Paradiso amaro

25/2/2012. Regista: Alexander Payne. Sceneggiatura: Alexander Payne, Nat Faxon, Jim Rash. Interpreti: George Clooney, Shailene Woodley, Nick Krause Judy Greer, Matthew Lillard. 115 min. USA. 2011. Adulti. (SD)


Quasi nessuno si è sorpreso quando Paradiso amaro (The Descendants) pochi giorni fa ha vinto il Golden Globe per il miglior film drammatico dell'anno. E questo, anche se la storia che racconta è piuttosto convenzionale: un uomo maturo, attraente e professionale, si trova di fronte ad una catastrofe personale e familiare, quando la moglie è in coma dopo un incidente.

Da questo materiale, Alexander Payne (Sideways), riesce a tessere una solida galleria di personaggi e conflitti così veri e potenti come la vita stessa. Nelle due ore di filmato non riesci a staccarti dalla sensazione che quello che stai vedendo è molto ordinario, quotidiano, che tra Clooney, che indossa le infradito e il tuo vicino del quinto piano ci siano poche differenze, che la storia di infedeltà per noia e la fragilità può essere, purtroppo, di chiunque e che il terremoto che ha causato questo inganno colpisce tutti allo stesso modo. Eppure, forse proprio per questo, perché i film trasuda realismo da ogni poro, non si riesce a distogliere lo sguardo dallo schermo.

Payne mostra anche in questo film che per commuovere non c’è bisogno di ricorrere a istrionismo o di cadere nella stranezza: è sufficiente captare -con maestria, questo sì-, la ricchezza che contiene una persona. Con la scienza di un bravo scrittore e il suo tradizionale e acido umore, Payne mette ognuno dei personaggi spalle al muro ... e poi – sorpresa!- procede a salvare tutti.

Clooney dimostra ancora una volta che è un grande attore (meritato il suo Golden Globe). Avevamo visto che è capace di chiudere un film con un interminabile primo piano. Ma qui mostra anche quello che sopporta una orribile camicia hawaiana e che è tra i pochi in grado di fare una dichiarazione d'amore melodrammatica a una moglie in coma (“il mio amore, la mia amica, il mio dolore, la mia gioia”), senza che nessuno nella sala rilasci una risata nervosa di imbarazzo. Infatti, al mio fianco prestigiosi critici cinematografici inghiottivano saliva. Quasi niente. Ana Sánchez de la Nieta. ACEPRENSA.

Pubblico: Adulti. Contenuti: S, D (ACEPRENSA)

Nessun commento: