Il suo nome è Tsotsi

8/4/2006. Regista: Gavin Hood. Sceneggiatura: Gavin Hood. Interpreti: Presley Chweneyagae, Zola Bonginkosi, Terry Pheto, Kenneth Nkosi. 94 min. GB, Sudafrica. 2005. Giovani-adulti. (VD)

Con l’Oscar al miglior film straniero sotto braccio, arriva il sudafricano Tsotsi, diretta da Gavin Hood. Aveva già avuto una nomination per il Globo D’oro, dopo aver vinto il premio del pubblico in festival così diversi come Toronto, Edimburgo o Los Angeles. Il film si basa sul romanzo omonimo di Athol Fugard, scritto nel 1960. Originariamente ambientato negli anni cinquanta, il film traspone al presente proprio quella storia.

In un quartiere povero, alla periferia di Johannesburg, Tsotsi è il nomignolo di un delinquente di 19 anni, che ha varcato ogni limite di brutalità. Orfano fin dalla prima infanzia, Tsotsi ha vissuto una vita di privazioni estreme, tanto fisiche che psicologiche. È il leader di una banda di assassini e ladri. Un giorno, rubando una macchina dopo aver sparato alla proprietaria, si accorge che nell’auto c’è qualcosa di davvero insolito: un bambino appena nato. Questa inattesa scoperta è l’inizio di una strada che porterà Tsotsi ad un destino del tutto a sorpresa.
Senza dubbio il film, abbastanza crudo, diretto, tagliente, non risparmia sequenze sulla disumanizzazione iniziale di Tsotsi. La messa in scena è quasi di genere noir, con fotografia crepuscolare e molta musica autoctona. Comunque sia, il film espone le tappe di un processo edificante, quello di una persona che circostanze impreviste portano a riscattare il suo lato migliore. Determinante sarà l’incontro con Miriam, donna generosa e accogliente, testimone di un cuore puro. Il film evita finali di tipo hollywoodiano, preferendo confinare i suoi personaggi ad una misura esistenziale più plausibile. In sintesi, un film tanto duro, quanto carico di promettenti speranze. Juan Orellana. ACEPRENSA.

Pubblico: Giovani-adulti. Contenuti: V, D (ACEPRENSA)

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