Marilyn è
proprio questo: la storia di un giovane assistente di produzione che ha
accompagnato la celebre attrice durante le riprese di un film e che poi
pubblicò i suoi ricordi in un libro.
Che nessuno cerchi in questo film -delizioso, a volte-, un
biopic o uno studio sulla complessa
personalità della fidanzata d'America.
Il film è costruito su un aneddoto e tutto reca il timbro della leggerezza. Il
film racconta molte cose, ma restando in superficie, senza entrare realmente in
nessuna.
Parla del vuoto vitale di una stella che vuole solo essere
una buona attrice ... o forse meglio una buona madre; dell abbaglio di un
giovane quando si sente oggetto di attenzione; degli sforzi di un buon attore
per raggiungere la fama; del sereno realismo di una attrice veterana
consapevole dei pericoli che può costituire una bionda esuberante... Tutto
questo nella cornice di una Hollywood che era, più che mai, una fabbrica dei
sogni ... e un soppalco di giocattoli rotti. E così, alla fine, quello che il film
mostra -dietro le quinte e senza discorsi magniloquenti-, è questo filo
misterioso che tesse la vita con i sogni e come l’importante è riuscire nella
vita, anche se non ti applaudono sul palcoscenico.
Per portare avanti questa leggera funzione era necessario
un cast consistente. E c'è. Michelle Williams ricama il suo ruolo, supportato
da una caratterizzazione incredibile, Judie Dench è un valore sicuro, Emma
Watson conferma che c'è vita dopo Hermione, e Kenneth Branagh ... in breve, è
Laurence Olivier: con questo è detto tutto. Ana Sanchez de la Nieta. ACEPRENSA.
Pubblico: Giovani-Adulti. Contenuti: S, D (ACEPRENSA)
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