Scoop

21/10/2006. Regista, sceneggiatura: Woody Allen. Interpreti: Woody Allen, Scarlet Johansson, Hugh Jackman, Ian McShane, Nigel Lindsay, Robyn Kerr. 96 min. USA. 2006. Adulti. (S)

Sembra come se con Match Point il regista di New York avesse voluto iniziare una nuova tappa creativa con nuovi argomenti e ossessioni, e con nuove muse e ambienti. Infatti, nel suo ultimo film, Scoop, ripropone: attrice protagonista (Scarlet Johansson), città (Londra) e argomenti (aristocrazia britannica, amori interclassisti, fantasmi dell’aldilà che ritornano per risolvere questioni pendenti…). Non è Woody Allen a rompere con il suo passato: più semplicemente evolve. Di fatto è impossibile qui non vedere evidenti parallelismi tra questo film e Misterioso omicidio a Manhattan o La maledizione dello Scorpione di Giada. Anche il semplice intreccio di Scoop ricorda in molti momenti la suspense di Hitchcock. Per esempio in Il sospetto o in Notorius, film garbatamente rievocato nella scena della discesa in cantina con un mazzo di chiavi: quello che possiede soltanto il criminale.

Sondra (Scarlet Johansson) è una giovane studentessa di giornalismo che un giorno riceve una rivelazione mentre si presta al ruolo di cavia in uno spettacolo di magia. In questa rivelazione, viene informata del nome dell’autore di un noto omicidio, uno psicopatico che terrorizza la società londinese. Ma il nome è quello di un uomo conosciuto e influente dell’aristocrazia britannica. Sondra, aiutata dal pusillanime mago Splendini (Woody Allen), si lancia nell’indagine di questo caso, che potrà far di lei una prestigiosa giornalista.

Il film si presenta definito dallo stile comico tradizionale di Allen: dialoghi ironici e divertenti, gags commisurate all’emblematica personalità del suo personaggio, nonché un surrealismo già esibito in Harry a pezzi, dove le questioni ultime convivono con il quotidiano in modo sorprendente. Qui vediamo, per esempio, la morte con tanto di falce, che appare nel film come la cosa più normale. Il sesso, la psicoanalisi e il giudaismo, argomenti ricorrenti nel cinema classico di Allen, sono notevolmente ridimensionati, per lasciare spazio a questioni come la colpevolezza, la morte, la critica sociale che, senza difettare nella precedente filmografia, sembrano ora e in Match Point presentare nuovi aspetti.

Il film non pretende di trattare con profondità un determinato tema, ma soltanto evocare questioni che preoccupano l’autore, e soprattutto, divertire molto. Lo dimostra la trama e lo humour che funziona perfettamente. Inoltre, l’improbabile tandem Allen-Johansson offre qui risultati davvero inattesi. Non si tratta di un capolavoro, bensì di un’ulteriore saggio di un cineasta che produce un film all’anno. Lui lo sa, né altro pretende. Juan Orellana. ACEPRENSA.

Pubblico: Adulti. Contenuti: S (ACEPRENSA)

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