Alexandra

12/7/08. Regista: Aleksandr Sokurov. Sceneggiatura: Aleksandr Sokurov. Interpreti: Galina Vishnevskaya, Vasili Shevtsov, Raisa Gichaeva. 92 m. Russia 2006. Giovani (VS)

Il nuovo film del siberiano Aleksandr Sokurov (Podorvikha, 1951) narra una storia essenziale che, al contempo, risulta di respiro universale. Un’anziana signora, Alexandra Nikolaevna, va a trovare il nipote, che non vede da sette anni. Denis è un capitano dell’esercito, che combatte in Cecenia. Dopo un lungo ed estenuante viaggio in treno, l’anziana signora arriva al campo militare, dove trascorrerà qualche giorno. Alexandra si fa vedere ovunque, parla con tutti, guarda molto, discute con il nipote, fa amicizia con un’anziana cecena. Prende infine il treno, per tornare a casa.


Il cinema di Sokurov (Père et fils, Il sole, L’arca russa) è ermetico: ammette diverse letture. Nel caso presente, c’è una critica alla guerra cecena, in particolare, ed a tutte le guerre in generale. Lo sguardo di Alexandra indugia su soldati appena adolescenti, che vanno perdendo la loro umanità; impugna un kalashnikov, prende la mira, dicendo: “è molto facile”. Va al mercato locale e parla con i “nemici”. Si rende conto delle barriere di odio, che hanno provocato i combattimenti. E invita la sua nuova amica cecena a venirla a trovare a casa sua, in Russia. Infine, si preoccupa del nipote, del suo futuro: che potrà mai fare, quando prenderà congedo? Dovrebbe sposarsi, una buona volta!

Alexandra non è un film facile da vedere. La tavolozza pittorica di Sokurov tende alla monocromia. Saturato negli esterni, tutto assume l’uniforme color seppia; negli interni, tende invece al verde. Sokurov gioca continuamente con il suono e il fuori campo. Il film provoca un disagio continuo; l’ambiente è inquietante, minaccioso, surrealista. Bisogna accettare l’assurda situazione di vedere l’anziana signora trovarsi in questo luogo e in queste anomale circostanze. Inoltre, bisogna accettare che si tratti di una favola, in cui Alexandra sembra il simbolo della “grande madre Russia”, che difende la famiglia, che vuol bene a tutti; che si lamenta -ma in modo discreto- di molte cose. Bisogna anche ricordare che il cinema di Sukorov ha carattere onirico. Sarà anche vero, che nessuna Alexandra è mai andata in quel campo militare; ma è certo che suo nipote, e chiunque si identifichi in lui, ha sempre desiderato quella visita.

Non è il miglior Sukorov, ma certo propone un film valido, costruito in torno a Galina Vishnevskaya, attrice proveniente dall’opera russa. Fernando Gil-Delgado. ACEPRENSA.

Pubblico: Giovani. Contenuti: V, S (ACEPRENSA)

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