The Twilight Saga: Breaking Down parte I

26/11/2011. Regista: Bill Condon. Sceneggiatura: Melissa Rosenberg. Intérpretes: Kristen Stewart, Robert Pattinson, Taylor Lautner, Dakota Fanning. 117 min. USA. 2011. Giovani-adulti. (X).

Per valutare gli aspetti cinematografici del quarto e penultimo film della saga di Twilight sono sufficienti un paio di righe. Non c'è niente che meriti di essere sottolineato. Le recitazioni sono scadenti. Gli effetti sono di cartapesta e i dialoghi sono imbarazzanti. Probabilmente si tratta del peggior film della serie, per la trama di basso livello. I primi quaranta minuti ruotano intorno alle nozze e alla consumazione del matrimonio, che è riassunto in una serie di cartoline erotico sensuali alternate a frasi di esaltazione del banale. Dopo la gravidanza di Bella c’è un po’ di trama e di tensione drammatica.


Detto questo, il fenomeno di Twilight ci invita a pensare. Il film riproduce pari pari il credo della autrice dei romanzi, Stephanie Meyers, mormone praticante, a cui credo si potrebbe dare l’etichetta di tradizionalista. Nel film, per esempio, non si parla di matrimonio fino alla morte, ma si dice testualmente che “per sempre è solo l'inizio”; i rapporti sessuali -così banalizzati in molti film attuali- si celebrano come un evento speciale riservato per un unica persona, si esalta il valore della famiglia, ed si è disposti a dare la vita –letteralmente- per qualsiasi membro di questa famiglia. Si arriva all’estremo di Bella decisa a morire per dare alla luce il suo bambino.

Qualcuno potrebbe concludere che l'accettazione di Twilight si deve semplicemente a che Robert Pattinson fa impazzire le ragazze adolescenti, che i giovani difendono il romanticismo esaltato perché è fittizio, ma che però non lo vogliono per la vita di tutti i giorni, o che tutto sia una operazione di marketing. Io preferisco continuare a pensare e a chiedermi se non sia mai che il bisogno di alti ideali, di eroi, di impegni eterni, di sforzi per affrontare le sfide, siano stampati nel nostro DNA e che noi più anziani lo abbiamo dimenticato.

Tanti sforzi per spingere i giovani verso la disinibizione sessuale e adesso viene fuori che vengono piuttosto attratti dai legami forti e dalla esclusività per sempre. Con questo non cerco di difendere un film al quale faccio delle critiche nel messaggio (l'immagine della donna è una di queste), e che dal punto di vista cinematografico sembra perfettamente prescindibile. Semplicemente, mi fa pensare la massiccia e infervorata legione dei suoi fans. Ana Sánchez de la Nieta. ACEPRENSA.

Pubblico: Giovani-adulti. Contenuti: X (ACEPRENSA)

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