22/2/2014. Regista: John Wells. Sceneggiatura: Tracy Letts. Interpreti:
Meryl Streep, Julia Roberts, Ewan McGregor, Benedict Cumberbatch, Abigail
Breslin, Chris Cooper. 130
min. USA. 2013. Giovani-adulti. (SD)
Recentemente
difendevo in un forum la soggettività della recensione: un genere letterario o
giornalistico direttamente legato alla percezione che un soggetto -con una
certa conoscenza, una saggezza ma anche con una esperienza vitale concreta- fa di
un'opera d'arte. La affermazione scatenò un vivace dibattito che non ho spazio
ne tempo per spiegare, purtroppo, perché era interessante.
Pochi giorni
dopo mi trovo di fronte I segreti di Osage County,
un dramma familiare articolato intorno alla scomparsa del padre e il rapporto
burrascoso tra una madre assolutamente squilibrata e le sue tre figlie adulte, molto
diverse, ma con tendenza al conflitto. Il film è diretto da John Wells (The Company Men) e ha un notevole cast, con Meryl Streep,
che interpreta una donna squilibrata; una Julia Roberts invecchiata, con i
cappelli brizzolati, ingrassata e bellissima; Ewan McGregor perfetto nel suo
ruolo di marito al seguito, e Abigail Brieslin come figlia adolescente fuori
luogo come il resto della famiglia.
Non posso fare a
meno di ammirare le interpretazioni degne di premio. Contemplo con interesse il
ritratto di una famiglia che potrebbe essere la mia e dei rapporti fraterni che
soltanto coloro che hanno sorelle possono capire fino a che punto di complicità
possono raggiungere. Riconosco il talento degli attori, la saggezza di alcuni
dialoghi ben costruiti, però arriva un momento in cui mi disconnetto.
Motivi? Diversi, ma uno colpisce principalmente la
dimensione soggettiva della recensione. Quella famiglia, che per la
composizione e l’età potrebbe essere la mia, è allo stesso tempo così estranea
alla mia esperienza come una famiglia di zombie. E alle volte, invece di un
dramma intimo, penso di guardare un film di fantascienza. Queste sorelle, che
potrebbero avere il nome delle mie, sono così lontani dal mio orizzonte vitale
come i sette nani di Biancaneve. E devo cambiare registro per mettermi di
fronte a una chimera o una parodia. E quando, nell'ultimo terzo del film,
cominciano ad apparire figli segreti, mi convinco che quello che ho davanti è
una soap opera venezuelana. Probabilmente se
chi scrive queste righe fosse qualcuno che lancia coltelli nelle cene di
famiglia, e le sue sorelle avessero fatto voodoo con lei, potrei parlare di un
dramma realistico –così reale come la vita stessa- e forse aggiungerei che il
film riflette la velenosa essenza di quello che chiamano famiglia.
C'è anche una scrittura
artificiosa che tradisce l'origine teatrale del film, i fallimenti della regia,
il barocchismo narrativo, i problemi con il metraggio. Ma nel mio caso capita
anche che questa storia appena mi tocca, mi appare di cartongesso: un esercizio
di stile e poco altro.
Tra l'altro, a
poche ore di distanza ho visto La vida inesperada,
un film spagnolo in cui, tra le altre cose, una madre trascorre due ore a guardare
il computer in attesa di che suo figlio maturo si connetta per parlare con
Skype. Lei gli chiede della sua influenza, cosa ha mangiato, e conclude dicendo
che se ha bisogno di qualcosa, lo chieda, è per questo che le madri esistono. Forse
non è un grande film, ma questa madre assomiglia di più alla mia che Meryl
Streep, e il film mi tocca in modo diverso e fa vibrare alcune corde che I segreti di Osage County non fanno assolutamente. Nonostante
i suoi difetti, finirò per dargli mezza stella in più. Tutto per la soggettività
- in fondo, non tanto capricciosa- del critico. Ana Sánchez de la Nieta.
ACEPRENSA.
Pubblico: Giovani-adulti. Contenuti: S, D (ACEPRENSA)
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