Terminator Salvation

27/6/2009. Regista: McG. Sceneggiatura: John D. Brancato, Michael Ferris. Interpreti: Christian Bale, Sam Worthington, Bryce Dallas Howard, Moon Bloodgood, Helena Bonham Carter. 115 min. USA, Germania, GB, Italia. 2009. Giovani.

La quarta avventura futurista della saga creata da James Cameron (che il 18 dicembre presenta il suo ultimo film, Avatar) è opera dello specialista di videoclips McG, autore di due piatti film, tratti dal serial tv: Charlie’s Angels. Il regista statunitense manifesta evidenti pecche, nella direzione del cast di attori, permettendo che professionisti di talento -come Christian Bale e Bryce Dallas Howard- offrano il peggio della rispettiva carriera.



Il film è un assortimento d’imprese belliche sconnesse, senza impianto drammatico, senza traccia di humour. E la colpa è degli sceneggiatori. Gli autori del terzo Terminator e The Game indovinano solo a tratti la storia ed i conflitti proposti, ma sbagliano nel profilo dei personaggi, nella distribuzione di spessore tra Marcus, misterioso individuo che sperimenta un viaggio verso il futuro, e John Connor, esausto e disincantato leader della resistenza contro le Macchine, i nuovi padroni della terra, da quando si sono impadronite del controllo del sistema di difesa strategico Skynet. L’insipida e prevedibile trama dei dialoghi non migliora certo l’insieme.

Nel valutare il film bisogna apprezzare comunque lo sforzo dei disegnatori di produzione, per ricreare il mondo post apocalittico, anche se è appare tema già ipersfruttato. Convenzionale appare la colonna sonora dello specialista Danny Elfman. Non mancano sequenze di azioni spettacolari, con alcune trovate pescate al supermercato del perfetto Terminator.

Il film è tipico esempio di un modo di affrontare la partitura di lungometraggi di azione, prossimi all'estinzione ed all'implosione, a forza di imitarsi l'un l'altro. L’evidente mancanza di idee (di conflitti, trame e cambi di scena) si percepisce specialmente nello scarso coinvolgimento nella condotta e motivazioni dell’eroe, di una semplicità spettacolare, che ricorda i protagonisti dei videogiochi (il film stesso si presta agevolmente a farne un videogioco).

Si cerca poi di camuffare queste carenze con strategie di sceneggiatura, con sfacciati ricorsi alla casistica del deus ex machina. Sembra evidente che la proliferazione di episodi successivi e previ può rappresentare una tentazione, dal punto di vista economico, ma non lo è per la creatività nel settore delle superproduzioni di azione ed avventura. Alberto Fijo. ACEPRENSA.

Pubblico: Giovani. (ACEPRENSA)

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