24/5/2014. Regista: Olivier Dahan. Sceneggiatura: Arash
Amel. Interpreti: Nicole Kidman, Tim Roth, Frank Langella, Paz Vega, Milo
Ventimiglia, Derek Jacobi, Parker Posey, Geraldine Somerville, Robert Lindsay,
Roger Ashton-Griffiths, Flora Nicholson, Jeanne Balibar. 103 min. Francia, USA,
Italia. 2014. Giovani.
Questo nuovo biopic parziale
del francese Olivier Dahan ha inaugurato con polemiche e recensioni negative il
Festival di Cannes 2014. In primo luogo, i Grimaldi –i reali di Monaco- hanno
denunciato i suoi “riferimenti storici erronei e letterari dubbi” che li
obbligano a “mettere in discussione globale la sceneggiatura e i personaggi”. Inoltre,
la maggior parte dei critici hanno criticato aspramente il film considerandolo
accademico, superficiale, teatrale e freddo. Certo, qualche cosa di ciò si
ritrova in Grace di Monaco, che forse verrà anche distrutto
dagli storici. In ogni caso, sembrano esagerati tanti insulti.
L'azione comincia nel 1956, quando la grande star di Hollywood Grace
Kelly (Nicole Kidman), di 33 anni e al culmine della sua carriera, ha finito di
girare Alta società, di Charles Walters, e
sposa il principe Ranieri III di Monaco (Tim Roth) rinunciando alla recitazione.
Sei anni più tardi, nel 1962, il celebre regista britannico Alfred Hitchcock (Roger
Ashton - Griffiths) offre a Grace l'opportunità di tornare in grande stile come
protagonista del suo film Marnie. Ranieri
la lascia libera di decidere, ma alla corte e al popolo monegasco non piace che
Sua Altezza Serenissima la Principessa Grace di Monaco torni ai set
cinematografici. Inoltre, a quel tempo, il potente presidente francese Charles
de Gaulle (André Penvern) minaccia di annettere il Principato di Monaco se non
cambia la sua politica fiscale vantaggiose. Dopo aver chiesto consiglio al suo
direttore spirituale, padre Francis Tucker (Frank Langella), Grace dovrà
prendere diverse decisioni dolorose.
Grace di Monaco non ha il potere drammatico di La vie en rose,
il ritratto della cantante francese Édith Piaf di Olivier Dahan girato nel
2007. E, naturalmente, non ha la spettacolarità visuale -ampiamente criticata
al momento- dei precedenti lavori del regista francese, come Pollicino o I fiumi di porpora: Gli angeli
dell'Apocalisse. Ma sicuramente piacerà al pubblico, perché la sua
cornice esterna -atmosfera, fotografia, costumi, musica...- è brillante, e il conflitto
esistenziale descritto è abbastanza ben sviluppato, con lo stile più classico
degli stessi film di Grace Kelly.
Inoltre, la sotto trama d’intrigo ha un certo peso e
tutti gli attori sono all’altezza, soprattutto Nicole Kidman, che sostiene
perfettamente anche gli enfatici e artificiosi primissimi piani di Dahan.
Bisogna lodare anche il veterano Frank Langella, la cui sobria
caratterizzazione del reale Francis P. Tucker fa alzare di molti punti il
livello drammatico ed etico del film, sottolineando la fede cattolica di Grace
Kelly e situando nei giusti termini il suo senso di responsabilità per suo
marito, i figli e il suo paese. Jerónimo
José Martín. ACEPRENSA.
Pubblico:
Giovani. (ACEPRENSA)
Nessun commento:
Posta un commento