Frost/Nixon-Il duello

14/2/2009. Regista: Ron Howard. Sceneggiatura: Peter Morgan. Interpreti: Michael Sheen, Frank Langella, Kevin Bacon, Rebecca Hall, Toby Jones. 122 min. USA. 2008. Giovani. (D)

Lo sceneggiatore e autore teatrale Peter Morgan ama affrontare la vita di persone reali, come già in L’ultimo re di Scozia (il dittatore Idi Amin), The Queen (Elisabetta II e Tony Blair) e L’altra donna del re (Enrico VIII e le sorelle Bolena). Tutte storie in cui si trova un mix di autenticità e interesse drammatico. La fine di Nixon, nel 1974, per lo scandalo Watergate e le interviste televisive a David Frost tre anni dopo, gli sono servite d’ispirazione a un'opera teatrale -Frank Angella e Michael Sheen protagonisti- che ha riscosso grande successo sulle scene di Londra e Broadway. L’adattamento in celluloide -con gli stessi attori- è cinema politico di livello, anche se con inevitabili semplificazioni, sulla stessa linea di Good nigth, and good luck.

La trama viene esposta da Ron Howard (Cinderella man) quasi come su un incontro di pugilato. Sul ring televisivo ecco un Richard Nixon frustrato, dopo il ritiro dal potere e l'appannamento dei propri successi presidenziali a seguito del Watergate; ha bisogno di un'operazione di chirurgia estetica, davanti all’opinione pubblica, che spera di ottenere dall'intervista. E non da un intervistatore qualsiasi, bensì da un aspirante al titolo di super showman della TV, David Frost, reduce dai successi in Gran Bretagna e Australia. Anche se si tratta di un personaggio frivolo, come risaputo.

C’è un momento nel film dove si ha la sensazione di vedere al solito, con buoni attori e una stupenda ricostruzione dell’epoca, tutta l’atmosfera che Hollywood sa offrire alle tipiche mega-produzioni. Acuendo più il disagio provocato da Frost, piuttosto di quello dei difensori di Nixon, pur cercando l'equilibrio tra i due. L’ex-presidente non è naturalmente simpatico, dice parolacce, ammette pratiche non proprio adamantine. Ma ha avuto successo politico, ama il proprio paese, vanta convinzioni, è un avversario temibile. Frost appare audace, assumendosi la sfida di quell’intervista, ed è simpatico al pubblico. Tuttavia mette in mostra l’insicurezza del superficiale, avverte la sfiducia altrui, è mondano e non prepara le interviste con la professionalità che dovrebbe.

E all’improvviso…Ecco che arriva un colpo di scena elettrizzante, la parte migliore del film, che anticipa in modo magistrale i passaggi rivelatori delle interviste. Ne nasce un’imprevedibile intesa tra Nixon e Frost. Non sono poi così diversi, come poteva sembrare all'inizio. José María Aresté. ACEPRENSA.

Pubblico: Giovani. (ACEPRENSA)

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