Intrigo a Berlino

3/3/2007. Regista: Steven Soderbergh. Sceneggiatura: Paul Attanasio. Interpreti: George Clooney, Cate Blanchett, Tobey Maguire, Beau Bridges, Ravil Isyanov. 105 min. USA. 2006. Adulti. (VXD)

Berlino, 1945. La città è in rovine. Ovunque si vedono divise americane e russe. In Europa, la guerra è finita, ma prosegue nel Pacifico. Siamo alla vigilia della conferenza di Postdam, che deciderà il futuro del mondo; la polizia è in piena caccia ai criminali di guerra nazisti. Jake Geismar (Gorge Clooney), cronista di guerra dell’esercito degli Stati Uniti, arriva a Berlino per render conto della conferenza. Scopriremo presto che si tratta di un ebreo che ha vissuto a Berlino prima della guerra e che sogna di rincontrare la ex-segretaria, con la quale aveva avuto una storia d’amore. Senza proporselo, il corrotto autista lo aiuterà a incontrarla e lo spingerà ad una ricerca che preoccupa tedeschi, americani e russi, al contempo.

L’adattamento di un romanzo ambientato nella Berlino del 1945 permette a Steven Soderbergh di alludere a celebri precedenti del cinema noir in genere; in particolare, a Jacques Tourneur (Berlin Express) e Billy Wilder (A Foreing Affair). Inoltre, realizza qualche esperimento innovativo, riuscendo ad abbinare immagini d’archivio a immagini nuove di zecca, ma girate in bianco e nero, con cineprese d’epoca. Il risultato è interessante; perfino bello, ma lascia insoddisfatti.

Non si tratta soltanto del fatto che linguaggio o scene di sesso si espongono con maggiore crudezza rispetto ai film del ‘45, bensì al fatto che Soderbergh è riuscito a riprodurre con precisione l’involucro di quei film, senza catturarne la profondità; si direbbe che la preoccupazione di rispettare tutto il sistema di produzione, fotografia e arredamenti, lo ha totalmente assorbito, facendogli trascurare lo sviluppo della storia.

Lo spettatore può seguire il film con interesse, ammirando il realismo d’epoca, ricordando forse vecchi film dove si vedevano esattamente le stesse cose e, al contempo, seguire le peripezie di Clooney, di Cate Blanchett (molto preoccupata, forse, di evocare la Dietrich), e di altri attori. Ma quasi con nonchalance.

Soderbergh ha dovuto scoprire, per sua disgrazia, che il film non ne guadagna dal tono più spinto del discorso politico, rispetto a quello dell’immediato dopoguerra. Inoltre, malgrado il rigore storico dei commenti, questo cinismo ha troppo spesso un sapore contemporaneo. Ciononostante, il film è comunque interessante: un omaggio agli appassionati di film noir classico. Fernando Gil-Delgado. ACEPRENSA.

Pubblico: Adulti. Contenuti: V, X, D. (ACEPRENSA)

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