Una lunga domenica di passioni

19/2/2005. Regia: Jean-Pierre Jeunet. Sceneggiatura: Guillaume Laurant, Jean-Pierre Jeunet. Interpreti: Audrey Tatou, Gaspard Ulliel, Jean Pierre Becker, Dominique Bettenfeld, André Dussollier. 134 m. Francia. 2004. Giovani-Adulti.

È uscito l’ultimo film del fuoriclasse regista francese Jean-Pierre Jeunet. Impostosi all’attenzione generale con film quali Delicatessen, La città perduta, Alien-La clonazione, grazie a Il favoloso mondo di Amélie ha riscosso fama e successo internazionali. Adesso, con la stessa attrice Audrey Tatou, recupera lo stile di Amélie per adattare un romanzo di Sébastien Japrisot.

Alla fine della I Guerra Mondiale, la giovane Mathilde riceve la notizia che il suo fidanzato Manech è stato riconosciuto colpevole, dal tribunale militare, dell’accusa di automutilazione; e quindi condannato a vagare nella terra di nessuno: quella striscia che separa le trincee francesi e tedesche, destinato a fine quasi certa. Mathilde, che non è disposta ad accettare di perdere la persona amata, ne intraprende la ricerca: senza tregua, contro ogni speranza.

Al delizioso cocktail di attori ricorrenti nel cinema di Jeunet, come Pinon o Dussolier, si aggiunge un’attrice secondaria d’eccezione: Jodie Foster. Come in Amélie, il film preferisce ai grandi principi e ideali un immanentismo magico e un’antropologia minima. È un’opera singolare, che imprime uno sguardo poetico ed umoristico ad eventi terribili e forieri di desolazione. Tutta l’atmosfera è propria di un racconto: i personaggi fiabeschi e l’epico amore della protagonista.

Non c’è niente di solenne o retorico nel film; al contrario, si tratta di un cantico che celebra l’apparente insignificanza della vita, le cose impercettibili ma profondamente concrete. Pura poesia naïf. Merita una citazione la musica di Badalamenti e le allusioni al film Orizzonti di gloria di Kubrik. Juan Orellana. ACEPRENSA.

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