Australia

17/1/2009. Regista: Baz Luhrmann. Sceneggiatura: Baz Luhrmann, Stuart Beattie, Ronald Harwood, Richard Flanagan. Interpreti: Nicole Kidman, Hugh Jackman, David Wenham, Bryan Brown, Bruce Spence. 165 min. USA, Australia. 2008. Giovani-adulti. (VS)

Un film “come quelli di una volta”. Di lunga durata, con trama “bigger than life”, in una cornice di proporzioni epiche, e che contiene una appassionata storia romantica. L’australiano Baz Luhrmann parcheggia le approssimazioni di tipo moderno della sua “trilogia del sipario rosso” (Ballroom-Gara di ballo, Romeo+Juliet, Moulin Rouge) e ci offre un canto d’amore al suo paese, di tono classicista e che ha come punti di riferimento Via col vento, La mia Africa, Titanic, e tutto il cinema di David Lean.



Sarah Ashley, aristocratica inglese, va in Australia per riunirsi con suo marito, che sta trattando la vendita di un ranch. Donna di carattere forte, ma la cui vita offre pochi incentivi, dovrà affrontare la sua inesperta vedovanza e l’avventura di condurre i suoi 1500 capi di bestiame a Darwin, per venderli all’esercito, bisognoso di forniture a causa della Seconda Guerra Mondiale. Sarà aiutata nell’impresa da Driver (il mandriano), rustico professionista con il quale scoccherà la scintilla dell’innamoramento.

Questa prima parte del film funziona molto bene, come un western ben oliato, con pennellate melodrammatiche e umoristiche: si profilano i personaggi; ci sono scene memorabili come quelle della carica della mandria; affronta la questione degli aborigeni, la loro spiritualità e la cosiddetta “generazione rubata”, il confino dei meticci per ordine dello Stato. Il finale di questa parte, il ballo e la proiezione in un cinema di Il mago di Oz –motivo ricorrente per parlare della nostalgia del focolare e dei sogni che si fanno realtà- è perfetto.

Poi, come spesso succede in questi film-fiume, cambia il ritmo. E Luhrmann lo fa in modo brusco. Si delineano allora conflitti nella coppia protagonista su come deve essere educato l’orfano Nullah, vicenda che si svolge sullo sfondo del poco conosciuto bombardamento giapponese di Darwin, paragonabile a quello sofferta dagli americani a Pearl Harbor. Anche se di nuovo la grandiosità che vediamo sullo schermo è mozzafiato, si perde qualche cosa nella logica narrativa e nell’evoluzione dei personaggi. C’è un enfasi eccessiva nei momenti culminanti, quelle delle vite a rischio o dei felici ricongiungimenti, malgrado l’intelligente utilizzo della colonna sonora di David Hirschfelder. Anche se ne risulta un film notevole e di sicuro successo, pesa troppo a Luhrmann la coscienza di stare manipolando qualcosa di molto grande, che deve trasmettere emozioni autentiche, e così alla fine tendono a risultare forzate. José María Aresté. ACEPRENSA.

Pubblico: Giovani-adulti. Contenuti: V, S (ACEPRENSA)

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