Regia: Frank Oz. Sceneggiatura: Ira Levin, Paul Rudnik. Interpreti: Nicole Kidman, Matthew Broderik, Glenn Close, Bette Midler, Christofer Walken. Durata: 90'. USA 2004. Censura USA: PG-13
Joanna è una donna in carriera, potente producer
Il preambolo del film è ottimo: il regista riesce a tratteggiare in pochi, intensi minuti, gloria e caduta di una producer televisiva (dalla convention trionfante con tutte le reti acquirenti al colloquio con il direttore che le dà un mellifluo benservito). Nicole Kidman è bravissima a tratteggiare una donna tutta lavoro ed efficienza; in un primo piano che dura qualche minuto, passa dall'autocompiacimento, al sospetto, alla realizzazione della sconfitta ed infine al recupero di un sorriso di circostanza.
Poi il film cambia direzione: ci porta nel villaggio suburbano ed esclusivo di Stepford; qui coppie ben affiatate vivono in un paradiso terrestre dove ordine, serenità, cortesia sembrano prevalere sotto lo sguardo vigile e premuroso dei coniugi Wellington, i fondatori di questa isola dell' utopia. Mentre gli uomini si divertono a giocare con le macchinine telecomandate nel loro circolo esclusivo, le donne si premurano di render la casa splendente e leccata come una bomboniera, di preparare deliziose torte alla crema e la sera, se i mariti lo desiderano, essere disponibili per amori infuocati.
Il film è un remake de "la fabbrica delle mogli", realizzato nel 1975. Lo schema tipico di un thriller-horror (la protagonista scopriva che le altre mogli non erano altro che delle copie-robot costruiti secondo i desideri dei mariti) veniva impiegato per convogliare un messaggio di satira sociale sull'allora emergente femminismo e sulla tendenza di costruire esclusivi quartieri middle-class dove la gente di colore restava esclusa. Frank Oz ha cercato di riportare la storia ai giorni nostri (il tema dell'esclusione dei neri viene sostituito con quello, molto più attuale, dell'accettazione di una coppia gay) impiegando questa volta il tasto della commedia surreale ma l'operazione fallisce per una sostanziale incoerenza nella storia e per non aver saputo trovare un nuovo bersaglio da colpire che possa realmente interessare il pubblico di oggi.
Non si capisce perché da una ambientazione attualissima nel mondo dei media televisivi , si salti in un'epoca di donne cotonate e con i vestitini a fiori, tipiche dell'era Eisenhower, tutte entusiaste per i provvidenziali elettrodomestici frutto del boom dei consumi di massa. Quando vediamo
Altri film si sono interessati a mondi utopistici : The Truman Show (1998) preservava l'innocenza di un giovane relegandolo in un mondo artificiale in un reality show che durava quanto la sua vita, costruito secondo i canoni perbenisti dei serial televisivi anni '50, ai soli fini commerciali di tener alto l'audience televisiva. Ancor più chiaramente Pleasantville (1998) avevano affrontato il tema chiave: "per realizzare un mondo buono ed onesto, è giusto costruire delle microsocietà chiuse e protette con barriere dalle influenze esterne, dal cambiamento? La risposta era stata, in entrambi i casi, un no: meglio affrontare la complessità e l'imperfezione del mondo reale che rinchiudersi in un algido, statico, mondo artificiale. In effetti le utopie tradiscono un difetto di origine: sono fatte ad immagine di chi le ha ideate e non prevedono contestazioni da parte di chi le dovrebbe applicare.
Gli sceneggiatori di La donna perfetta avrebbero potuto caricare di maggior pathos il dilemma realtà/utopia (solo in una occasione Johanna contrasta le idee del marito, ricordandogli che amare veramente vuol dire voler bene ad una persona esattamente per quello che è, con tutti i suoi pregi e difetti, invece di cercare di vedere in lei solo ciò che ci piace o ci fa più comodo vedere) ma si sono invece limitati cercare di divertirci raccontandoci le conseguenze paradossali di un presupposto che è risultato poco credibile.
Nonostante l'ottimo cast , il film resta un'occasione mancata di satira sociale ed il tono da commedia brillante è dai noi poco apprezzabile perché molte battute fanno riferimento a fatti e personaggi tipicamente americani. Franco Olearo. Per gentile concesione di FAMILYCINEMATV.
Valori/Disvalori: Accettare di amare una persona per quello che è vale più della ricerca di una perfezione frutto di una nostra visione utopistica.
Si suggerisce la visione a partire da: giovani-adulti. Per le tematiche sessuali e alcuni riferimenti verbali a incontri amorosi che non vengono mostrati.
Giudizio tecnico: ** . Incoerenza nel soggetto e proposta di tematiche non più attuali
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