L'Inventore di favole (Shattered glass)

13/11/2004. Regista: Bill Ray. Sceneggiatura: Bill Ray. Interpreti: Hayden Christensen, Peter Sarsgaard, Chloë Sevigny, Rosario Dawson, Hank Azaria. 99 min. USA-Canada 2003. Giovani.

Tra il 1995 e il 1998, il giovane Stephen Glass si afferma quale prestigioso giornalista grazie ai 41 articoli pubblicati sull’autorevole rivista di analisi The New Republic. Ma un giorno, una pubblicazione su Internet rende pubblica la falsità di un servizio di Glass su un congresso di hackers. L’accusa ricade sul nuovo direttore della rivista, Chuck Lane, onesto e metodico giovane redattore, che ha appena rilevato la direzione di The New Republic da un giornalista carismatico, contro l’opinione di quasi tutto il corpo di redazione. L’accusa che Glass si era inventato totalmente o parzialmente 27 dei suoi 41 articoli, alla fine risulterà fondata.

Dopo aver scritto alcuni film discreti, come Il colore della notte (Color of Nigth) o Sotto corte marziale (Hart’s war), Billy Ray esordisce da regista in Shattered Glass. Si tratta di un interessante dramma che denuncia il sensazionalismo giornalistico, le miserie della morale del “successo a qualsiasi prezzo” e la vacuità della cultura delle apparenze. Per contrasto un elogio al lavoro ben fatto, nonché alla maturità nei rapporti professionali e personali. Questa profondità drammatica ed etica della sceneggiatura giova all’efficacia della stessa.

Un capitolo a parte merita il cast. Il prestigioso Hayden Christensen intriga lo spettatore, mantenendo a lungo celata l’identità del suo scadente personaggio. Da parte loro, Hank Azaria, Chloë Sevigny e Melanie Lynskey appaiono spesso brillanti interpreti nelle brevi comparse. Il migliore è Peter Sarsgaard, sensazionale nel ruolo del giovane direttore. La sua interpretazione gli vale la nomination al Globo D’Oro 2003, quale migliore attore. La sua personalità e caratterizzazione riassumono coerentemente la profonda riflessione morale che il film propone sulla bellezza della verità e la deformità della menzogna. Jerónimo José Martín. ACEPRENSA.

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