King Arthur

16/10/2004. Regista: Antoine Fuqua. Sceneggiatura: David Franzoni. Interpreti: Clive Owen, Keira Knightley, Stephen Dillane, Ioan Gruffudd, Stellan Skarsgaard, Hugh Dancy. 130 min. USA, Irlanda. 2004. Adulti.

Il regista di Training Day e L’ultima alba dirige una versione alquanto libera della saga di Re Artù, con sceneggiatura di David Franzoni (Il Gladiatore, Amistad). Al produttore, Jerry Bruckheimer (La maledizione della prima luna, Black Hawk down), è venuta l’idea di prendere un regista capace di snellire il romanticismo di cui è impregnata la nota saga, imprimendo alla storia un timbro di forte e carico realismo storico, come in The Wild Bunch (Il Mucchio selvaggio) di Sam Peckinpah, sulla scorta dei film di guerra contemporanei.

Gli storici sostengono che il racconto di re Artù sia pura leggenda, ma -certo con eccessive pretese- Fuqua, Franzoni e Bruckheimer ribattono che essa rispecchi un eroe reale, diviso tra le proprie personali ambizioni e il senso del dovere. Si tratta di Lucius Arturus Castus, generale romano nato in Britannia, appartenente alla stirpe dei Sarmati. Si tratta di fantastici cavalieri russi, reclutati da Marco Aurelio, dopo averli vinti nella battaglia di Vienna, del 175 d.C.

In Britannia spetta all’esercito di Castus tener a bada i feroci Sassoni, che premono contro il Vallo di Adriano. Duri e crudeli, i cavalieri di Castus erano odiati e temuti dai nativi Woads, comandati da un misterioso mago, Merlin, al quale si accompagna una bella e agguerrita giovane: Ginevra. Nel V secolo d.c. lo splendore di Roma inizia a svanire, l’impero crolla. Le orde barbariche attaccano le frontiere del vasto impero. In Britannia, i Sassoni si preparano a sferrare l’attacco finale da nord e da est.

Fuqua inizia con vigoria e grandiosità la storia, sulla falsariga de Il Gladiatore: nebbia, fango, eroici discorsi (un po’ retorici: fratelli, libertà, forza, onore). Il prosieguo del film mette a nudo l’insufficiente caratterizzazione dei personaggi, che senza dubbio ne è il difetto principale. Tuttavia lo spettacolo è capace anche di impennate decisamente riuscite. Colpisce il sorprendente peso attribuito alla Chiesa, nella direzione politica dell’Impero. Una fantasia del tutto in contrasto con la versione originale della saga, annovera prima Artù tra i pelagiani, per poi farlo evolvere verso lo sciamanismo quando Pelagio, che difendeva una libertà considerata pericolosa dalla gerarchia cattolica, viene eliminato dal Papa. Difficile non dedurre che questi spettacoli di massa, voluti da produttori ebrei -Bruckheimer lo è- si assomigliano l’uno l’altro nel comune intento di denigrare comunque il cattolicesimo. Conviene chiarire che il principale consulente storico della sceneggiatura di Franzoni, è tale Edwards, scrittore inglese propugnatore di cabala, marziani e storie segrete sui figli di Gesù, e altre congerie simili.

Nel campo degli attori, tutti fanno il loro dovere. Specialmente Keira Knightley, che deve interpretare una Ginevra perennemente esasperata. Alberto Fijo. ACEPRENSA.

Pubblico: Adulti. Contenuti: V+, X, D, F. Qualità tecniche: ** (MUNDO CRISTIANO)

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