Il destino di un guerriero (Alatriste)

23/06/07. Regista: Agustín Díaz Yanes. Sceneggiatura: Agustín Díaz Yanes. Interpreti: Viggo Mortensen, Elena Anaya, Eduard Fernández, Ariana Gil, Unax Ugalde. 147 min. Spagna. 2006. Adulti (VXS)

Questa ambiziosa megaproduzione spagnola adatta i cinque romanzi di Arturo Pérez-Reverte sulle avventure del capitano Alatriste, veterano dei Tercios delle Fiandre, che passa ogni tipo di avventura nella Spagna del XVII sec. Di fatto, viene coinvolto come soldato di fortuna nelle manovre tra il Conte-Duca di Olivares e l’Inquisizione. Mentre alleva il suo figlioccio, s’innamora di una famosa attrice e sopravvive ai diversi agguati di un killer siciliano che, come lui, risulta altrettanto temerario e amareggiato.

Il film risulta di eccessiva durata, appesantito dal carattere episodico della trama. Il madrileno Agustín Díaz Yanes (Nessuna notizia di Dio) maschera questi difetti minori grazie ad una rigorosa direzione di attori e ad una brillante messa in scena iperrealista, d’intensa pianificazione, dove ben spende il generoso budget del film tanto nelle scene intimiste, come nelle potenti battaglie e duelli all’arma bianca. In tal senso, bisogna lodare l’eccellente lavoro del direttore artistico Benjamín Fernández, del direttore di fotografia Paco Femenia, nonché del compositore Roque Baños, autore di una sensazionale colonna sonora.

Altra pecca del film è causata dall’eccessiva fedeltà ai romanzi originali, nati come tributo ad Alessandro Dumas e -come tali- destinati ad un pubblico giovanile. In questo modo, i personaggi risultano troppo romanzeschi e schematici. Pérez-Reverte li ritrae con un profondo pessimismo esistenziale, cinico e un po’ canaglia, più idoneo all’attuale agnosticismo che alla Spagna del Secolo D’Oro. Si deforma così il ritratto dell’epoca, trascurando la religiosità cattolica dei personaggi, che in qualche modo li avrebbe influenzati. Così che detta religiosità viene riservata in modo esclusivo all’Inquisizione, tratteggiata in modo caricaturale e manicheo: proprio da leggenda nera.

È un peccato questa prospettiva riduttiva, che svaluta il nobile desiderio di Pérez-Reverte di rivendicare senza complessi la storia di Spagna, con le sue miserie, ma anche con molte grandezze. Inoltre, tale difetto limita molto le possibilità di un film potente, divertente e colto, che -pur con le sue carenze-, offre una boccata d’ossigeno, tra tanti melodrammi esistenziali senza senso e tanta commedia futile. Jerónimo José Martín. ACEPRENSA.

Pubblico: Adulti. Contenuti: V, X, S (ACEPRENSA)

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