Forse sono in molti ad aver già scordato come, negli anni Novanta,
Il film inizia con l’attacco dei guerriglieri a un villaggio di pescatori. Assassinano la maggioranza degli abitanti, sequestrano i bambini, si portano dietro gli uomini più forti per lavorare in miniera, mentre tagliano il braccio agli altri “per evitare che votino male”. Solomon Vandy è portato a lavorare in miniera; suo figlio è sequestrato per ridurlo a bambino soldato; la moglie e le figlie riescono a fuggire.
Nella miniera, Solomon trova una pietra favolosa, che riesce a nascondere. La sua strada si imbatte poi in quella del rodhesiano Danny Archer, ex mercenario riciclatosi come trafficante di diamanti. Archer lo aiuterà a recuperare la famiglia, in cambio della pietra. Lungo una strada disseminata di cadaveri s’incontreranno infine con una giornalista che segue il conflitto e cerca lo scoop sul commercio illegale dei “diamanti di sangue”.
Edward Zwick (Glory, L’ultimo samurai) sta prendendo quota, come autore di film che affrontano tematiche impegnate e, al contempo, confezionate in modo attraente. Ha molta abilità nel girare scene belliche o d’intensa azione. È purevero che ancora non è riuscito ad offrire un film che aspiri a risultare un capolavoro. Blood Diamond rientra nello standard dei precedenti. Zwick, produttore e regista, si è trovato profondamente coinvolto nel tema, così che il film si propone anche come una vera lezione di storia. Ha avuto il sostegno di Sorious Samura, che nel 1999 si giocò la vita, girando il documentario Cry Freetown, proprio per raccontare questi stessi eventi.
Blood Diamond, ridotto all’osso, è una caccia al tesoro, intorno a cui succedono troppe cose. A tal punto, da vulnerare il ritmo della narrazione. Zwick snocciola combattimenti, massacri e relative motivazioni, mostra come si formano i bambini soldati, come si traffica, come si corrompe, come intervengono la stampa, l’ONU,
Blood Diamond non è un eccellente film. Si limita a essere un buon film, ma troppo lungo e prolisso. Il cinema, anche quello americano, si è invece reso conto che l’Africa e i temi africani sono un’incredibile fonte di storie; basta ricordare i recenti Totsi e Hotel Rwanda o, uno un po’ più datato: Grida libertà. Fernando Gil-Delgado. ACEPRENSA.
Pubblico: Adulti. Contenuti: V, D (ACEPRENSA)
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