Redbelt

13/9/2008. Regista: David Mamet. Sceneggiatura: David Mamet. Interpreti: Chiwetel Ejiofor, Alice Braga, Emily Mortimer, Tim Allen, Joe Mantenga, Rebecca Pidgeon. 99 m. USA. 2008. Giovani-adulti. (V)

Mike Terry è il proprietario e unico professore di jiu-jitsu in una povera palestra. Ha pochi alunni, la maggioranza poliziotti e guardie del corpo, ai quali inculca il senso dell’onore insegnatoli dal suo maestro. Riesce a mala pena ad arrivare a fine mese, e sua moglie vorrebbe che fosse più pratico, ma lui si oppone a prendere iniziative contro il suo peculiare codice d’onore. L’azione è complicata: quando il film inizia compaino un poliziotto, una avvocatessa squilibrata, una stella del cinema di azione e il suo manager, e un promotore di combattimenti per la pay-tv; e tutti cospirano, attraverso inganni e tradimenti, perché Mike partecipi ad un combattimento.


Redbelt è di David Mamet (La casa di giochi, Le cose cambiano, Il caso Winslow, Hollywood, Vermont), e questo dovrebbe dare un’idea approssimativa del film, sia per la forma sia per gli aspetti di fondo; ha tutti gli elementi dei suoi migliori film, e se non arriva al livello delle sue grande opere, ha la forza e la qualità sufficienti per interessare e intrattenere il pubblico. Quali sono questi elementi? Prima di tutto, una sceneggiatura agile, dove succedono cose in continuazione, incentrata su un’idea attrattiva e profonda. I dialoghi sono eccellenti. Mamet conta anche su un superbo cast di attori, quasi tutti abituali nei suoi film, capaci di dare vita e rendere credibile qualsiasi situazione. Dirige molto bene, anche un’opera minore come questa; ed ha un particolare stile per giocare con gli inganni e rigirare la situazione più complicata. Nel caso di Redbelt bisogna sottolineare la concisione: Mamet maneggia con precisione le grandi linee della trama ed elimina senza pietà tutto quello che considera superfluo; questo esige un particolare sforzo di attenzione da parte dello spettatore.

Redbelt, più che un film di arti marziali, è un dramma sulla felicità e i valori. Denuncia l’ambizione e molto in particolare la corruzione che c’è nel mondo dello spettacolo. Mike Terry, brillante Chiwetel Ejiofor, è un personaggio don chisciottesco, disposto ad affrontare da solo un mondo corrotto. Mamet gli fa ripetere continuamente: “non c’è situazione senza uscita”, ed è coerente con questa idea fino alla fine, necessariamente felice. Fernando Gil-Delgado. ACEPRENSA.

Pubblico: Giovani-adulti. Contenuti: V (ACEPRENSA)

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