Non lasciarmi

26/3/2011. Regista: Mark Romanek. Sceneggiatura: Alex Garland. Interpreti: Carey Mulligan, Andrew Garfield, Keira Knightley, Charlotte Rampling, Sally Hawkins. 103 min. Adulti. GB, USA. 2010. (X)

A differenza del romanzo di Kazuo Ishiguro, cui s’ispira, Non lasciarmi offre la sua chiave interpretativa fin dalla prima scena. Kathy (Carey Mulligan, An Education), la protagonista, rivela chi e che tipo di persona sia, ma lo fa in un modo così indirettamente accennato, che quasi lo si dimentica quando inizia il lungo flash-back, dove la propria storia si intreccia a quella di due amici: Tommy e Ruth. Sono cresciuti insieme a Hailsham, un convitto per bambini molto speciali. Tutto sembra idilliaco, ma compare sempre un elemento stonato, qualcosa di inquietante. Un giorno, un insegnante non potendone più, dice loro la verità: voi siete allevati come donatori di organi, siete stati creati per donare i vostri organi ad altri. Essi accettano il loro destino, anche se vorrebbero un po' di tempo: almeno, per amare.


Mark Romanek ha fatto un eccellente film, all'altezza di un grande romanzo, che sfoggia una sceneggiatura intelligente, una fotografia perfetta, una recitazione di lusso: è una opera toccante, ma deprimente. Penso che Romanek ha catturato l'essenza di Ishiguro: rivelare poco, rendendo lo spettatore/lettore un osservatore attento, capace di trarre conclusioni decisive, a partire dai dettagli, seguendo particolarmente il filo dell’amore. La storia è semplice: tre amici crescono insieme, Tom e Kathy s’innamorano, ma Ruth non sembra propensa a reggere il moccolo... Queste sono le loro vere preoccupazioni, non la precoce morte annunciata. In questa storia tutti noi vediamo ciò che la società rifiuta di vedere: Tom, Kathy e Ruth sono esseri umani, non solo portatori di organi che i medici prelevano, quando ne ha bisogno un paziente.

Non vi è fantascienza, anche se il film si collega decisamente allo straordinario romanzo futuristico Clones, di Michael Marshall Smith. Si tratta di umanità e di una società dove trionfa l'utilitarismo; si tratta di empatia e amore, e alla fine rimane un senso di pena infinita: di aver visto qualcosa di molto bello, ma che lascia davvero molto tristi. Fernando Gil-Delgado. ACEPRENSA.

Pubblico: Adulti. Contenuti: X (ACEPRENSA)

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