Hereafter

26/2/2011. Regista: Clint Eastwood. Sceneggiatura: Peter Morgan. Interpreti: Matt Damon, Cécile De France, Bryce Dallas Howard, Frankie McLaren, Marthe Keller. 129 min. USA. 2010. Giovani.

Assecondando il trend verso la speranza dei film più recenti, come Changeling, Gran Torino e Invictus, l'ottuagenario Clint Eastwood affronta, in questo nuovo lavoro, altri due grandi temi esistenziali: la morte e l'aldilà. E lo fa partendo da una sceneggiatura di Peter Morgan (The Queen, Frost/Nixon-Il duello, The Damned United), ispirata alle esperienze reali di persone che, trovatesi ad un passo dalla morte, sostengono di aver intravisto qualcosa dall'altro lato del tunnel della vita.



È il caso di Marie, prestigiosa giornalista e scrittrice francese che, dopo aver subito un'esperienza traumatica durante lo tsunami del 2004, nell'Oceano Indiano, ha dedicato il suo nuovo libro alla vita oltre la morte. In quest'opera, appare George, che ha il dono -o la maledizione- di essere in grado di contattare i cari estinti di quanti si rivolgono a lui, dopo avergli toccato le mani. Per anni, George e il fratello hanno sfruttato economicamente questo carisma. Ma ecco che George si rifiuta di continuare ad esercitarlo, e si mette lavorare -da manovale- al porto di San Francisco. Tramite Internet, viene a sapere di lui Marcus, ragazzo londinese -figlio di madre alcolizzata-, che desidera ardentemente “contattare” il suo gemello Jason, morto in circostanze tragiche. Le vite tormentate dei tre si avvicineranno gradualmente sempre più.

La prima cosa che sorprende di Hereafter è il nuovo cambiamento di tono e di stile adottato dal camaleontico Clint Eastwood. Il film inizia con una lunga e impressionante ricostruzione del maremoto nel Sud-est asiatico, superbamente girata in primo piano, di enorme impatto drammatico, seppure con effetti digitali che potevano essere più curati. Comunque, l'attore e regista californiano adotta un naturalismo sereno e trascendente -tanto per definirlo in qualche modo-, simile ad altri film contemporanei di genere esistenziale, come Grand Canyon, Tredici variazioni sul tema o Crash; lontano, invece, dalle dense tensioni iperrealiste di Mystic River o Million Dollar Baby. In questo naturalismo, recitano a proprio agio, calati in personaggi rifiniti con somma cura, tutti gli attori.

Eastwood dispiega qui le personali riflessioni sulla vita, la sofferenza, la morte e l'aldilà, sempre in modo molto meticoloso, tranne che nell'ultimo tema, dove fa ricorso ad una chiave di lettura New Age ed eclettica, invece che strettamente cristiana, aprendo ad un certo spiritismo. Forse questo approccio un po' sfuocato riflette i dubbi reali di Peter Morgan e Clint Eastwood. In ogni caso, si apprezza l'onestà e l'eleganza dello sguardo di entrambi -sempre senza enfasi ideologiche-, le loro indovinate critiche al materialismo edonista e alle frodi esoteriche, nonché l'apertura al trascendente attraverso il destino o la provvidenza -vero motore della trama- e del valore della redenzione personale. Resta la convinzione, che c'è qualcosa che va oltre la nostra esistenza terrena. Jerónimo José Martín. ACEPRENSA.

Pubblico: Giovani. Contenuti: ----- (ACEPRENSA)

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