Match point

14/1/2006. Regia e sceneggiatura: Woody Allen. Interpreti: Scarlett Johansson, Jonathan Rhys-Meyers, Emily Mortimer, Matthew Goode, Brian Cox, Penelope Wilton. GB. 2005. 124 min. Adulti. (XD).

Terribile e disperato film di Woody Allen, nonché dimostrazione del suo enorme talento. Con aria british -chi mai potrebbe supporre che dietro si nasconda il regista di New York, nonostante siano presenti i suoi temi ricorrenti- racconta l’ascensione sociale e l’inabissamento morale di Chris, giovane di umili origini, con trascorsi nel cuore dell’élite del tennis mondiale, ora maestro di tennis di ricchi clienti inglesi. Ciò gli permette d’introdursi nell’entourage di una famiglia inglese di alto livello, arrivando perfino ad integrarsi con i vari componenti della stessa. Il problema sorge quando s’invaghisce della fidanzata americana del figlio, un’aspirante attrice senza futuro. Il protagonista, che ha capitolato senza condizioni alla sua bellezza, si lascia trascinare, pur cercando di salvare le apparenze.

Ci imbattiamo nel miglior film del nuovo ciclo “serio” di Woody Allen, anche se qualche passaggio non risulta sempre all’altezza. Gli attori, come abituale, lavorano molto bene. Nella sua abile narrazione, il regista imprime un forte impatto emotivo, una perfetta manovra da mago del cinema, trasformando un dramma sull’infedeltà nella pianificazione fredda di un assassinio: Chris pretende di togliere di mezzo chi, fino ad allora, era divenuta l’oggetto di suo godimento, la sua amante, trasformatasi ormai in ostacolo al suo ordinato e perfetto cliché. Così, arriva il momento intellettualistico-delirante, alla Raskolnikov di Delitto e castigo, opera non a caso citata.

Il film include il riferimento alla giustizia divina, in forma impegnativa. Ma Allen, fedele al suo agnosticismo e all’idea che -se Dio esiste- altri non è che un bambino capriccioso che tratta gli uomini come giocattoli, a sua volta, gioca con lo spettatore. Tutto ciò rappresenta il suo ace vincente, il match point del titolo, che può piombare in un qualsiasi posto del campo, per puro, assurdo e semplice azzardo. Lo stesso azzardo che provoca una gravidanza indesiderata, mentre si fa attendere ciò che invece si vuole. Alla fine, fa trapelare il regista, rimane solo la coscienza con il peso della colpa. È pur sempre un passo avanti, rispetto a Crimini e misfatti, anch’esso imperniato su un omicidio premeditato. José María Aresté. ACEPRENSA.

Pubblico: Adulti. Contenuti: X, D (ACEPRENSA)

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