31/1/2013. Regista: Quentin Tarantino. Sceneggiatura: Quentin Tarantino. Interpreti: Christoph Waltz, Jamie Foxx, Leonardo DiCaprio, Samuel L. Jackson. 165 min. USA. 2012. Giovani. (V)
Da quando Quentin Tarantino
è entrato nella mischia con Reservoir
Dogs e Pulp Fiction venti anni
fa, si è consolidato come un vero autore, cosa che certamente era ben lungi
dall'essere nei suoi piani ai primi anni novanta. Il suo referente personale,
per quanto riguarda la cultura popolare della quale era stato imbevuto fin
dall'infanzia, erano i fumetti, film tv e i film di Kung Fu che proiettavano
nel cinema locale in orario scolastico. Ma la cosa più interessante è che
quando lui ha cercato di emulare nel suo cinema i generi della sua adolescenza,
non ha girato semplici omaggi, ma ha fatto qualcosa di diverso, originale,
attribuibile a un nuovo timbro autoriale: il marchio Tarantino. Nel caso in
questione, il regista del Tennessee voleva offrire il suo personale omaggio
agli spaghetti western, e ha ottenuto un film che supera di molto la maggior
parte di quel sottogenere.
Nel 1966 Sergio Corbucci realizo Django, un spaghetti western interpretato da Franco Nero, al quale dava la replica José Bódalo. Il Ku Klux Klan aveva un ruolo importante nel film. Tarantino fa un omaggio diretto a questo film, iniziando dallo stesso titolo, il design dei titoli di credito, la presenza di Franco Nero e l’irruzione del Ku Klux Klan, tra molti altri elementi estetici.
Il racconto inizia nel Texas nel 1858, ed è incentrato su un cacciatore di taglie, il dottor King Schultz (Christoph Waltz), che libera uno schiavo nero, Django (Jamie Foxx) perché lo aiuti ad arrestare dei fuorilegge. In cambio promette la sua collaborazione per trovare la moglie, anche lei schiava, che lavora nella tenuta del magnate Calvin Candie (Leonardo DiCaprio).
La storia in sé è forte, in quanto mostra due uomini capaci dei maggiori sacrifici uno per amore e l’altro per l'amicizia. Ma la serietà drammatica di questo approccio è intessuta con i fili della commedia intelligente e la passione di Tarantino per uccidere i suoi personaggi nel modo più pirotecnico e cromatico possibile. Il risultato è un cocktail che costringe gli spettatori a ridere, emozionarsi, soffrire... La sensazione è di vedere un film divertente nel senso più ampio del termine, fedele alla sua origine popolare e poco intellettuale, ma intelligente e pieno di buon cinema. Un film assolutamente tarantiniano. JUAN ORELLANA. ACEPRENSA.
Pubblico: Giovani. Contenuti: V (ACEPRENSA)
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