Cattivissimo me 2

26/10/2013. Regista: Chris Renaud, Pierre Coffin. Sceneggiatura: Ken Daurio e Cinco Paul. Animazione. 98 min. USA. 2013. Tutti.
Dopo il successo di Cattivissimo me, la sua società di produzione Illumination Entertainment, sotto l'egida della Universal Pictures, ha prodotto una seconda parte che in chiara continuità con la prima. Ora il cattivo Gru è un buon padre di famiglia che comincia a chiedersi se le sue figlie adottive non hanno bisogno anche di una madre. Questo è  lo sfondo di un intrigo in cui un cattivo sconosciuto cerca di manipolare geneticamente i minions  per trasformarli in un esercito di mostri letali.

Questo film, realizzato tra Parigi e Los Angeles, è diretto da coloro che hanno firmato la prima parte di Cattivissimo me: il parigino di adozione Chris Renaud, che ha percorso tutte le strade della animazione: Marvel, DC Comics, Fox Animations, Disney Chanel, Sony Animation...- e il francese Pierre Coffin, con una lunga esperienza nel campo dell'animazione in Francia. Pur avendo già pronto il disegno dei personaggi del primo film, si è cercato di non ripetere meccanicamente la formula e apportare cose nuove.

Per questo, il produttore ha contato con i sceneggiatori Cinco Paul e Ken Daurio, che oltre alla prima parte di Cattivissimo me,  hanno firmato gli script di Lorax: il guardiano della foresta, Horton e molte iniziative (musica, canzoni, corti...). Forse perché si sono conosciuti in una parrocchia, o forse no, il fatto è che la sceneggiatura di Cattivissimo me 2 ripropone  nitidamente formule non politically correct: le ragazze hanno bisogno di “una madre” e non un “genitore B”, e vogliono una famiglia completa, con padre e  madre felicemente sposati. E tutto si racconta con la stessa tenerezza dimostrata nel primo film, che qui ritorna con nuove sfumature intorno al tema della maternità. A questo si aggiunge la stravolgente simpatia dei minions, riempiendo il film di divertenti gag, ed è lì dove si trova il punto di fuga comico della pellicola. I numeri musicali dei minions sono semplicemente da antologia. Juan Orellana. ACEPRENSA.


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