Robin Hood

22/5/2010. Regista: Ridley Scott. Sceneggiatura: Brian Helgeland. Interpreti: Russell Crowe, Cate Blanchett, William Hurt, Mark Strong, Oscar Isaac, Danny Huston, Eileen Atkins, Max Von Sydow. 141 min. USA, GB. 2010. Giovani. (VSD)

Robin Longstride è un arciere umile e coraggioso, che ha combattuto alle crociate, nell'esercito di Riccardo Cuor di Leone. Quando il re muore, lui ed alcuni amici ritornano in Inghilterra facendosi passare per uomini -in realtà morti in guerra- incaricati di riportare la corona reale nelle isole. Così, Robin si innamora di Lady Marion di Nottingham, e insieme a lei lotta contro il malvagio Sir Godfrey. Costui, al servizio del nuovo re Giovanni, sta tramando alle spalle per facilitare il futuro sbarco di truppe francesi in Inghilterra. Ed intanto provvede a riscuotere -con la forza e versando sangue- le imposte abusive stabilite dal monarca.




In questo kolossal, Ridley Scott si allontana parecchio dallo stereotipo classico dell'arciere Robin Hood e dalle sue avventure nella foresta di Sherwood -ricreate in più di trenta film e produzioni televisive diversi-, per concentrarsi su tutta un'immaginaria storia precedente, che spiega come il protagonista sia diventato il leggendario ladro che rubava ai ricchi, per dare ai poveri. Il veterano cineasta britannico ha messo da parte il tono avventuroso di Michael Curtiz, Richard Lester, Kevin Reynolds o John Irvin, e ha ripreso il tono epico storico dei suoi film Il gladiatore e Le crociate, o di altri successi del genere, come Braveheart, di Mel Gibson, o Elizabeth, di Shekhar Kapur. Ha inoltre rafforzato il carattere romantico della leggenda, grazie alla forza della solida sceneggiatura di Brian Helgeland, esaltata dalle ottime recitazioni di Russell Crowe e Cate Blanchett, che si sono confermati come due tra gli attori contemporanei più dotati di carisma e risorse.

Il risultato finale è divertente e spettacolare -sia per l’iper-realistica ambientazione storica, sia per le potenti sequenze di battaglie-, ma rare sono le emozioni e, sorprendentemente, solo nelle sequenze più intime o ritrattistiche, quali il primo incontro tra Robin e Marion, o la semina a Nottingham con le semenze rubate al vescovo di York. Risaltano gli attori e la meravigliosa colonna sonora di Marc Streitenfeld, ma talvolta risulta fragile la chiarezza e la continuità narrativa. La trama diventa talora un po' episodica, mentre persino la messa in scena di Ridley Scott, quasi mai raggiunge la potenza e la vibrazione di Mel Gibson in Braveheart. È anche convenzionale il ritratto che il film fa della religione, lodando esplicitamente la spiritualità cristiana dei personaggi -soprattutto negli aspetti che fanno riferimento alla carità-, ma qualunquista nelle critiche verso la gerarchia ecclesiastica.

In breve, il film è un notevole prodotto commerciale, destinato a fare un sacco di soldi al botteghino, perché non calca la mano, né nella violenza né nel sesso, ma non passerà per un capolavoro da antologia e certamente deluderà i seguaci più accaniti dell'immagine classica di Robin Hood, l’arciere delle foreste. Jerónimo José Martín. ACEPRENSA.

Pubblico: Giovani. Contenuti: V, S, D (ACEPRENSA)

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