Leoni per agnelli (Lions for lambs)

8/12/2007. Regista: Robert Redford. Sceneggiatura: Matthew Michael Carnahan. Interpreti: Robert Redford, Meryl Streep, Tom Cruise, Peter Berg, Michael Peña, Derek Luke, Andrei Garfield. 95 min. USA. 2007. Giovani. (V). Nei cinema dal 14 dicembre.

Si tratta di un film interessante, a sfondo politico e sociale, con trama che si sviluppa su tre differenti livelli. Janine, una veterana giornalista televisiva, è stata chiamata per una intervista esclusiva da Jasper, senatore repubblicano con aspirazioni presidenziali. Nella conversazione da soli, della durata di circa un’ora, gli spiega la nuova strategia contro il terrorismo in Afganistan ed in Irak, di cui si sta facendo promotore. Arian, soldato di colore, ed il commilitone Ernest, messicano, amici dal tempo dell’università, partecipano di questa nuova strategia e anche la subiscono, fino a restare intrappolati e accerchiati dietro le linee nemiche dei talebani. Questi due uomini, già tra i migliori alunni di Stephen, professore di un’università di Los Angeles, sono da questi citati ad esempio, per educare un brillante ma frivolo allievo, perché prenda sul serio la sua formazione.

Robert Redford ci presenta un buon film -la sceneggiatura di Matthew Michael Carnahan è davvero solida-, che in nessun momento nasconde la sua evidente intenzione didattica, sottolineata anche dal fatto che Redford si riserva il ruolo di professore. Evitando la facile demagogia, presenta una radiografia della società statunitense che offre elementi di dibattito, relativamente a varie tendenze. Ci sono i politici che, anche quando sono sinceri patrioti, spesso pensano in termini globali, senza considerare però i costi umani personali, o si muovono per ambizione. Poi ci sono i mezzi di comunicazione che, preoccupati dall’audience, hanno abbandonato il loro ruolo di controllo del governo, diventando un’ulteriore cinghia di trasmissione di messaggi governativi. Quindi i professori, che devono rendere gli alunni consci dei rispettivi talenti, ma che corrono anche il pericolo di diventare soltanto dei teorici. Infine, la gioventù: e qui si confrontano i desideri delle migliori teste delle minoranze nere e ispaniche, che ambiscono un riconoscimento da parte dei loro concittadini, a fronte della frivolezza di altri giovani senza ideali, che pensano soltanto alle feste, sprecando le loro vite.

In un film come questo, è vitale la misurata trasposizione da uno scenario a un altro, e Redford riesce a concatenarli con grande naturalezza. Ma è tutto l’insieme, che risulta esprimere una gran coesione. Gli attori sono eccellenti. Diventa curioso come Meryl Streep può passare da direttrice di una rivista di moda in Il diavolo veste Prada alla giornalista liberale e incisiva di questo film: due personaggi che esercitano la stessa professione, ma molto diversi tra loro. Tom Cruise sa incantare nel suo ruolo, molto umano e per niente demonizzato, alla sua prima produzione in United Artists. Recitano molto bene i due soldati, un grande Michael Peña, in un ruolo che potrebbe ricordare quello recitato in World Trade Center, che però mantiene una propria identità: qui è uno studente, là era un padre di famiglia, anche se in entrambi i casi si tratta di personaggi che aspettano essere riscattati. Molto interessante lo studiato personaggio di Andrei Garfield, brillante ma poco motivato studente. Il film è un lungo interpellarsi su ciò che potranno diventare gli Stati Uniti in futuro, ivi inclusa -per estensione- la stessa società occidentale. José Marìa Aresté. ACEPRENSA.

Pubblico: Giovani. Contenuti: V (ACEPRENSA)

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