Truman Capote

4/3/2006. Regista: Bennett Miller. Sceneggiatura: Dan Futterman, dal libro di Gerald Clarke. Interpreti: Philip Seymour Hoffman, Catherine Keener, Clifton Collins, Chris Cooper, Bruce Greenwood. 114 min. Canada-USA. 2005. Giovani-adulti. (V)

Cosa condividono Truman Capote e I segreti di Brokeback Mountain? Il fatto che i protagonisti, sono in entrambi i casi degli invertiti. In cosa si differenziano? Truman Capote, per lo meno, è un film onesto e senza tesi precostituite, da cui emerge un notevole impegno nell’approfondire la figura di un grande scrittore. E ciò, a partire dalla decisiva influenza che l’efferato assassinio della famiglia Clutter, nella America rurale di fine anni ’50, ha svolto nella sua vita. Quello che iniziò come semplice servizio giornalistico, lieviterà fino a generare non soltanto A sangue freddo, il capolavoro di Capote, paradigma del romanzo di non fiction, ma anche un serrato confronto interiore con sé stesso, da parte dell’autore.

Il quasi esordiente Bennet Miller e lo sceneggiatore Dan Futterman inquadrano la figura di Capote con sobrietà, senza compiacimenti. Le interviste effettuate, per raccogliere la documentazione necessaria a scrivere il libro, permettono da un parte lo sviluppo di elementi biografici: l’infanzia triste, il successo in società, i pregiudizi nei suoi confronti, i flirt con Hollywood…; e dall’altra, sottolineano il marcato narcisismo dello scrittore: l’assassino Perry Smith lo interessa per il riconoscimento di un passato analogo a quello dell’autore, che lo spinge ad interrogarsi su cosa li ha resi poi così diversi, nella vita.

Questo innamorarsi di sé stesso -l’amore davvero importante dello scrittore, che rende secondari quello rivolto ai suoi partners, o l’amicizia con Harper Lee- orienta le sue azioni. Ciò lo induce a profittare, quasi in modo irriflessivo, della sua sensibilità e del suo talento, fino a manifestare una personalità manipolatrice e accattivante, capace di scoprire subito i punti deboli dell’altro. Pertanto, al momento di confrontarsi con il finale del suo libro -l’esecuzione degli assassini- è proprio il suo autore a dover sostenere uno sforzo supremo, per uscire dal proprio guscio. Philip Seymour Hoffman imprime una straordinaria interpretazione, evitando gli eccessi cui si presterebbe il personaggio; anzi, arricchendolo di mille sfumature. Il resto del cast sa che il film ruota tutto su di lui, ma tanto i volti famigliari come quelli degli sconosciuti (i due assassini, scelta che segue il modello di Richard Brooks nella versione filmata di A sangue freddo) collaborano in modo rilevante alla riuscita del film. José María Aresté. ACEPRENSA

Pubblico: Giovani-Adulti. Contenuti: V (ACEPRENSA)

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