Le Cronache di Narnia

14/1/2006. Regia: Andrew Adamson. Sceneggiatura: Ann Peacock, Andrew Adamson, Christopher Markus e Stephen McFeely. Interpreti: Georgie Henley, Skandar Keynes, William Mosely, Anna Popplewell, Tilda Swinton. USA. 2005. 140 min. Tutti (V)

Si tratta della versione cinematografica della prima delle sette Cronache di Narnia, saga di fantasia eroica scritta tra il 1950 e il ’56 dal filologo e apologista anglicano C. S. Lewis. In questo racconto, quattro fratelli inglesi vengono sfollati in una casa di campagna, durante i bombardamenti tedeschi del 1940 su Londra. I ragazzi scoprono, ben presto, un armadio magico attraverso il quale accedono a Narnia, mondo di fantasia abitato da ogni tipo di animale, e tutti dotati di parola. Qui, i giovani protagonisti dovranno lottare contro la cattiva Strega Bianca, che tiranneggia Narnia, contro la volontà di Aslan, splendido esemplare di leone, terribile e bello al contempo, compassionevole ma anche giusto, Figlio dell’Imperatore di Oltre Mare.

Il pregio principale di questo potente film è la fedeltà al romanzo originale, nonché alla ricca tradizione letteraria di prospezione fantasy, su cui pure si appoggia. Così, una densa caratterizzazione del tipico modo di essere britannico dissemina l’epica fantastica di costanti dosi di humour; soprattutto, riempie di umanità tutti i personaggi, tanto realistici come fantastici, offrendo così agli attori le migliori chance per conquistarsi lo spettatore. Da parte sua, il neozelandese Andrew Adamson -coregista delle due parti di Shreck- esalta le possibilità attuali dell’animazione digitale, con un inizio da antologia, uno sviluppo un po’ irregolare, ma anche diverse splendide sequenze –come il sacrificio di Aslan- fino alla brillante battaglia finale, un ispirato mix di mitologia classica e nordica.

Per il resto, il film disegna con nitidezza l’innocenza, il coraggio e la capacità di sacrificio dei bambini, ma anche i loro difetti, alle volte forieri di gravi conseguenze. Nel duello tra Aslan e Jadis, emerge chiaramente l’allusione a quello tra Gesù Cristo e Satana. E nonostante questo pathos, il film continua a rappresentare un eccellente messaggio per un pubblico familiare. Infatti, la violenza è qui saggiamente dosata, mentre al contempo sviluppa con rigore e buon umore un’antropologia cristiana così attraente da far pensare a Il Signore degli anelli. Jerónimo José Martín. ACEPRENSA.

Pubblico: Tutti. Contenuti: V (ACEPRENSA)

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