12 anni schiavo

29/3/2014. Regista: Steve Mcqueen. Sceneggiatura: John Ridley. Interpreti: Chiwetel Ejiofor, Michael Fassbender, Brad Pitt, Paul Dano, Lupita Nyong'o, Benedict Cumberbatch, Paul Giamatti. 133 min. USA, GB. 2013. 3 Oscar: film, attrice non protagonista (Lupita Nyong'o), sceneggiatura adattata. Adulti. (V).
A Steve McQueen (Hunger, Shame)  piacciono le storie dure e questa lo è. Il suo lavoro è prezioso, c'è una volontà di stile più che evidente nella narrazione, che annovera un cast formidabile e una messa in scena sensazionale con un lavoro fotografico e di montaggio accurato. Di certo in questo film chi cerca una storia accomodante e sentimentalista non la troverà.

McQueen assume un rischio, che fa parte del suo stile: rappresentare il tedio, la noia, il disgusto che genera la malvagità. D'altra parte, è un regista che quando deve ritrarre i buoni sentimenti e le virtù e il lato illuminato della condizione umana ha molti problemi. Alcuni diranno che il film è buono ma non entusiasma. Che manca intensità ed emozione, che c’è qualche squilibrio nei tre tempi della storia. Non condivido questo punto di vista, ma lo capisco.

Il film è freddo, a volte quasi meccanico, perché c’è un sacco di rabbia nella storia (adattato da un'autobiografia del proprio Solomon Northup), molta flemma britannica, per evitare il sentimentalismo manicheo. 12 anni... non raggiunge l'equilibrio, ma ne è molto vicino. Ma forse il grande film sul razzismo in America, a parte il periodo storico scelto, è ancora Mississippi burning, il capolavoro del 1988 di Alan Parker, che trasuda intelligenza da tutti i pori.

Il lavoro dello scrittore e produttore esecutivo John Ridley vuole rispettare la visione di Solomon Northup, un uomo a chi tentano di negare la sua umanità per trasformarlo in un oggetto, una bestia di somma che può avere destrezze e abilità, ma non anima, intelligenza e volontà, il libero arbitrio.

I rapporti che Solomon  (un magnifico Chiwetel Ejiofor) ha con i bianchi e i neri che attraversano la sua vita sono molteplici. Ci sono molte sfumature nella storia, perché quello che si racconta qui, come ne La capanna dello zio Tom, è una narrazione chiave per svegliare la coscienza che si doveva abolire la schiavitù, in primo luogo, e poi finire con la segregazione razziale. Tutti sono bravi, ma mi affascina il personaggio di Mr. Ford che interpreta Benedict Cumberbatch. A le volte uno pensa come è possibile tanta abiezione e, a sua volta, deve fare tutti gli sforzi del mondo, non per giustificare, ma per capire. Alberto Fijo. ACEPRENSA.


Pubblico: Adulti. Contenuti: V (ACEPRENSA)

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