L'altra donna del re

30/4/2008. Regista: Justin Chadwick. Sceneggiatura: Peter Morgan. Interpreti: Natalie Portman, Scarlett Johansson, Eric Bana, David Morrissey, Kristin Scott Thomas, Mark Rylance, Jim Sturgess. 115 m. Gran Bretagna. 2008. Adulti (VX)

Justin Chadwick, regista televisivo britannico, esordisce nel cinema con l’adattamento di un romanzo storico di Philippa Gregory, The Other Boleyn Girl. Si tratta di un tentativo di ricostruire la vicenda del tragico matrimonio tra Enrico VIII ed Anna Bolena, dal punto di vista di Maria, l’ignorata sorellina della regina, che ha avuto un figlio dal re prima che questi cedesse alla passione per Anna.

Per imbastire il film, ci si è affidati allo sceneggiatore inglese Peter Morgan (The Queen, L’ultimo re di Scozia), esperto in personaggi storici. Il film non si inquadra nel tradizionale genere storico, in cui si racconta il celebre episodio che determinò l’uscita dell’Inghilterra dalla Chiesa Cattolica. D’altronde, la capricciosa instabilità sentimentale del re è già stata raccontata altrove. L’altra donna del re non osa neppure allinearsi al consono rigore storico, nel raccontare le vicissitudini dei personaggi, come invece nel memorabile Un uomo per tutte le stagioni.

Quello prodotto da Chadwick, lontano dal descrivere le grandi questioni di stato, refrattario ad un’analisi storico-politica, risulta in realtà un film psicologico. Sviluppa i processi psicologici e affettivi che portano due giovane donzelle a rivaleggiare per la stanza da letto di un potente re. Altrimenti detto, L’altra donna del re è un dramma morale sull’ambizione umana. La storia inglese fa soltanto da sfondo, come nei drammi di Shakespeare.

Non si tratta comunque di un film moralizzante, e nemmeno incline a giudizi sommari. Maria Bolena tradisce suo marito per compiacere sessualmente il monarca e, malgrado il suo errore, resta una donna umile, di buoni sentimenti, capace di sacrifici, generosità e perdono; Anna è machiavellica, ma la sua perversità è il risultato della demolizione di tutti i suoi nobili principi, ad opera del padre e dell’abbietto zio. Infine, è una donna pentita. L’unico personaggio tutto d’un pezzo, integro, senza macchia, è proprio Caterina d’Aragona, interpretata da Ana Torrent.

Onesta appare anche Isabella, madre di Anna, ma incapace di agire diversamente da quanto le ordina il marito, uomo meschino e codardo, la cui ambizione le impedisce di far valere il suo senso del bene e della giustizia, in una società inguaribilmente maschilista. Le due figlie finiscono nel circolo vizioso della debolezza umana, vittime di un uomo che confonde la ragion di stato con i propri capricci personali.

D’altra parte, il tema della questione religiosa, anche se presentato solo tangenzialmente, non appare per nulla in contrasto con le valutazioni emerse nei film storici attuali. In realtà, il cattolicesimo di Caterina d’Aragona sembra l’unica posizione solida, in mezzo al vuoto di fede degli altri personaggi.

La recitazione delle attrici è eccellente. Riescono, con successo, nell’arduo compito di coniugare la meschinità a momenti di umanità. Eric Bana, che si conferma attore di gran talento, non emerge più di tanto per colpa del personaggio che interpreta, assai lontano dalla fisionomia reale del monarca. Il formato del film è tradizionale, ma di successo e molto equilibrato, tra copione e messa in scena. Splendida, la direzione artistica. L’altra donna del re non delude. Juan Orellana. ACEPRENSA.

Pubblico: Adulti. Contenuti: V, X (ACEPRENSA)

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