In un mondo migliore

9/4/2011. Regista: Susanne Bier. Sceneggiatura: Anders Thomas Jensen. Interpreti: Mikael Persbrandt, Trine Dyrholm, Ulrich Thomsen, Markus Rygaard, William Jøhnk Nielsen. 113 min. Dinamarca, Svezia. 2010. Giovani-adulti. (VSD)

Sponsorizzata da Lars Von Trier e la sua Zentropa Films, produttrice dei suoi cinque film, la regista danese Susanne Bier è diventata una delle voci più potenti e profonde del cinema contemporaneo. Ha esordito con due film notevoli: Open Hearts (2002) e Non desiderare la donna d’altri (2004), oggetto di recente remake, diretto da Jim Sheridan. La Bier ha consolidato poi la propria fama con due capolavori: Dopo il matrimonio (2006), nomination -per l'Oscar 2006- al miglior film straniero, e Noi due sconosciuti (2007), primo lavoro in America (prodotto da Sam Mendes). In tutti i film, la regista danese affronta -con forza inusuale e profondità- argomenti di ampio respiro, quali: l'unità della famiglia, il senso della sofferenza, il valore della carità, la sfida della libertà, la lotta della ragione per dominare gli istinti, l'aiuto della Provvidenza ...



In un mondo migliore, Oscar 2011 al miglior film straniero, approfondisce ulteriormente questi temi, nell'affrontare le radici della violenza presente oggi nel mondo, nonché la crescente difficoltà di far prevalere una cultura di pace e di amore. Anton è un medico, che divide il proprio tempo tra una città idilliaca danese e un campo profughi miserabili in Africa. Anton e la moglie Marianne hanno due figli, vivono separati da un po’ di tempo e stanno prendendo in considerazione il divorzio, anche se a nessuno dei due piace l'idea. Il figlio maggiore, Elias, un gentile bambino di dieci anni, soffre di continue vessazioni da parte di certi crudeli compagni di classe. Finché un giorno, un nuovo studente, Christian, lo difende con la forza.

Come in tutti i film di Bier, anche In un mondo migliore ci si muove sempre sul filo del rasoio, rischiando di cadere o nell'esagerazione melodrammatica o nel ridicolo. Ma, alla fine, gli sforzi dell'aggressivo coetaneo Christian e del pacifico adulto Anton, per controllare gli istinti e uscire dall'inferno della propria fragilità, riempiono il filmato di un'umanità straordinaria e toccante. Raggiungono inoltre la fibra interiore -ma in misura minore- della perplessità morale del padre di Christian, incapace di capirlo e aiutarlo, e di Marianne, il cui incrollabile amor proprio si mette di traverso con il marito, sulla via della riconciliazione. La soluzione arriva dall’innocente e indifeso Elias, la cui bontà finisce per conquistare il cuore di tutti i personaggi.

Bier articola tali idee con profondità, attraverso una messa in scena piuttosto iperrealista, ma ben strutturata e addolcita da un sapiente uso simbolico dei diversi ambienti dove scorre l'azione: gelido, per i nordici; straordinariamente vivace presso gli africani. Ed in ogni caso, la realizzazione del film stesso si pone al servizio di attori sensazionali, sia bambini che adulti, capaci di offrire ai rispettivi personaggi una verità e un'emotività struggente. Jerónimo José Martín. ACEPRENSA.

Pubblico: Giovani-adulti. Contenuti: V, S, D (ACEPRENSA)

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