In Bruges

26/7/08. Regista: Martin McDonagh. Sceneggiatura: Martin McDonagh. Interpreti: Colin Farrell, Brendan Gleeson, Ralph Fiennes, Jérémie Renier, Thekla Reuten, Clémence Poésy, Jordan Prentice. 101 m. Gran Bretagna, Belgio. 2008. Adulti (VSD)

Il trentottenne londinese Martin McDonagh, già vincitore di Oscar con il miglior cortometraggio del 2006: Six Shooter, breve storia da commedia noir (protagonista l’irlandese Brendan Gleeson), è ora al suo primo vero e proprio film. Il regista britannico riconferma la stessa linea contenutista e formale del precedente successo, avvalendosi di una coppia di attori protagonisti, il citato Gleeson ed un altro irlandese, Colin Farrell, che si rivelano ottimi interpreti nei panni di una coppia di killer prezzolati, inviati a Bruges dal “capo”, dopo un “lavoretto” complicato. I due si mimetizzano da turisti, intenti a visitare Bruges, una delle città medievali meglio conservate al mondo: la cosiddetta “Venezia del nord”.



McDonagh, autore anche della sceneggiatura, è scrittore di talento. Il film rivela dialoghi riusciti, canaglieschi e realistici, togliendo ogni glamour alla vita dei due killer, che condividono una peculiare amicizia, sempre sul filo del rasoio. Attira l’attenzione la solida struttura della storia, nonché la trama principale, ben condotta, capace di sviluppare la tensione fino al clamoroso finale. McDonagh amministra con maestria le risorse di personalità, vantate dai due protagonisti.

Forse il film dà la sensazione di risultare troppo breve. Non avrebbe comunque giovato il ricorso ad un maggior numero di personaggi, scenari e trame secondarie. È anche evidente che avanzano 15 minuti. Per di più, alcune grossolanità nei dialoghi -e in alcune sequenze di ambientazione- creano talora disagio nello spettatore.

La fotografia di Eigil Bryld è assai indovinata. Ricorda quella già realizzata per il film svedese Prima della tempesta. Bryld si astiene dallo stile di buona parte del cinema commerciale statunitense, che al minimo pretesto è solito ricorrere alle riprese dall'elicottero, da una macchina o da una giraffa. È apprezzabile questo non-conformismo delle riprese, se si tiene poi conto della bellezza della città e di alcuni luoghi dove si potevano girate certe scene, ad esempio nel museo Groeningen, ricorrendo alle trovate usuali. L’eccellente colonna sonora è di un grande: Carter Burwell. Alberto Fijo. ACEPRENSA.

Pubblico: Adulti. Contenuti: V, S, D (ACEPRENSA)

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