano Kirk e del resto dell'equipaggio della leggendaria nave spaziale S.S. Enterprise. Molti lo hanno descritto come la produzione più spettacolare della veterana saga fantascientifica, creata nel 1966 per la NBC da Gene Roddenberry. Fino a quel momento aveva fatto cinque serie televisive live-action, una serie animata in 2D e 10 lungometraggi.

Ora, i suoi seguaci –i trekkies-, dopo aver elogiato il prequel di Abrams, si divideranno di più sulla continuazione, Star Trek: Into Darkness, dove il capitano Kirk e il suo equipaggio affrontano un pericolosissimo terrorista con superpoteri, che mette mettere in pericolo l'esistenza della Federazione.

Il film offre di nuovo alcune interpretazioni efficaci e un’impressionante fattura visiva e musicale. Ci sono diverse sequenze d'azione spettacolari in 3D stereoscopico, divertenti momenti di humour, soprattutto da parte del inglese Simon Pegg, e qualche spunto drammatico di interesse sulla maturazione di Kirk e Spock e la capacità di sacrificio di entrambi. Ma questa puntata non gode del ritmo veloce della precedente, pone dilemmi morali più schematici, utilizza eccessivamente un incomprensibile gergo pseudo spaziale comune nel franchising e flirta con una visione immanente e atea della vita. In ogni caso, l’insieme è abbastanza divertente, e piacerà a un vasto pubblico. Jerónimo José Martín. ACEPRENSA.


Pubblico: Giovani. Contenuti: V, S (ACEPRENSA)

Una notte da leoni 3

30/6/2013. Regista: Todd Phillips. Sceneggiatura: Craig Mazin e Todd Phillips. Cast: Bradley Cooper, Ed Helms, Zach Galifianakis, Justin Bartha. 100 min. USA. 2013. Giovani-adulti. (D, S)


Episodio finale della serie di grande successo che inizio a Las Vegas e termina nello stesso luogo. Il branco è cresciuto, tranne Alan, che si comporta ancora come un adolescente e finirà per coinvolgere i suoi amici in una pericolosa avventura.

Di fronte agli episodi precedenti, il film costruisce una trama più elaborata e vicina al film d'azione, allontanandosi dal vandalismo sessuale (anche se ci sono ancora note rozze, più un epilogo di cattivo gusto, alla fine dei titoli di coda). Il risultato è un film ben interpretato –sensazionale Zach Galifianakis- con momenti divertenti ... e facilmente dimenticabile. Ana Sánchez de la Nieta. ACEPRENSA.


Pubblico: Giovani-adulti. Contenuti: D, S (ACEPRENSA)

Il grande Gatsby

25/5/2013. Regista: Baz Luhrmann. Sceneggiatura: Baz Luhrmann, Craig Pearce. Interpreti: Leonardo Di Caprio, Carey Mulligan, Tobey Maguire, Joel Edgerton, Elizabeth Debicki. 142 min. USA. 2013. Adulti. (X)


"Sono marci. Voi valete più di tutti loro”. Così dice Nick Carraway al suo amico Jay Gatsby in un romanzo tragico e disincantato, che Francis Scott Fitzgerald pubblicò nel 1925.

Un romanzo su persone marce, su persone che si guastano in vita, come il proprio Carraway, narratore della storia, che si rende conto di celebrare i 30 anni mentre l'atletico marito di Daisy, Tom Buchanan, gli offre ancora un altro drink. "Davanti a me stesso -confessa Carraway- si distendeva l’inquietante percorso di un nuovo decennio."

Baz Luhrmann e il suo tradizionale partner di scrittura, Craig Pearce, hanno fatto un film notevole davanti il quale qualsiasi lettore del romanzo, qualsiasi esperto sulla vita e l'opera di Francis Scott Fitzgerald, non dovrebbe sorprendesi. Dico questo perché il film può piacere o meno, ma racconta una storia, che è quella che è vera: quella di alcuni pietosi personaggi in un mondo schifoso, di cattivo gusto e falso. Quella di un naufrago aggrappato ad una chimera.

Il grande Gatsby è la storia di una menzogna, di un desiderio di perfezione in mezzo di al immondezzaio, di un desiderio d'eternità in un mondo caduco e crudele, uno stagno immondo che è stato coperto con delle quinte troppo evidenti. L’immoderata tendenza alla mitizzazione e al  fashion victim può portare alcuni ad una critica poco intelligente del lavoro  di Luhrmann. Certamente non sarò io a cadere nella sciocchezza di proporre Fitzgerald come una vittima del sistema, come una sorta di elegante eroe tragico, a immagine del Gatsby del suo romanzo. Una cosa è riconoscere il suo valore come scrittore,  un’altra mitizzarlo. Al che, dire –come fanno i puristi- che Luhrmann ha tradito lo spirito di Fitzgerald, mi sembra risibile.

Il regista australiano dirige degli attori che penso siano i migliori rispetto a qualsiasi precedente versione cinematografica. Di Caprio e compagnia fanno un lavoro eccellente ed i loro personaggi seguono il percorso che devono avere, né più né meno. La messa in scena è intelligente, con costumi e atmosfere brillanti. Che Luhrmann sia un regista operistico è noto, e il suo ricorso al montaggio rapido rimane efficace come sempre. Il vizio e la depravazione sono noiosi. E infatti ci sono sezioni della pellicola volutamente noiosi, che vogliono infastidire con reiterazioni, con quei flashback che ci ricordano che Gatsby, nel fondo un trafficone senza pedigree, vuole riscrivere la storia, la sua storia. Come ha voluto fare Fitzgerald, che ha avuto una vita molto meno divertente e amabile di quella che intelligentemente idealizzò Woody Allen in Midnight in Paris. Alberto Fijo. ACEPRENSA.


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