The terminal

18/09/2004. Regista: Steven Spielberg. Sceneggiatura Sacha Gervasi, Jeff Nathanson. Interpreti: Tom Hanks, Catherine Zeta-Jones, Stanley Tucci, Diego Luna, Zoe Saldana.128 min. USA. 2004. Giovani.

Viktor Navorski è in viaggio, destinazione New York, con un segreto dovere da assolvere. Il piccolo paese dell’Europa dell’Est, dove è nato e da cui è partito, è teatro di un improvviso colpo di stato. Così che si ritrova nei guai appena sbarcato all’aeroporto Kennedy: gli viene negata l’autorizzazione ad entrare negli Stati Uniti. Spielberg, sullo stile di Prova a prendermi, in una commedia in linea con i classici di F. Capra (specialmente con quel capolavoro di È arrivata la felicità-Mr Deeds Goes to Town), ci propone una trama narrativa decisamente valida, dove si avverte la mano esperta del neozelandese Andrew Nicol (Gattaca, Truman Show, Simone). La storia, ispirata ad un evento realmente accaduto in un areoporto francese, regge bene, grazie anche a momenti assai divertenti che denotano tutta la padronanza cinematografica di un vero maestro (come si evince fin dall’interrogatorio cuio è sottoposto il passeggero Hanks dall’ispettore doganale Tucci e dagli incontri casuali tra l’hostess Zeta-Jones e Navorski). Gli attori recitano alla perfezione. Straordinaria la messa in scena, all’altezza della fama di Spielberg, che ha girato con consumata abilità le riprese del film all’areoporto Mirabel di Montreal.

Il cinquantasettenne regista di E.T. torna ai temi prediletti (l’attaccamento al padre, l’insuccesso, l’importanza della famiglia, la forza dell’amore come motore vitale) dimostrando che la sua bacchetta magica è capace di domare le storie fino al coinvolgimento emotivo dello spettatore. Hanks sfrutta il suo celebre senso dello humour, che forse non necessitava il ricorso a tanti tic, come in Forrest Gump. Lo acompagnano gli straordinari Tucci e Zeta-Jones. Il film non ha prodotto particolare impressione a Venezia, dove è stata scelto per inaugurare la Mostra. Devo però allinearmi con il pubblico del Lido, al momento di dare un giudizio complessivo: malgrado i pregi suddetti, il film piace, ma non incanta: sembra mancare d’intensità. Alberto Fijo. ACEPRENSA.

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