Sleuth. Gli insospettabili

SLEUTH. GLI INSOSPETTABILI

24/11/2007. Regista: Kenneth Branagh. Sceneggiatura: Harold Pinter. Interpreti: Michael Caine, Jude Law. 86 min. USA. 2007. Adulti. (D)

Nel 1972, Joseph Mankiewicz aveva girato un capolavoro: l’adattamento della pièce teatrale di Anthony Shaffer imperniato sul gioco che Andrew Wyke (Laurence Olivier), famoso scrittore di gialli, propone all’amante di sua moglie: il giovane parrucchiere Milo Tindle (Michael Caine). Il regista del Giulio Cesare, già allora ne ottenne un thriller psicologico di alto livello che offrì al pubblico, dotato delle magistrali interpretazioni magistrali di Olivier e Caine. Anche ora, 35 anni dopo, non sembra da meno l’attuale riedizione.

Il materiale di Sleuth era già buono. Pertanto, non sorprende l’idea di alcuni -Jude Law è il produttore- di farne una nuova versione. Certe decisioni hanno rivelato notevole saggezza: tagliarne drasticamente la durata (da 139 a 86 minuti); affidare a Michael Caine un ruolo completamente diverso (non soltanto dal suo, bensì anche da quello di Olivier); contrattare Branagh -il più teatrale dei registi cinematografici contemporanei- per dirigere il film; ed infine, chiedere al premio Nobel britannico Harold Pinter (esperto nel rievocare personalità ambigue, in ambienti torbidi) di riscrivere la sceneggiatura.

Branagh, al ritmo dell’eccellente musica di Patrick Doyle, ne trae una messa in scena affascinante. La dimora di stile georgiano del film originale mantiene soltanto la facciata. All’interno, i grotteschi pupazzi del famoso romanziere sono stati sostituiti dalle nuove tecnologie: camere di sicurezza, schermi al plasma, comandi e ascensori trasparenti consentono a Branagh la possibilità di fare riprese impossibili, originali, con strane combinazioni cromatiche. Tutto, in questo allestimento scenico, ben si adatta al testo elaborato da Pinter, molto più duro, conciso, scomodo e inquietante della precedente versione. E anche più volgare e pungente, così che il film risulta ora più adeguato agli adulti dell’originale.

I primi 50 minuti di Sleuth sono sensazionali. Il film ha ritmo; la trama, il vigoroso montaggio e il duello tra i protagonisti avvincono lo spettatore. Il problema è nelle sequenze che rappresentano il terzo e ultimo atto. Qui Pinter si allontana dall’opera originale, prescinde dall’originale gioco di indovinelli di Tindle e dall’agile e tagliente atmosfera finale della pièce di Mankiewicz, per prolungare il duello in un nuovo giro di vite (rientra nello stile di Pinter ricorrere alla bestemmia e ad una chiara allusione gay) che si presenta peraltro inverosimile.

Sulla recitazione, Law non è Olivier e, anche se in certi momenti appare brillante, in altri appare un po’ gigione, lasciando trasparire i suoi limiti. Ma Caine è sempre Caine, e vederlo (e ascoltarlo) recitare è una gioia. Ana Sànchez de la Nieta. ACEPRENSA.

Pubblico: Adulti. Contenuti: D (ACEPRENSA)

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