The Polar Express

4/12/2004. Regia: Robert Zemeckis. Sceneggiatura: Robert Zemeckis, William Broyles Jr. Interpreti: Tom Hanks, Leslie Harter Zemeckis, Eddie Deezen, Nona M. Gayer, Peter Scolari. 100 m.USA. 2004. Tutti

La Warner Bros ha prodotto un film natalizio di animazione digitale, che tuttavia negli Stati Uniti ha deluso le attese di successo economico. La trama ricalca un popolare romanzo di Chris Van Allsburg. Ne è protagonista Josh, un ragazzino che dubita di Santa Claus. Per questo, la notte di Natale si ritrova passeggero di un misterioso treno diretto al Polo Nord, dove dovrebbe trovarsi proprio la città di Babbo Natale. Gli farà da guida il conducente del treno, doppiato nella versione originale da Tom Hanks, che interpreta anche altri tre personaggi.

Stavolta, Robert Zemeckis -che aveva integrato animazione e immagini reali in Chi ha incastrato Roger Rabbit- ha prima girato il film a partire dalle immagini reali, per poi farlo trasformare dagli specialisti in produzione tridimensionale in soli cartoni animati. I puristi storceranno il naso di fronte a questa scelta di realismo eccessivo, che aliena i cartoni animati dal proprio alveo genetico: il genere comico. In ogni caso, il film riporta la Warner nell’agone dei film di animazione, dopo lo scarso successo dei precedenti cartoni animati bidimensionali: Space Jam, Il gigante di ferro, Looney Tunes back in action.

Come prevedibile, il meglio del film emerge da scene d’azione davvero emozionanti, proprio perché ideate per proiezioni in formato IMAX. Ne escono esaltate le grandi potenzialità profuse dalle nuove tecniche d’animazione digitale. Assai più discutibili, invece, i rudimentali movimenti e la gestualità innaturale di personaggi che avrebbero dovuto essere rappresentati in ben altro modo. Comunque sia, a far acqua resta proprio il copione. Convenzionale, prevedibile, drammaticamente superficiale, propina una visione del Natale priva, di fatto, di un qualsiasi riferimento religioso. L’elogio della solidarietà e dell’integrazione razziale e sociale vi è proposto con sorprendente stanchezza emotiva. Soltanto nei personaggi più caricaturali ed insoliti -l’angelo mendicante e i due macchinisti maldestri- si intuisce come ben altre sarebbero state le potenzialità della storia, se svolta in modo meno sdolcinato, con humour più incisivo e coraggioso. Jerónimo José Martín. ACEPRENSA.

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