Il diavolo veste Prada

21/10/2006. Regista: David Frankel. Sceneggiatura: Aline Brosh McKenna. Interpreti: Meryl Streep, Anne Hathaway, Emily Blunt, Stanley Tucci, Adrian Grenier. 109 min. USA. 2006. Giovani-Adulti (SD).

Crudelia De Mon, voglio dire, Miranda Priestly, è la redattrice capo di Runway, prestigiosa rivista americana di moda. La redazione di Runway assomiglia moltissimo ad una passerella di moda, dove le giornaliste-modelle sfilano al suono della musica della loro dispotica principale. Sono le regole del gioco. Quelle che dovrà imparare Andrea Sachs, l’ultima stagista assunta da Miranda, se vuol conservare il posto di lavoro.

Nel 2003, Lauren Weisberger scrisse Il diavolo veste Prada, un best-seller applaudito dal pubblico e criticato dalla stampa, specialmente quella specializzata in moda. Non si trattava di permalosità: Weisberger aveva lavorato come stagista a Vogue, agli ordini di Anna Wintour, capo dell’edizione nordamericana della famosa testata francese e una delle persone più influenti nel mondo della moda.

A questo punto avrete capito che la tiranna Miranda Pirestly è Anna Wintour e che il film è una crudele radiografia del mondo del giornalismo e della moda, mascherato da commedia leggera.

Il film è prevedibile, ma David Frankel ha un copione intelligente -e a tratti divertente-, che raccoglie alcune idee azzeccate sul prezzo della fama. Se inoltre hai un buono staff tecnico e nel cast un valore sicuro -Meryl Streep- e un ispirato Stanley Tucci, il risultato è un prodotto molto superiore a commedie simili.

Inoltre, in modo che tutto finisca bene, Anna Wintour ha preso il film con humour: è andata all’anteprima e ovviamente vestita Prada. E come poteva non esserlo? Peraltro, ha abbandonato poi la sala a metà film. Ana Sánchez de la Nieta. ACEPRENSA.

Pubblico: Giovani-Adulti. Contenuti: S, D (ACEPRENSA)

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