Introduzione alla storia dei servizi segreti statunitensi, innanzitutto ambientati nella
Ne riesce una struttura di sequenze storico-temporali alternate, complessa ma ben integrata, che richiama Il Padrino II (forse il produttore Francis Ford Coppola ha dato qualche suggerimento allo sceneggiatore Eric Roth e al regista Robert De Niro). Il film riesce a trasmettere un’idea esatta delle duplicità che connota la vita delle spie, con prezzi da pagare davvero eccessivi, sia per le famiglie, che per gli stessi agenti. Merito di Roth e De Niro che, nel personaggio del protagonista, danno una dettagliata visione d’insieme. Gli alberi non impediscono di vedere il bosco. Al contrario…
Ci sono risonanze da grande tragedia, nel destino fatale che attende Wilson, con una vita segnata dal suicidio paterno. I sentimenti del protagonista, sempre celati nella propria interiorità, lo inducono a sacrificare il dettato dell’amore, arrivando a far soffrire i suoi cari. In tal senso, la solitudine che contraddistingue Il Padrino nell’immoralità, viene qui perfettamente riprodotta: Matt Damon sembra proprio riferirsi al Michael Corleone di Al Pacino-, ma senza scadere in una banale imitazione. Anche la scena di montaggio in parallelo, dove emerge l’identità di una talpa, ricalca in modo evidente la saga di Coppola; tuttavia con originalità, perché i piani non soltanto sono separati nello spazio, ma anche nel tempo.
Si avverte che De Niro è un grande attore. Curiosamente, dimostra una virtù che emerge nei film della sua ultima tappa di attore: controlla i personaggi interpretati in modo tale, da mantenersi nell’ambito di una recita sobria, senza istrionismi. E così, nel ben scelto cast, convivono noti attori (Damon, Angelina Joly, JohnTurturro, lo stesso De Niro), buone promesse (Billy Cudrup, Martina Gedeck), e alcune “scoperte” (Oleg Stefan, John Sessions). Josè Maria Arestè. ACEPRENSA.
Pubblico: Adulti. Contenuti: V, X (ACEPRENSA)
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