Catwoman

25/09/2004. Regista: Pitof. Sceneggiatura: John D. Brancato, Michael Ferris, John Rogers. Interpreti: Halle Berry, Sharon Stone, Benjamin Bratt, Lambert Wilson, Francesc Conroy. 104 min. USA. 2004. Adulti.

Una timida disegnatrice pubblicitaria è assassinata dopo aver scoperto i loschi affari di una multinazionale di cosmetici. Ma un mitico gatto egiziano trasforma la ragazza in Catwoman, l’ultimo anello di una lunga tradizione di supereroine dotate di poteri felini e forte spirito libertario. Questa donna rinnovata, adesso aggressiva e scanzonata, investigherà il caso e vendicherà la propria morte, in concomitanza di un’intensa storia d’amore con un poliziotto attraente ed affettuoso.

Dopo una comparsa da personaggio secondario in Batman di Tim Burton, ecco riapparire la donna-gatto, creazione fumettistica del 1940, ad opera di Bob Kane. Bill Finger esordisce così, da protagonista, in un film che fa acqua da ogni parte. Da un lato, il francese Pitof, formatosi nell’ambito degli effetti speciali, insiste in prolisse riprese, incorrendo nel caos narrativo già emerso in Vidocq. Inoltre, il copione offende l’intelligenza e risulta squilibrato. Ne consegue l’infelicità delle battute, la carenza di coinvolgimento emotivo nei passaggi drammatici e di tensione nelle scene d’azione. Se non bastasse, gli effetti visivi sono un disastro, specialmente i maldestri movimenti aerei di Catwoman, lontani anni luce dalle eccellenti animazioni digitali di Spider-man 2, o I, robot.

Comunque sia, il peggio del film è dato dai personaggi, tutti affetti da luoghi comuni e privi di profili drammatici, succubi di una visione edonista ed erotomane della vita. Perfino lo scontro frontale, che si pretendeva elettrizzante, tra Halle Berry e Sharon Stone, si riduce a risibili scambi di miagolii e graffiature. Jerónimo José Martín. ACEPRENSA.

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