Killer Joe


31/10/2012. Regista: William Friedkin. Sceneggiatura: Tracy Letts. Interpreti: Matthew McConaughey, Emile Hirsch, Gina Gershon, Juno Temple, Thomas Haden Church. 103 min. USA. 2011. Adulti (V, X)

Padre e figlio, con la seconda moglie del primo, assumono un assassino per uccidere la ex moglie e madre, raccogliere l'assicurazione e così cancellare certi debiti. Dato che mancano di contanti, accettano la condizione dell'assassino di un anticipo sotto forma di pagamenti sessuali, che deve concedere la figlia del clan, cosa che lei ignora.

E’ la seconda volta che William Friedkin adatta una pièce di Tracy Letts, dopo Bug-La paranoia è contagiosa, del 2006. Molto tempo dopo L'esorcista (1974), si può dire che questo film ha qualche cosa di diabolico in relazione al spregevole patto nato alle spalle di una giovane donna ingenua che è cresciuta in una famiglia destrutturata. Secondo Friedkin, sarebbe una Cenerentola, e l’assassino il suo inaspettato Principe Azzurro. Come si vede, si tratta di un umorismo selvaggio e contorto, servito qui con una gran brutalità, tra cui brani di sesso dissacrante e violenza che ricordano i film di Quentin Tarantino.

Nei suoi primi passi Killer Joe fa pensare al film che ha chiuso la filmografia di Sidney Lumet, Onora il padre e la madre; anche questo fa riferimenti al diavolo. Come in quel film, Friedkin eccelle nel allestimento impeccabile e dipinge una famiglia, per così dire, in stato di putrefazione, in cui tutto ciò che può essere chiamato amore è assente.

Emile Hirsch interpreta il figlio che deve dei soldi per un affare di droga, Thomas Haden Church è il padre sconclusionato, Juno Temple, la figlia che sembra vivere su un altro pianeta, Gina Gershon la seconda moglie. Per il ruolo di assassino impavido e pervertito Matthew McConaughey che come in Lone Star interpreta un poliziotto texano, in questo caso con caratteristiche molto particolari.

La distribuzione appropriata e il ritmo veloce, con forti tensioni che di solito generano i film tarantineschi, può piacere a qualche pubblico consegnato a questo tipo di proposte disumanizzanti, ma non al resto. Friedkin sembra dare un altro giro di vite all’umorismo nero con un finale di Grand Guignol, esagerato e assurdo come cercando di attaccare nel cervello dello spettatore l'idea che stiamo toccando il fondo. Che a qualcuno piaccia l'idea, questa è un'altra storia.

Pubblico: Adulti. Contenuti: Azione 1 | Amore 0 | Lacrime 0 | Risate 2 | Sesso 2 | Violenza 2 (DeCine21)

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