Juno

12/4/2008. Regista: Jason Reitman. Sceneggiatura: Diablo Cody. Interpreti: Ellen Page, Michael Cera, Jennifer Garner, Jason Bateman, Allison Janney, J.K. Simmons. 91 min. USA-Canada. 2007. Giovani-adulti (SD)

Il regista Jason Reitman (Montreal, 1977), che già aveva trovato gusto nell’esibire cose politically incorrect, nella sua opera prima Thank you for smoking, conferma di trovarsi a suo agio su questo terreno. Gira infatti un’acida commedia che si azzarda a mettere in questione uno dei pregiudizi della cultura occidentale attuale: la gravidanza di una adolescente è una tragedia con un’unica soluzione: l’aborto. Per una ragazzina di 15 anni, che non ha ancora la maturità –ne fisica ne psichica-, una gravidanza è un trauma che può rovinarle la vita, impedirle di formare una famiglia o di avere un futuro professionale.



Juno capovolge l’argomentazione e presenta la gravidanza, in queste circostanze, come una realtà complicata ma sopportabile. Soprattutto, imposta soluzioni che -a lungo andare-, si confermano meno traumatiche dell’aborto.

A qualcuno potrà sembrare, sulle prime, un fatto superficiale che Juno scherzi sulla propria sessualità, poi sulla sua gravidanza, sulla crescita della sua pancia, sui personali capricci gastronomici o su come sperimenta gli effetti del suo frullatore ormonale. Però, accanto ad un tono birichino e ciarliero, nella sorprendente sceneggiatura dell’esordiente Diablo Cody –ex stripper di trent’anni- c’è più di una riflessione interessante, iniziando dall’elaborato disegno all’evoluzione dei personaggi (altro è la verosimiglianza, ma non bisogna dimenticare che lo stile è proprio della commedia).

Juno –magnifica recitazione, quella della canadese 21enne Ellen Page- è tutto carattere: un’adolescente con personalità, capace di assumersi la paternità dei suoi atti, non sempre esemplari. Decide da sé stessa, prescinde dal cosa diranno gli altri, affronta il fatto di comunicare la notizia alla famiglia e la scelta dei genitori adottivi.

Lungo il film, Juno dimostra non soltanto maturità fisica -e una salute invidiabile- per diventare mamma, ma si rivela anche più matura dei trentenni genitori adottivi, adolescenti cronici che soffrono la fobia della responsabilità e del rischio che la vita non riesca perfetta. La maturità di Juno finisce anche per coinvolgere il suo imberbe partner, che da buono a nulla, concentrato solo sullo sport, comincia a pensare che -pur lasciato fuori da Juno (nel film, come quasi sempre nel cinema attuale, il sesso riguarda la coppia, ma la gravidanza solo lei)- forse c’entra un po’ anche lui, con il nascituro.

Oltre a tali messaggi, così radicalmente in controtendenza al modo di pensare più diffuso, il film risulta divertente e piacevolissimo, manifesta dialoghi di vivacità scintillante (talvolta un po’ grevi), un’apprezzabile colonna sonora e un’originalissima partenza dei titoli di coda. Abbastanza, per convincere critica e pubblico. Il film, non solo ha vinto l’Oscar alla miglior sceneggiatura originale e altri premi in diversi festival cinematografici, ma ha anche incassato più di 100 milioni di dollari, solo negli Stati Uniti, dove è stato proiettato in più di 1900 sale: un fenomeno, come la protagonista della storia. Ana Sánchez de la Nieta. ACEPRENSA.

Pubblico: Giovani-adulti. Contenuti: S, D (ACEPRENSA)

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