Il destino nel nome

23/6/2007. Regista: Mira Nair. Sceneggiatura: Sooni Taraporevala. Interpreti: Kal Penn, Tabu, Irrfan Khan, Jacinda Barrett, Zuleika Robinson. 122 min. India, USA. 2007. Giovani-adulti (XD)

Calcutta, 1977. Dopo essere sopravissuto ad un grave incidente di treno, Ashoke Gangli sposa Ashima, bella cantante di musica tradizionale indiana. Poco dopo, ad Ashoke è stato offerto un lavoro ben remunerato a New York, dove i due si trasferiscono, installandosi in un modesto appartamento di periferia. Nella loro nuova città nascono e crescono i due figli, un ragazzo e una ragazza. Al ragazzo mettono come primo nome Gógol, in onore del famoso scrittore russo, un’opera del quale è misteriosamente collegata alla vita di Ashoke. Mentre i genitori lavorano e si sacrificano perché i figli abbiano più opportunità di loro, Gógol desidera emanciparsi dal vincolo con la cultura indiana tradizionale, che i genitori hanno conservato, a prezzo di grandi sforzi. Un giorno decide di cambiar nome.

Sorprende il tono introspettivo, sereno e ponderato del copione di Sooni Taraporevala, che adatta il romanzo di Jhumpa Lahiri. Mira Nair (Mississippi Masala, Monsoon Wedding, La fiera delle vanità) propone una misurata direzione di attori, specialmente efficace nell’attrice indiana Tabu, che impersona Ashima con intensa profondità morale e forte impatto emotivo. In alcuni momenti, la messa in scena di Nair resta forse troppo contagiata dal tono letterario del copione, risultando eccessivamente flemmatica. Ma si tratta di lievi difetti, che mai intaccano il profondo ritratto familiare presentato dal film. Un ritratto che esalta il meglio delle tradizioni indiane, specialmente per quanto riguarda il mutuo rispetto tra genitori e figli, l’educazione nella responsabilità e la religiosità. Al contempo, si mette il dito nelle varie piaghe del materialismo occidentale, presentato come pericolosamente individualista ed edonista, frivolo rispetto al sesso e all’amore, consumista fino all’abbuffata, miscredente, cinico, disincantato.

Ne viene fuori un’ispirata riflessione sull’integrazione pacifica, che arricchisce le culture, e sui traumi subiti da molti uomini e donne attuali. Film diretto e interpretato con vigore, conta anche su una splendida colonna sonora di Nitin Sawhney, con diverse canzoni indiane molto belle. Jerónimo José Martín. ACEPRENSA.

Pubblico: Giovani-adulti. Contenuti: X, D (ACEPRENSA)

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