The Mist

11/10/2008. Regista: Frank Darabont. Sceneggiatura: Frank Darabont. Interpreti: Thomas Jane, Marcia Gay Harden, Andre Braugher, Laurie Holden, Toby Jones. 127 m. USA. 2007. Giovani-adulti.

Una tempesta colpisce un piccolo paese del Maine, interrompendo l’energia elettrica. Il giorno dopo, molta gente, tra cui il pittore David Drayton e il giovane figlio Billy, vanno al supermercato in cerca di provviste, ma restano isolati da uno spesso e anomalo nebbione, calato nel frattempo. Così, per un po', troviamo i diversi protagonisti rimasti isolati nel supermarket: militari di una vicina base, vicini importuni, cassiere, dipendenti. Ai primi commenti scherzosi, subentra l’inquietudine e la paura, quando è chiaro che c’è qualche oscuro pericolo che li circonda. La piccola comunità si divide: alcuni cercano la salvezza nel pragmatico David Drayton; altri seguiranno l’ispirata signora Carmody, che rapidamente sembra aver intuito -nella nebbia- un segnale dal Cielo.



In questo genere horror, emerge il cliché tipico di alcune persone rimaste intrappolate in spazi ristretti, da claustrofobia, in attesa del gran finale. È un tipo di horror efficace, che va per allusioni, più che per visioni, e si diffonde per vie indirette, nelle reazioni della gente: peraltro, un simile film -di secondario valore- presenta un cast di nomi interessanti, come Thomas Jane, Marcia Gay Harden e Toby Jones. Il primo incarna non soltanto l’uomo di azione, ma il buon vicino, sposo e padre, preoccupato per tutti; la seconda, ha il difficile ruolo della persona ispirata, capace di sedurre molti, inducendoli ad un delirio pseudoreligioso. L’ineffabile Toby Jones è immerso nel ruolo di gestore dello spaccio, pieno di umanità e buon senso.

Il terzo film realizzato da Darabont, tratto da opere di Stephen King (Le ali della libertà, Il miglio verde) è un'opera minore, rispetto alle altre due, ma non senza un qualche rilievo. Riappare uno dei temi favoriti dal romanziere: il panico, in una comunità assediata da qualcosa di strano, le reazioni umane in situazioni estreme, il lato propriamente religioso accanto a quello superstizioso, il senso di colpa. In definitiva, un film di horror di taglio classico, pieno di spaventi, attraente per i cultori del genere, dotato di un tono qualitativo che gli conferisce peso: superiore alla media. Fernando Gil-Delgado. ACEPRENSA.

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