Love actually

10/07/2004. Regista: Richard Curtis. Sceneggiatura: Richard Curtis. Interpreti: Hugh Grant, Emma Thompson, Colin Firth, Alan Rickman, Laura Linney, liam Neeson. 129 min. UK-USA. 2003. Adulti.

Esordisce alla regia lo sceneggiatore di Quattro matrimoni e un funerale, Notthing Hill, Il diario di Bridget Jones. Love Actually è una lunghissima commedia basata su equivoci, di tipo pseudo-romantico, ricca di storie di londinesi innamorati, al ritmo della musica di Craig Armstrong (Moulin Rouge). Hugh Grant è il nuovo e improbabile primo ministro, che s’innamora di una cameriera della sua residenza ufficiale. Uno scrittore (Colin Firth) scappa nella Francia meridionale, per dimenticare una delusione amorosa. Emma Thompson è una sposa e madre che sospetta di essere sul punto di perdere il marito (Alan Rickman), assediato da una specie di arpia. Keira Knightley, è la sbadata sposa novella che interpreta male l’atteggiamento del miglior amico di suo marito. Un vedovo sconsolato (Liam Neeson) cerca di entrare in relazione con un figliastro, che va a scuola, e che conosce appena. Una donna in carriera (Laura Linney) è segretamente innamorata di un collega di lavoro. Un vecchio e finito suonatore di rock (Bill Nighy) fa la sua ricomparsa per promuovere una canzone natalizia, grazie al suo instancabile manager.

L’inglese Richard Curtis (1956), formatosi ad Oxford e sceneggiatore di Mr. Bean, appare privo di finezza, buon gusto e polso narrativo quando, all’insegna del va bene tutto, spesso si lascia andare ad uno stile smaccatamente disinibito (il rapporto tra due attori di cinema porno, un’assurda trama di un ragazzo assetato di sesso, il costante turpiloquio nei dialoghi), che danneggia decisivamente l’insieme. Ne risulta un puzzle malriuscito: il gioco non vale la candela. Peccato, perché alcuni momenti risultano assai divertenti, una delle storie appare di alto livello (quella di Colin Firth) e altre due piuttosto riuscite (quelle di Thompson-Rickman e di Neeson).

Diventa patetico l’impegno profuso da alcuni sceneggiatori, registi e produttori contemporanei, per rendere sdolcinati alcuni racconti romantici, con una comicità povera, grossolana ed elementare, che ci ricoda troppo da vicino quella degli sceneggiati della tv, con generoso assortimento di erotismo incipiente (nel cinema sembra obbligatorio proseguirne gli effetti) ed un humour volgare, con pretese di riuscire sofisticato, a forza di improbabili virtuosismi.

Le limitazioni imposte dalla censura, ha recentemente affermato il regista spagnolo Berlanga, un tempo obbligavano i registi a ricercare almeno una certa finezza. In linea con questo commento, c’è veramente da chiedersi come fare per rinverdire la deliziosa comicità di film come L’orribile verità (The Awful Truth), di Leo McCarey, che tuttora stupisce per finezza e genialità. Alberto Fijo. ACEPRENSA.

Pubblico: adulti. Contenuti specifici: X+, D+, F. Qualità tecnica: *** (MUNDO CRISTIANO)

Nessun commento: